No al condominio con piscina: la Soprintendenza “vincola” le Poste

No al condominio con piscina: la Soprintendenza “vincola” le Poste
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Venerdì 11 Marzo 2016, 06:32 - Ultimo aggiornamento: 15:55
Vincolo diretto sul Palazzo delle Poste. E un contenzioso fra la società proprietaria dell’immobile, la Mr Investments dell’imprenditore Vittorio Morelli, e la Soprintendenza blocca in un cassetto il progetto per trasformare l’edificio in una palazzina residenziale, con 32 appartamenti e piscina, proprio di fronte al Castello Carlo V. 
Per questo, nonostante il via libera alla variante urbanistica da parte del Consiglio comunale sia arrivato alla fine dello scorso ottobre, i lavori sul Palazzo non sono ancora partiti. 
Dall’azienda hanno fatto sapere che «una volta risolto il problema urbanistico (legato, appunto, alla variante da approvare, ndr), che ha sbloccato il permesso a costruire, la Soprintendenza ha posto un vincolo diretto sull’immobile». Le prescrizioni dettate dal braccio operativo del ministero per i Beni culturali in Puglia non ostacolerebbero la realizzazione del progetto, ma lo renderebbero meno fruttuoso per l’impresa, intervenendo «su alcuni spazi interni di nessuna importanza». Nel ricorso, quindi, non è il vincolo ad essere messo in discussione, ma le prescrizioni alle quali la Mr Investments dovrà attenersi se i giudici del Tar non decideranno diversamente.
La lunga storia di quel Palazzo, che per anni ha ospitato gli uffici centrali delle Poste - un’ala è infatti ancora oggi adibita alle attività di sportello - presenta diversi nodi che hanno animato il dibattito politico in città.
Della scorsa primavera la notizia che il Palazzo era stato venduto e che gli uffici dell’Urbanistica avevano rilasciato un permesso a costruire senza passare dal Consiglio comunale nonostante la variante necessaria a realizzare appartamenti là dove il Prg prevedeva l’esistenza di uffici.
Ne seguirono molte polemiche e, dopo un aspro confronto in commissione, il permesso fu revocato in auto-tutela e la procedura riaperta per consentire l’esame del progetto e della variante all’assemblea di Palazzo Carafa.
A ottobre scorso, poi, prima del Consiglio comunale, emerse anche che sul Palazzo in piazza Libertini esisteva già dal 1983 un vincolo indiretto della Soprintendenza, vincolo che, però, non è mai stato inserito nel Piano regolatore generale del 1989 - in violazione delle norme contenute nel Codice dei Beni culturali - e non è nemmeno previsto nel Pug in fase di redazione.
Quel vincolo, ancora, non è stato tenuto in considerazione nella redazione del progetto di ristrutturazione e recupero fatto dalla Mr Investments. Per questo, alla vigilia del Consiglio, in commissione Urbanistica fu richiesto all’allora dirigente dell’Urbanistica Gino Maniglio - in pensione dallo scorso 31 ottobre - un supplemento di analisi sulla delibera da presentare in Aula, visto che in quel provvedimento non c’era alcun riferimento né al vincolo né al parere obbligatorio sul progetto da parte della Soprintendenza che la legge impone in casi simili.
Per questo la proposta di variante legata al progetto della Mr Investments passò in Aula con i soli voti della maggioranza di centrodestra, nonostante la richiesta del consigliere di minoranza Carlo Salvemini di ritirare la delibera e approfondire il nodo relativo al vincolo e quello, non meno importante, del riconoscimento del cosiddetto “plusvalore”, cioè delle somme che - in base alla nuova normativa sull’edilizia - la Mr Investments deve versare all’ente in aggiunta agli oneri di urbanizzazione per realizzare il suo progetto in variante al Prg nonostante si intervenga nel centro storico della città.
In Aula, fu lo stesso sindaco Paolo Perrone a blindare l’iter e opporsi apertamente all’approfondimento richiesto dai banchi del centrosinistra. «Anche se, come conferma il dirigente Maniglio, non è necessario, il progetto - disse il primo cittadino - sarà inviato alla Soprintedenza, ma credo che il Consiglio debba esprimersi. Un imprenditore leccese che decide di investire, avrebbe dovuto avere una attenzione che noi non gli abbiamo dato come meritava».
Quattro mesi dopo quel sì dell’Aula, lo stop della Soprintendenza e il ricorso al Tar della Mr Investments. E il progetto, con i denari che l’azienda era pronta a investire, per il momento resteranno nel cassetto. 
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