Peste suina africana, bloccate le esportazioni di prosciutto di Parma. I comuni italiani in zona di restrizione e lo scenario estero

Il Canada che ha bloccato l’importazione del prosciutto di Parma e di altri salumi

Peste suina africana, bloccate le esportazioni di prosciutto di Parma. I comuni italiani in zona di restrizione e lo scenario estero
Peste suina africana, bloccate le esportazioni di prosciutto di Parma. I comuni italiani in zona di restrizione e lo scenario estero
di Redazione web
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Mercoledì 24 Aprile 2024, 20:19 - Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 08:27

Una notizia che mette tutti in apprensione, dell'Italia al resto del mondo. La peste suina africana non è solo un'indiscrezione, un virus passeggero. Lo dimostrea l'ennesimo Paese che si aggiunge alla liste dei convolti dalla malattia virale. Questa volta tocca al Canada che ha bloccato l’importazione del prosciutto di Parma e di altri salumi. È la conseguenza dell’ennesima carcassa di cinghiale affetto da PSA, peste suina africana, trovata questa volta a pochi chilometri da Langhirano.

Ventidue i comuni interessati in Italia: Sala Baganza, Fornovo di Taro, Terenzo, Collecchio, Solignano, Varano de' Melegari (dove è stata trovata la carcassa di cinghiale infettato), Noceto, Medesano, Felino, Salsomaggiore Terme, Pellegrino Parmense, Calestano, Bore, Tornolo, Bedonia, Compiano, Albareto, Bardi, Borgo Val di Taro, Varsi, Valmozzola, Berceto. Da specificare che quella che è considerata la patria del prosciutto di Parma si trova in zona di restrizione. Gambero rosso specifica che «l'area dove non è stata riscontrata la PSA però a rischio perché contigua ad altre riconosciute infette, una sorta di zona cuscinetto». Ma altri territori comunali nella provincia di Parma particolarmente vocate sia all’allevamento dei suini sia alla produzione di salumi, prosciutti e altre specialità norcine, sono in zona di restrizione II (con PSA riscontrata in cinghiali selvatici). 

La rabbia degli allevatori

Allevatori di Confagricoltura di Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia, veterinari, istituzioni, presidenti delle Atc si sono confrontati, ad Alessandria, sul problema della Peste Suina Africana. All'incontro ha partecipato anche il commissario straordinario di governo, Vincenzo Caputo. «Se la malattia ha continuato a diffondersi, significa che qualcosa, fino ad oggi, non ha funzionato. Dobbiamo cercare di cambiare passo e collaborare tutti per salvare l'allevamento dei suini e la trasformazione», ha detto Paola Sacco, presidente Confagricoltura Alessandria, rivolgendosi anche a Caputo. «Siamo ormai all'esasperazione - ha aggiunto Rudy Milani, rappresentante nazionale della filiera suinicola - La preoccupazione di veder chiudere l'attività di una vita, ormai, è accompagnata dalla rabbia».

«La superficie interessata dall'epidemia - come si precisa in un comunicato - è aumentata di almeno 4 volte rispetto all'area inizialmente identificata, raggiungendo Parma, cuore della filiera di produzione e trasformazione delle carni suine». Diversi Paesi extra UE (Cina, Giappone, Taiwan, Cuba, Messico, Thailandia, Uruguay), già dal gennaio 2022, hanno bloccato in toto le importazioni; Brasile, Argentina, Perù, Serbia in parte. «Il rischio oggi - evidenzia Enrico Allasia (Confagricoltura Piemonte) - è che altre realtà internazionali blocchino il mercato italiano.

Torniamo a chiedere interventi decisivi, operatività concreta, la creazione di distretti suinicoli, con aree di vuoto sanitario superiori ai 15 chilometri, e l'applicazione fedele del Decreto di settembre 2023». Un appello anche alle Regioni, affinché si facciano parte attiva «erogando ristori, necessari per aumentare la biosicurezza delle aziende e tutelare le economie locali».

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