In vetrina i semi di cannabis: Lecce come Amsterdam

In vetrina i semi di cannabis: Lecce come Amsterdam
di Paola ANCORA
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Lunedì 15 Agosto 2016, 09:27 - Ultimo aggiornamento: 16 Agosto, 17:43
All’ingresso campeggia ancora l’insegna di una gioielleria. Ma il maxi catalogo esposto in vetrina al civico 23 della centralissima via Imperatore Adriano non lascia adito a dubbi. Si chiama City Seeds Bank, fa parte di una catena olandese che ha scelto la città barocca per il suo debutto italiano ed è un pezzo di Amsterdam a Lecce. Vende semi di marijuana di ogni tipo, oltre che, naturalmente, ogni strumento utile per consumarla, anche se questo, per la legge italiana, non si può fare. Almeno sulla carta. Pena una multa, per il consumo personale, o l’arresto, per lo spaccio.
 
Mentre per la prima volta nella storia il Parlamento si prepara a discutere di legalizzare la cannabis, Lecce saluta l’apertura del terzo negozio dedicato a questa pianta (i primi due sono “Il Canapaio” di via Matteotti e “Hempatia” in via Taranto, ndr), che agita gli animi della politica più conservatrice, ingrossa i bilanci della criminalità organizzata e il lavoro delle forze dell’ordine - 2.000 gli arresti da dicembre 2014 a giugno 2015 - e diluisce il dolore di tanti malati che vi ricorrono per resistere alle più svariate patologie.

La vetrina di City Seeds Bank, da sola, cattura l’attenzione dei passanti per svariati minuti: il catalogo elenca decine di varietà di cannabis. Specie diverse, con un differente contenuto di principio attivo Thc - in chimica delta-9-tetraidrocannabinolo -, con diversi effetti. Dentro, ad accoglierci, Federico, 29 anni, designer prestato al lavoro di commesso «per arrotondare» spiega. In mezzo ai cosiddetti bong o pipe ad acqua, fra cartine, accendini, vaporizzatori e gadget di ogni genere che rimandano alla cannabis, Federico racconta che nel negozio «non c’è l’affluenza che vedevo in Olanda, dove non ci si può distrarre neanche un attimo tanta è la gente che entra ad acquistare qualcosa. Ci sono turisti che arrivano a spendere anche mille euro in un colpo solo. Qui comunque - continua - l’interesse c’è e la clientela è la più varia».

Dai ragazzini, «ai quali non vendiamo niente, neanche le semplici cartine», a persone più in là con gli anni, «di 60 o 70 anni, che vincono l’imbarazzo iniziale e poi si rivelano consumatori abituali di cannabis». Perché, al netto della ingarbugliata normativa italiana e di molti, resistenti tabù, a fumare regolarmente spinelli sono oltre 4 milioni di italiani. Lo conferma l’ultima relazione del Dipartimento Politiche anti-droga del Parlamento: fuma cannabis il 10% della popolazione compresa fra i 15 e i 64 anni. «C’è chi lo fa abitualmente - dice Federico - e chi magari la utilizza soltanto la sera, per rilassarsi dopo il lavoro o a cena con amici».

La porta del negozio si apre ed entra una coppia con bambino. Sono turisti bresciani, in vacanza a Torre Rinalda. Si fanno strada con il passeggino fra i prodotti esposti, scelgono una piccola pipa e qualche seme: «Me li incarti, per favore, che devo imbarcarli in aereo». E vanno via, con un souvenir di questa Lecce che cambia pelle e prova a portare alla luce del sole un pezzo di sé, fino a oggi destinato ad essere raccontato nelle sole pagine della cronaca nera. «Quello che diciamo a tutti i clienti - aggiunge Federico - è che non possono in alcun modo aprire i blister con i semi», sui quali è scritto a chiare lettere che si tratta soltanto di un gadget, di un souvenir. «Dobbiamo chiarire questo punto e fare in modo che gli acquirenti lo sappiano. La nostra responsabilità finisce lì». Perché il seme lo si può acquistare, sì, ma non piantare. Contraddizioni italiane di un proibizionismo a metà sulle quali la prossima legge in discussione a settembre a Montecitorio vorrebbe scrivere la parola fine, anche per sottrarre alla criminalità un mercato che vale fino a 8,5 miliardi di euro all’anno. 

Sulle confezioni, comunque - giacché la conoscenza e il sapere non violano la legge - «è indicata la specie, se si tratta di una pianta femminizzata che produce fiori o di una pianta autofiorente, che si differenziano per un tempo di crescita più rapido e per la grandezza». Da leggere e imparare ce n’è, ma è entrata un’altra coppia di clienti. Gli affari chiamano. 
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