Dalle Regionali alle speranze per il futuro, parla Salvemini: «Civismo? Un valore aggiunto. A Lecce i fondi europei, ora la Regione ci ascolti»

Dalle Regionali alle speranze per il futuro, parla Salvemini: «Civismo? Un valore aggiunto. A Lecce i fondi europei, ora la Regione ci ascolti»
di Paola COLACI
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Giovedì 24 Settembre 2020, 10:16 - Ultimo aggiornamento: 14:15
Sindaco Carlo Salvemini, per le Regionali sondaggi ed exit poll preannunciavano un testa a testa tra il governatore uscente e Raffaele Fitto. Michele Emiliano, invece, ha vinto nettamente. Cosa sfugge all'analisi?
«I sondaggi mostrano evidenti limiti quando le competizioni elettorali vedono protagoniste coalizioni che non si organizzano attraverso simboli di partiti nazionali facilmente riconoscibili. In questo caso la discrasia tra ciò che dicevano i sondaggi e le nostre percezioni sui territori era evidente. E il voto sin dall'inizio ha confermato le nostre valutazioni».

Veniamo a Lecce città. I risultati del voto e il numero delle preferenze ottenute dal vicesindaco Alessandro Delli Noci parlano chiaro: l'asse Lecce-Bari, già sperimentato in occasione delle ultime amministrative, continua a funzionare. Su quali basi si regge questa intesa tra l'amministrazione Salvemini e la Regione di Emiliano?
«Non credo che esista un asse Lecce-Bari. Credo, piuttosto, che esista una classe dirigente diffusa sui territori fatta di sindaci e amministratori che in Puglia è espressione di una stagione di governo attorno alla quale sono cresciute, maturate e si sono radicate sensibilità, esperienze, modalità, valori e principi nei quali ci si riconosce. Questo è stato l'elemento di distinzione rispetto agli altri. Emiliano spesso è stato rappresentato come un leader solitario e isolato. I fatti e i numeri - a partire dalle 111mila preferenze incassate dal solo governatore e dai 153mila voti incassati dalle sue liste Con e sindaco di Puglia hanno dimostrato il contrario».

A proposito del sostegno di sindaci e amministratori, come giudica il feeling ormai consolidato tra Emiliano e il sindaco di Nardò Pippi Mellone che ha trascorsi di militanza nella destra?
«Il contributo di un singolo sindaco di orientamento valoriale diverso non può assumere centralità nell'ambito di una regione di 4 milioni e mezzo di abitanti. Una candidatura espressa tra centinaia fatta oggetto di una attenzione esasperata. Una immaturità a livello di analisi, da parte di Matteo Renzi e Carlo Calenda, che stupisce. Si riesce a indicare un singolo provvedimento di Emiliano che abbia tradito i valori antifascisti della nostra Costituzione? Io non lo trovo. Aggiungo, essendo un sindaco contro il quale Mellone ha costruito una lista alle elezioni comunali del 2019, che se si guarda ai fatti l'amministrazione di Nardò sul tema dei braccianti ha fatto cose condivisibili, come l'ordinanza di divieto di lavoro agricolo nelle ore più calde, lo svuotamento della tendopoli di Boncuri, la costituzione di parte civile nel processo contro il caporalato. Inaccettabili sono invece i suoi attacchi ad Anpi che, per primo, ho pubblicamente condannato. Ma tutto sommato, il caso Nardò mi sembra del tutto marginale nella vicenda delle Regionali. Trovo invece enormemente interessante il caso Taranto dove Emiliano si afferma con il 51 per cento. Se si pensa che su quel dossier si consumò la rottura con Renzi e Calenda, direi che col voto i cittadini hanno detto la loro: vogliono una Ilva che produca in maniera sostenibile».

Tornando al voto delle Regionali sembra sia emerso un nuovo modello di centrosinistra in cui il Pd si considera ancora motore di traino. Eppure ad imprimere la vera accelerata sono movimenti e liste civiche. È così?
«È un fatto quasi inevitabile in Puglia. Non siamo la Toscana in cui il Pd ha il 34% delle preferenze. In Puglia il Pd è al 17% e in alcune realtà comunali questa percentuale scende anche al di sotto del 10%. Per ambire a essere forza di governo e classe dirigente è necessario costruire alleanze e spazi di partecipazione e mobilitazione. E il civismo rappresenta quello sforzo titanico di dare spazio a protagonismi che, diversamente, non saprebbero come esprimersi, dato il disfacimento del sistema dei partiti organizzati di impianto novecentesco. Dunque, delle due l'una: o il Pd è in grado di crescere e rafforzare il consenso, oppure è naturale che continueranno a emergere realtà che fuori dal partito si strutturano per dare un riferimento permanente agli elettori».

A Lecce il centrosinistra alle regionali ha portato a casa il 49% dei consensi, il centrodestra il 39%. È un risultato che vi soddisfa o si poteva fare di più?
«Lo considero un dato molto positivo che conferma il cambio di quadro politico che si è affermato in città dal 2017 in poi. Siamo ben oltre la media regionale di consenso della coalizione in un tipo di competizione nella quale tutti i candidati in pista, al di là delle comunità di origine, cercano e costruiscono consenso in città. Penso, per esempio, a Donato Metallo e Sergio Blasi e ai loro ottimi risultati. Si conferma, inoltre, il disfacimento di un blocco di consenso che fino a pochi anni fa sembrava intangibile intorno al centrodestra cittadino».

Ora cosa si aspetta la città di Lecce dalla Regione?
«L'attenzione da parte del governo regionale sul sostegno alle amministrazioni locali, l'attenzione sulle politiche di rigenerazione urbana, sulla sostenibilità e sull'innovazione. Lecce chiede di proseguire con il buon lavoro degli ultimi anni. Ma anche e soprattutto, di essere voce ascoltata in quella partita delicatissima che sta per aprirsi sull'utilizzo dei fondi del Recovery Fund che segneranno il destino del nostro Paese per i prossimi 100 anni».

Sindaco, una curiosità: lei alle regionali ha votato per il suo vice e candidato Alessandro Delli Noci?
«Ho fatto una dichiarazione pubblica di voto. E tutti i leccesi lo sanno».

L'elezione di Delli Noci in Consiglio regionale come cambierà gli assetti della Giunta a Palazzo Carafa?
«Attendiamo le decisioni del presidente Emiliano delle cui prerogative ho pieno rispetto. Personalmente e per la nostra città mi auguro che ad Alessandro venga riconosciuto un ruolo nella giunta regionale. In quel caso si determinerà per legge una incompatibilità con il ruolo di assessore comunale alla quale provvederemo».

Con l'ipotesi di nominare assessore il consigliere Marco Nuzzaci?
«Non ho ancora aperto questo fascicolo, non essendo ancora stata nominata la Giunta regionale. Chi mi conosce sa che sono abituato a procedere un passo alla volta. In ogni caso non ci sono nomi già scritti, valuterò quando sarà il momento. Ricordo che nominare gli assessori è una prerogativa esclusiva del sindaco. Farò le mie scelte, prendendomi le mie responsabilità».
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