Gimbe: ricoveri e terapie intensive in calo. «Superare il sistema Regioni a colori»

Gimbe: ricoveri e terapie intensive in calo. «Superare il sistema Regioni a colori»
Gimbe: ricoveri e terapie intensive in calo. «Superare il sistema Regioni a colori»
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Giovedì 27 Gennaio 2022, 10:18 - Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio, 12:21

Bene il superamento del sistema dei colori anche perché «le Regioni possono aumentare il numero di posti letto COVID-19 per evitare zone dai 'colori più intensì ma determinando mancata assistenza a pazienti con altre patologie». Sì anche alla sospensione del contact tracing, considerando che con l'incidenza elevata causata da Omicron «non è sostenibile né aiuta a rallentare la crescita dei casi». No invece alla classificazione dei ricoveri Covid e alla revisione di misure sulla sorveglianza sanitaria dei positivi. Questo il risultato di un'analisi della Fondazione Gimbe rispetto alle proposte avanzate dalle regioni al governo per facilitare la convivenza con il Sars-Cov-2.

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Rispetto alla revisione della classificazione dei ricoveri Covid, spiega Nino Cartabellotta, presidente Gimbe, è corretto che, come oggi accade, tutti i pazienti ricoverati, anche per altre patologie, se positivi, vengano conteggiati come ricoverati per le conseguenze da Covid per due motivi. «In primis perché Covid è una malattia che colpisce numerosi organi e apparati e definire lo status di asintomaticità è molto complesso, specialmente nei pazienti anziani con patologie multiple; in secondo luogo la positività può peggiorare la prognosi di pazienti ricoverati per altre motivazioni». Inoltre, «la gestione di tutti i pazienti positivi, indipendentemente dalla presenza di sintomi Covid-19, richiede procedure e spazi dedicati, oltre alla sanificazione degli ambienti».

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Non accettabili, prosegue, «sono le proposte di rivedere misure sulla sorveglianza sanitaria, suddividendo fra i casi positivi asintomatici e quelli con sintomatologia, mentre l'elemento discriminante oggi dovrebbe essere rappresentato esclusivamente dallo status vaccinale».

Così come non va l'ipotesi di ridurre i giorni di isolamento dei lavoratori dei servizi essenziali, dopo 3 giorni dalla comparsa dei sintomi, senza accertarne la negatività con tampone. No anche alla sospensione della didattica in presenza a scuola solo per i soggetti sintomatici, perché «l'elemento discriminante ai fini della quarantena in caso di tampone negativo dovrebbe essere rappresentato dallo status vaccinale e non dalla presenza/assenza di sintomi».

Ricoveri e terapie intensive in calo

Dopo 13 settimane consecutive di aumento dei contagi da Covid-19, l'ultima settimana ha visto un'inversione della curva dei nuovi casi, che sono stati 1.197.970 rispetto ai 1.243.789 dei 7 giorni precedenti, con una flessione del 3,7%. Per quanto riguarda le strutture ospedaliere, aumentano del 3% i ricoveri in area medica (20.037 rispetto a 19.448), mentre diminuiscono dell'1,4% quelli in terapia intensiva (1.691 rispetto a 1.715). Ma a crescere sono anche i decessi: sono stati 2.519 rispetto ai 2.266 della settimana precedente, con +11,2%. È quanto emerge dal monitoraggio della Fondazione Gimbe per la settimana 19-25 gennaio.

In 51 province incidenza oltre i 2mila casi

In 51 Province l'incidenza di nuovi casi di Covid-19 supera i 2.000 casi per 100.000 abitanti. E, nella settimana 19-25 gennaio in 12 Regioni si registra un incremento percentuale dei contagi, con un aumento che va dallo 0,7% dell'Umbria al 38,1% delle Marche. In 9 regioni c'è invece una riduzione e si va dal -1,4% dell'Abruzzo al -35,8% della Calabria.

Le 51 province con più di 2000 casi per 100 mila abitanti sono: Bolzano (3.466), Forlì-Cesena (3.441), Vicenza (3.350), Ravenna (3.287), Rimini (3.281), Verona (3.266), Treviso (3.122), Rovigo (2.930), Padova (2.923), Pordenone (2.918), Trento (2.866), Bologna (2.781), Barletta-Andria-Trani (2.745), Belluno (2.735), Ascoli Piceno (2.707), Reggio nell'Emilia (2.702), Modena (2.698), Pesaro e Urbino (2.698), Genova (2.672), Fermo (2.655), Livorno (2.598), Venezia (2.577), Biella (2.499), Firenze (2.487), Imperia (2.458), Ferrara (2.458), Macerata (2.450), Udine (2.436), Brindisi (2.401), Bari (2.396), Ancona (2.387), Trieste (2.363), Parma (2.360), Pistoia (2.358), Mantova (2.339), Torino (2.322), Gorizia (2.303), Brescia (2.302), Pisa (2.287), Taranto (2.283), Savona (2.273), Foggia (2.225), Aosta (2.222), Piacenza (2.216), La Spezia (2.173), Prato (2.129), Teramo (2.063), Lecce (2.030), Grosseto (2.023), Arezzo (2.012) e Cuneo (2.002).

Cala il numero dei tamponi

Dopo l'impennata delle settimane passate, negli ultimi sette giorni cala del 4,5% il numero dei tamponi totali effettuati in Italia, passati da 7.672.378 della settimana 12-18 gennaio a 7.327.579 della settimana 19-25 gennaio. La diminuzione riguarda sia i tamponi rapidi (-67.898, pari a -1,2%) che quelli molecolari (-276.901, pari a -13,9%). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività ai molecolari torna però a salire (dal 21,3% al 22,9%), mentre rimane stabile (dal 14,4% al 14,3%) quello dei rapidi. «Questi numeri - spiega Nino Cartabellotta, presidente Gimbe - confermano che la circolazione del virus rimane elevata e che, considerata la risalita del tasso di positività dei molecolari, il calo della curva dei contagi deve essere interpretato con cautela».

Quasi un bambino su tre ha almeno una dose

Al 26 gennaio (ore 9) 1.076.537 bambini tra 5 e11 anni hanno ricevuto almeno una dose di vaccino anti Covid (di cui 332.517 hanno completato il ciclo), il tasso di copertura nazionale si attesta al 29,3% ma con nette differenze regionali (dal 16,4% delle Marche al 47,2% della Puglia). Complessivamente, l'84,2% della popolazione, pari a 49,8 milioni, ha ricevuto almeno una dose e l'80,1%, pari a 47,4 milioni, ha completato il ciclo vaccinale, ma ci sono ancora 7,8 milioni senza nemmeno una dose, di cui 2 milioni di over 50 che sono a maggior rischio ricovero. 

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