Molestie a Capodanno, una ragazza: «Soffocavo, ho avuto paura di morire». Il gip: dal 18enne violenza brutale

Molestie a Capodanno, una ragazza: «Soffocavo, pensavo di morire». Dal branco violenza brutale
Molestie a Capodanno, una ragazza: «Soffocavo, pensavo di morire». Dal branco violenza brutale
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Venerdì 14 Gennaio 2022, 12:32 - Ultimo aggiornamento: 12:56

Dal branco dei ragazzi protagonisti delle presunte molestie sessuali la notte di Capodanno in piazza Duomo a Milano, atti di violenza brutale: lo scrive il gip Mascarino nell'ordinanza di custodia in carcere per il 18enne fermato due giorni fa nell'inchiesta. Per il giudice il giovane, Mahmoud Ibrahim, che ha una «spiccata pericolosità», ha agito «con modalità da 'branco'» per soddisfare «le proprie pulsioni, in spregio a ogni forma di rispetto della persona». Si è invece avvalso della facoltà di non rispondere il 21enne Abdallah Bouguedra, fermato a Torino, anche lui coinvolto nell'inchiesta.

Il racconto choc delle vittime

«Siamo state (...) travolte da quest'orda. Venivamo spinte da dietro, e sbattevamo contro quelli davanti che ci respingevano. Siamo così cascate, e mi sono ritrovata per terra, senza riuscire a rialzarmi e sentendomi soffocare, ho iniziato a pensare di morire. Ero atterrita dalla paura, mentre la mia amica strillava. Io non riuscivo, ero stravolta dalla situazione e mi mancava il fiato». Lo ha messo a verbale, come si legge nell'ordinanza a carico del 18enne fermato per le violenze sessuali di Capodanno a Milano, una delle quattro ragazze aggredite nei pressi della Galleria Vittorio Emanuele II.

Nell'ordinanza di 19 pagine del gip vengono riportati i verbali delle ragazze, in parte già emersi, e nei quali viene ricostruita anche la modalità con cui il branco selezionava, agganciava, circondava e violentava le giovani. «Tra la fermata della metro e l'albero di Natale - ha raccontato una delle vittime - un ragazzo nordafricano ha iniziato a importunare» una delle quattro amiche nei pressi della Galleria vicino al Duomo. «Le si parava spesso davanti, cercando di impedirle di camminare - ha spiegato -. Era basso, capelli scuri probabilmente ricci, di carnagione mulatta, con un giacchetto verde, l'età era presumibilmente compresa tra i 20 e i 25 anni».

La ragazza «gli ha risposto a tono, allo scopo di allontanarlo. In quel momento il ragazzo era solo, tant'è che ho avuto la sensazione che, una volta che la mia amica lo aveva allontanato, fosse andato a chiamare i suoi amici».

Poco dopo, ha aggiunto la giovane, «siamo state aggredite da un'orda di persone (...) All'improvviso, ho sentito questa folla di persone: specifico che intendo dire che ho iniziato a sentire molte mani che mi toccavano (...) Presto siamo state accerchiate, e ci siamo trovate attorniate da persone nordafricane. In particolare, mi sentivo toccare da quelli dietro di me, mentre altri, posizionati davanti a me, mi davano le spalle e urlavano».

«Mi sono liberata con la forza della disperazione»

«Ricordo almeno 30 persone, che mi toccavano e mi spingevano (...) Dando vari spintoni, ho chiuso gli occhi, come per difendermi e, nonostante le spinte e un inciampo, sono riuscita a non cadere e a liberarmi dell'orda, probabilmente con la forza della disperazione». Lo ha messo a verbale, in lacrime davanti agli inquirenti, una delle ragazze vittime delle aggressioni sessuali di Capodanno a Milano, come emerge dall'ordinanza di custodia in carcere a carico del 18enne Mahmoud Ibrahim firmata dal gip Mascarino.

Gli aggressori, ha raccontato un'altra vittima, «si sono chinati verso di noi, non per aiutarci ovviamente, e i palpeggiamenti sono continuati, anzi sono peggiorati (...) queste persone, che potrei definire 'innumerevolì, continuavano a chinarsi sopra di noi, impedendoci di rialzarci». Il gip ha riconosciuto i gravi indizi a carico del 18enne per il caso degli abusi su quattro ragazze vicino alla Galleria Vittorio Emanuele II. Elementi basati sulla «descrizione univoca compiuta da tutte e quattro le testimoni», l'individuazione «fotografica compiuta con ampio margine di certezza», il rinvenimento «presso il domicilio dell'indagato di capi di abbigliamento in tutto e per tutto corrispondenti a quelli descritti dalle persone offese».

Sarebbe stato lui anzi ad iniziare «ad importunare le quattro amiche al momento del loro arrivo in piazza del Duomo» e avrebbe dato il via all'aggressione del branco. Per questo episodio risponde di violenza sessuale di gruppo e rapina. Non riconosciuti, invece, i gravi indizi nel caso degli abusi su due ragazze all'angolo con via Mazzini (accuse per lui di violenza sessuale di gruppo, rapina e lesioni), perché in questo episodio «l'unica certezza acquisita è che egli ebbe probabilmente ad assistere alla violenza». Il giovane nell'interrogatorio aveva negato le accuse: «C'erano degli egiziani, dei marocchini che hanno accerchiato queste ragazze. Io non ho partecipato. Mi sono fermato in Piazza Duomo». Per il gip, infine, il 18enne potrebbe fuggire perché, tra le altre cose, «non risulta avere una fissa dimora».

Il gip: dal 18enne fermato a Milano violenza brutale

Mahmoud Ibrahim ha dimostrato «una chiara e consapevole adesione al progetto criminoso del gruppo di uomini che ha assalito» le vittime «con una carica di violenza così brutale che solo grazie all'intervento fortuito di alcuni soccorritori non è sfociato in conseguenze ulteriori e più gravi». Lo scrive il gip Mascarino nell'ordinanza di custodia in carcere per il 18enne fermato due giorni fa nell'inchiesta sulle aggressioni di Capodanno a Milano. Per il giudice il giovane, che ha una «spiccata pericolosità», ha agito «con modalità da 'brancò» per soddisfare «le proprie pulsioni, in spregio a ogni forma di rispetto della persona».

Il gip contestata a Ibrahim «il pericolo di reiterazione del reato», perché «sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza circa la aggressione violenta nei confronti di giovani ragazze, sfociata in violenza sessuale di gruppo in cui» il branco ha «agito con la consapevolezza di poter approfittare dei festeggiamenti per il Capodanno per garantirsi l'impunità».

La presenza «di Ibrahim - si legge - unitamente a quella degli altri componenti del gruppo di 40/50 persone che ha accerchiato le persone offese, ha senz'altro contribuito non solo a rafforzare gli intenti delittuosi dei concorrenti e ad agevolarne la condotta aggressiva, ma anche ad intimidire le giovani ragazze e, in particolare, a vanificare i tentativi di difesa e di respingimento posti in essere dalle stesse». Il 18enne ha dimostrato «pervicacia» nelle violenze.

La «mancanza di consapevolezza della gravità di quanto compiuto, dimostrata dal fatto di aver agito in un luogo pubblico, gremito di folla e confermata nel corso dell'interrogatorio - si legge ancora - è indice di spiccata pericolosità del soggetto, che, se lasciato in libertà, potrebbe compiere altri delitti della stessa indole, anche sfruttando la forza di intimidazione del violento gruppo di cui fa parte, o anche approfittando di singole situazioni concrete in cui mischiarsi ad altri assalitori per dare libero sfogo ai propri istinti violenti ed alle proprie pulsioni sessuali». Le vittime sono state da lui e gli altri usate «a proprio piacimento». C'è anche «il pericolo che» il giovane «possa fattivamente 'inquinarè le fonti di prova, ostacolare il normale corso delle indagini e il successivo svolgimento dell'iter processuale, potendo il medesimo se lasciato in libertà, concordare con gli altri partecipi alle violenze delle versioni di comodo da fornire agli inquirenti idonee a depistare le indagini». E sussiste «il concreto pericolo di fuga».

Il 21enne fermato a Torino non risponde ai pm

Si è avvalso della facoltà di non rispondere Abdallah Bouguedra, il 21enne di Torino fermato dalla polizia nel quadro delle indagini sulle aggressioni in piazza del Duomo a Milano durante i festeggiamenti del Capodanno. L'udienza di convalida è stata svolta stamattina nel palazzo di giustizia del capoluogo piemontese dal gip Lucia Minutella. Il giovane era in collegamento dal carcere di Ivrea. Gli avvocati difensori Stefano Comellini e Giorgio Papotti, senza entrare nel merito delle accuse, hanno chiesto di non convalidare il fermo affermando che non sussiste il pericolo di fuga e nemmeno quello di inquinamento delle prove. La procura di Torino ha chiesto l'emissione di un ordine di custodia cautelare in carcere: in caso di accoglimento la difesa ha proposto gli arresti domiciliari.

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