Corte d'Appello, la delegazione leccese: «Soddisfatti, ma teniamo alta la guardia»

Corte d'Appello, la delegazione leccese: «Soddisfatti, ma teniamo alta la guardia»
di Veronica VALENTE e Alessandro CELLINI
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Venerdì 8 Aprile 2016, 06:16 - Ultimo aggiornamento: 13:12
Soffia un vento di pace sulla Corte d'Appello di Lecce, mentre su quella di Taranto c'è aria di tempesta. L'incontro con Michele Vietti, a capo della Commissione ministeriale che nei giorni scorsi ha depositato in via Arenula la bozza di legge delega sulla nuova geografia giudiziaria, ha lasciato soddisfatta la delegazione partita da Lecce, presieduta dal prefetto Claudio Palomba e formata dal presidente della Corte d'Appello Marcello Dell'Anna, dal presidente dell'Ordine degli avvocati Roberta Altavilla e dal suo predecessore, il consigliere Raffaele Fatano.
Vietti li ha ricevuti ieri mattina, alle 11.30, nel suo ufficio in via Cavour a Roma e ha raccolto le loro preoccupazioni riguardo alla possibilità che la sede leccese venga trasferita a Bari. Ma il padrone di casa non si è sbilanciato, tanto più che il compito del suo gruppo di lavoro è stato quello di fornire alcune indicazioni al Ministero su come dare una sforbiciata agli uffici di secondo grado ritenuti superflui.

Non c'è dunque un elenco delle sedi sulle quali intervenire chiurgicamente. Ma «l’attuale distribuzione evidenzia una particolare proliferazione dei distretti che interessa soprattutto le regioni meridionali ove, oltre alla nutrita presenza di Corti, per così dire, a dimensione, sub regionale, si caratterizza per la proliferazione di Corti di piccole, se non piccolissime, dimensioni, per abitanti ed estensione territoriale», fanno notare gli esperti nella bozza. E si legge ancora in un altro passaggio del documento: spicca «per la proliferazione dei distretti, la Puglia che, con meno di 20mila chilometri quadrati di territorio ne vanta ben tre (Bari, Lecce e Taranto)». Lecce però rientrerebbe nei parametri “vitali” indicati dalla Commissione, mentre la sede distaccata di Taranto sembrerebbe spacciata.

Nulla, però, può esser dato per certo. La strada da percorrere è ancora lunga. La palla passerà al Parlamento e, in caso di approvazione della bozza, ritornerà al Governo e presumibilmente alla stessa Commissione Vietti, che sarà incaricata di redigere i decreti attuativi. L’incontro è stato aperto dal prefetto Palomba, che a Vietti ha illustrato la specificità di un territorio che difficilmente può essere paragonato ad altri: «Ha più di un milione di utenti, contando i territori di Lecce e Brindisi; ha carichi di lavoro compatibili con i criteri stabiliti dalla commissione», un aspetto, quest’ultimo, sul quale è intervenuto poi anche il presidente Dell’Anna. «E non bisogna sottovalutare un altro aspetto», avrebbe detto il prefetto a Vietti, forte di uno studio prodotto dagli uffici della Prefettura sull’incremento della popolazione residente. «Per quattro mesi all’anno questa provincia raddoppia la popolazione, e di conseguenza raddoppiano anche i carichi di lavoro negli uffici giudiziari». Senza dimenticare, ha aggiunto il prefetto, una presenza della criminalità organizzata che non lascerebbe dormire sonni tranquilli in caso di chiusura. Elementi che non possono essere ignorati da chi sarà chiamato a decidere. Che, va detto, non è certo il presidente della commissione Michele Vietti: altri step si aggiungeranno, il pool di esperti nominato dal ministero si è “limitato” a redigere una bozza di legge delega fissando una serie di paletti che dovranno ora passare al vaglio di altre istituzioni.

Questo dunque il primo round giocato faccia a faccia tra la delegazione leccese e il presidente della commissione ministeriale. Altri passaggi e altri incontri seguiranno. Insomma, se il rischio di perdere la storica sede della Corte d'Appello di Lecce c'è, non è imminente, ma secondo il numero uno del Foro Altavilla, che ieri ha puntato il dito soprattutto sui disagi che avvocati e cittadini avrebbero negli spostamenti, non bisogna cullarsi sui tempi: «Dobbiamo tenere alta la guardia e prestare la dovuta attenzione a un problema che non interessa solo l'avvocatura, ma anche la magistratura, il personale, la cittadinanza e la politica, perché il rischio è di un territorio desertificato. È necessario l'impegno di tutte le forze in gioco. Bisogna continuare a lavorare in modo sinergico».

Insieme al neo eletto presidente degli avvocati ieri c'era anche il suo predecessore, l'avvocato Fatano che fu il primo a sollevare la questione sulle Corti d'Appello in tempi non sospetti, sollecitando l'intervento della magistratura e delle forze politiche e istituzionali.
La battaglia in difesa della Corte non termina qui. All'incontro capitolino ne seguiranno altri in casa, attorno al tavolo del Prefetto. L'intenzione, annunciata dal presidente Dell'Anna - che ieri ha consegnato a Vietti i dati relativi alle pendenze e sopravvenienze, sia nel civile sia nel penale, che riguardano le sedi di Lecce e Taranto nel 2015 - è di redigere un documento da spedire alla Commissione e al ministero della Giustizia.
 
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