Trecento chilometri per trovare un posto in Rianimazione

Trecento chilometri per trovare un posto in Rianimazione
di di Enzo SCHIAVANO
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Martedì 10 Gennaio 2017, 08:49 - Ultimo aggiornamento: 13:09
Un’odissea di 300 chilometri, 4 ore di viaggio, sfidando intemperie meteorologiche e strade ghiacciate. Dalla Calabria nel Salento, a Casarano per la precisione.
L’ha vissuta un’equipe sanitaria dell’ospedale di Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza, che aveva necessità di un posto in Rianimazione per un paziente con un’insufficienza cardio-circolatoria. Per tutta la giornata di ieri ha cercato invano un posto nelle strutture sanitarie pubbliche di Calabria, Sicilia, Campania, Lazio, Basilicata e Puglia. Infine, hanno trovato posto nel reparto di Rianimazione dell’ospedale civile “Ferrari” di Casarano.
Indisponibilità di posti di Rianimazione in ben sei regioni. Già questa è una notizia che mette a nudo le insufficienze del sistema sanitario nazionale, in particolare nel Mezzogiorno.
A questa si aggiunge che la struttura che ha accolto il paziente è destinata ad essere declassato a ospedale di base.
 
L’episodio è stato diffuso dal dottor Giancarlo Negro, medico di Rianimazione e coordinatore del Centro specializzato delle donazioni di organi, con un post sul proprio profilo facebook.
Ieri i medici dell’ospedale di Corigliano Calabro erano arrivati alla disperazione: non riuscivano a trovare un posto libero in tutto il meridione d’Italia.
Alla fine, dopo decine e decine di telefonate ai colleghi, il loro “Sos” è stato ricevuto dall’unità operativa del “Ferrari”. L’ambulanza, con a bordo l’equipe sanitaria calabrese e il paziente, ha percorso più di 300 chilometri, 4 ore di viaggio, su strade rese quasi impraticabili da neve e ghiaccio per arrivare a Casarano. «Forse – ha commentato il dottor Negro - sarebbe opportuno un attimo di riflessione in più prima di decidere chiusure e riconversioni, di mettere mano alle reti di emergenza urgenza».
Ed infatti l’ospedale di Casarano, secondo la previsione del piano di riordino ospedaliero deciso dalla giunta regionale, dovrebbe essere declassato a “ospedale di base”, perdendo quindi le caratteristiche di struttura sanitaria di primo livello. Ma questa è un’altra storia. Anzi, a pensarci bene, è proprio la stessa storia.
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