Eterna emergenza pronto soccorso: viaggio tra medici e pazienti in attesa. Le foto

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La quiete lungo il viale d’ingresso e la tempesta Covid nel Pronto soccorso: sono i due volti dell’odissea vissuta nell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce in una calda mattina di luglio. Spazi e ambienti di alcune centinaia di metri, che raccontano realtà opposte del principale ospedale della rete sanitaria salentina, colpita dall’inchiesta giudiziaria che ha portato alle dimissioni dell’ex direttore generale dell’Asl, Rodolfo Rollo, e compressa tra le difficoltà irrisolte dell’organizzazione dei reparti e la carenza di personale nel Pronto soccorso. Motivo, quest’ultimo, che pesa come un macigno sulla rete assistenziale locale e ha portato nei giorni scorsi, dopo dure polemiche tra politica e responsabili sanitari, all’apertura di un’altra inchiesta della Procura leccese. Nel mezzo, la recrudescenza dei casi Covid, l’aumento dei ricoveri per traumi estivi e la continua corsa dei sanitari, il suono delle ambulanze verso i vecchi padiglioni dell’ospedale destinati alla cura del virus e le lunghe ore in coda in attesa di sbarellare il paziente. Operatori stremati, ostaggio di quelle stesse tute bianche che dovrebbero evitare loro il contagio, ma che spesso tolgono il respiro, qualche volta anche la lucidità. Infermieri, autisti e medici dai volti stremati dal caldo, piegati su se stessi o seduti su sostegni di fortuna, mentre provano a recuperare le forze in attesa di un segnale dal reparto interno per poter consegnare il paziente. Ma anche persone costrette a lunghissime attese, senza una risposta, senza un orizzonte. Emergenze che si accavallano, trasformando il diritto alla salute e alla cura in un traguardo lontano. Qualcuno non si tiene, protesta, alza la voce. Non contro i medici: evidentemente pochi e stanchissimi. Contro la politica, ritenuta responsabile della situazione nella quale versa oggi la sanità pugliese, dopo anni di tagli e con una carente organizzazione dei servizi.