Visti da (molto) vicino/ Salvatore Giuliano
il preside in progress con un perno in più

Salvatore Giuliano
Salvatore Giuliano
di Rosario TORNESELLO
7 Minuti di Lettura
Domenica 18 Maggio 2014, 19:26 - Ultimo aggiornamento: 25 Maggio, 19:17
Con quel nome un po’ cos ti viene facile immaginare la scena: coppola, sigaretta, occhi guasconi, sguardo obliquo. E poi calcione alla porta per ingresso plateale. “Sono il nuovo capo. Da oggi si fa come dico io”. Ta-ta-ta-taa. Si è fatto come diceva lui, vero, ma con ben altri canoni, molto più garbo, diversa presentazione e, soprattutto, larga condivisione. Più affine, semmai, al modello Sturmtruppen, col “Capitanen fine esteta und campione di raffinatezzen": via il cartello “latrinen” per un più aulico “toilette”, e al posto delle trincee di difesa una odorosa spalliera di “rose rosse vermiglien”. Sia come sia, questa scuola ha cambiato aspetto: tappeto all’ingresso, stucchi veneziani alle pareti, maxi-schermo al muro, radica lungo i corridoi, parquet negli uffici. E un cartello in bella vista: “Qui si costruisce il futuro”. Dai libri in poi è tutto in progress. Si costruisse anche un bell’edificio stabile, nel senso di definitivo, sarebbe perfetto: il sol dell’avvenire proietta sul glorioso Majorana e i suoi 1.200 studenti l’ombra sinistra di uno sfratto imminente da via Montebello, a Brindisi. In compenso, le idee affollano il cielo intangibile dell’innovazione e della creatività. Così la scuola fa scuola.



Andiamo avanti. Il merito è molteplice, ma intanto ha un riferimento certo: il “Capitanen fine esteta und campione di raffinatezzen” Salvatore Giuliano, nome e cognome alquanto impegnativi ma indossati con evidente nonchalance. Da sei anni è il dirigente scolastico del Tecnico industriale e del Liceo scientifico tecnologico riuniti sotto una sola insegna (e dall’anno prossimo una sola sigla: Istituto di istruzione secondaria superiore). Il rimando dell’omonimia è sinistro, ma tranquilli: con gli intrighi passati di un’Italia nebulosa e violenta non c’è alcun legame. Anche se, a dirla tutta, un tantino “bandito” il nostro lo è. Nel senso di messa al bando: le case editrici di libri scolastici, insomma, non è che lo menzionino nelle preghiere della sera. Del resto il suo progetto è noto: scrivere e stampare in proprio, con i docenti di casa, i testi per i ragazzi. Una svolta epocale, in quattro anni un successo inarrestabile. Il prossimo sarà il quinto dell’era del “book in progress”. Un trionfo dell’eterogenesi dei fini: l’idea era quella di una migliore didattica, più vicina ai ragazzi e alle esigenze di ciascuno, calibrata sugli alunni e con il loro apporto decisivo, ma s’è affermata anche e soprattutto per i riflessi economici. Il primo anno con 27 euro gli studenti del biennio hanno ricevuto dispense complete e zaino. Ora con 60 c’è la doppia versione: cartacea e multimediale, arricchita da video, test interattivi e fotogallery. Nessuno prende un centesimo, tutto va al progetto. A Roma non è sfuggita la doppia contingenza dell’impresa: economica ed educativa. Così da qualche giorno Giuliano è nello staff ristretto di saggi che collabora col ministro Stefania Giannini per la riforma della didattica e della formazione. Unico del Sud. Non poco.



Andiamo avanti. «Il preside è così come si presenta: gentile, disponibile, semplice, alla mano. E irrefrenabile». Anna Gemma, direttore dei servizi generali e amministrativi dell’istituto (qualifica che con un acronimo impossibile diventa Dsga), lo descrive con pochi tratti. Lei è qui da dieci anni, Giuliano da sei. Da queste parti sulle quote rosa potrebbero dare lezioni: la segreteria è tono su tono, nove e tutte donne. «Al suo arrivo è stato bravo nel fare subito squadra. Non c’è voluto molto: tutti fanno tutto, al di là di ruoli e qualifiche. Il primo pensiero è stato quello di creare un ambiente di lavoro confortevole. Abbiamo usato le risorse interne, chiesto materiale alla Provincia. E siamo partiti: qualcuno ha tinteggiato i muri, qualcun altro ha posato il parquet e via dicendo...». Una passeggiata da quelle parti servirà per vedere il risultato. Si è cominciato dall’ingresso e si è arrivati su, nelle aule. «Sono stati i ragazzi a scegliere i colori delle stanze. E in qualche modo hanno contribuito a dipingerle, di pomeriggio. Il senso di appartenenza a un progetto prima ancora che a un’istituzione parte da piccoli gesti». Accanto all’ufficio del direttore la frontiera prossima ventura: l’“aula del futuro”. Interattiva, divisa in gruppi di lavoro, con una cattedra dove sono i ragazzi a spiegare idee e progetti e dare senso alle lezioni. E con un enorme murales dipinto dagli stessi studenti. Prima c’era una biblioteca. Polverosa. Triste. Qualche giorno fa vi hanno fatto tappa 15 esperti di dodici Paesi europei. Una visita di studio. Superfluo dire delle telefonate che arrivano da tutt’Italia per sapere, per capire.



Andiamo avanti. «Non è solo questione di ambienti, ma anche di atmosfera. Lo spirito di collaborazione è altissimo. “Book in progress” ne è l’esempio». Il progetto è un transito inevitabile, lo trovi al crocevia di ogni discorso. Lui, il preside, dice di aver avuto l’illuminazione durante un viaggio di aggiornamento a Boston. Qualche anno e venti chili fa. Una caccia al tesoro per socializzare, un palmare per seguire i singoli gruppi, dare loro indicazioni e arrivare alla meta. Insomma, la tecnologia utilizzata per personalizzare l’apprendimento. «Così - racconta la Dsga - chiuso il cantiere per il restyling della scuola, Giuliano è partito con “book in progress”. E per dare l’esempio, lui che in qualsiasi iniziativa è sempre in prima fila, ha scritto la prima dispensa, quella di Diritto». Il resto è venuto da sé: il grande capo ha spiegato il progetto ai vertici, ottenuto l’appoggio dell’ufficio scolastico regionale guidato da Lucrezia Stellacci, fatto una ricerca di mercato e chiamato a Vicenza la Tosingraf per l’attrezzatura necessaria. Giuseppe Tosin, il titolare, s’è innamorato dell’idea e ha inviato il macchinario senza nulla in cambio: la scuola avrebbe pagato non appena possibile, cosa poi avvenuta. Al secondo anno gli istituti riuniti in rete erano già 20 e i libri 30mila, redatti con il contributo dei diversi docenti sparsi in tutt’Italia. Dal terzo anno ci pensa una vera tipografia. Gli aderenti sono ormai a quota cento. A scuola resta un piccolo laboratorio per stampare, piegare, spillare, cucire e rilegare. E tanti ricordi. «Ne abbiamo passate di serate qui a lavorare su quei volumi», racconta Anna Gemma. «Una sera entrò preoccupata anche la vigilanza. Era sabato. Nessuno li sentì arrivare. Noi eravamo in ufficio: il dirigente, il vicario Salvatore Tiralongo e io. Sbucarono all’improvviso. Mi venne un colpo a vederli». Ora il ministro Giannini, con una circolare sui libri di testo, ha statuito la piena liberalizzazione degli strumenti didattici. Il trionfo del modello “Majorana”. Brindisi, profondo Sud. Così, tanto per ricordarlo. A suggello, anche la medaglia della Presidenza della Repubblica.



Andiamo avanti? Qui ormai è tutto un work in progress. La classe invertita. L’accorpamento delle materie. L’avvio del liceo sperimentale internazionale. I progetti si intrecciano. Il primo ribalta la tradizione: adesso è il professore a inviare la lezione a casa e i ragazzi a discuterla l’indomani in classe. Il secondo strizza l’occhio all’Università: argomenti divisi per quadrimestre e non più spalmati sull’intero anno. Il terzo, infine, apre al futuro e si allinea all’Europa: una sezione sperimentale per provare a completare il ciclo di studi in quattro anni, 36 ore di lezione a settimana; una delle tre scuole d’Italia, con Busto Arsizio e Villafranca, autorizzate da Roma. «Il preside ha una spiccata intelligenza e una notevole abilità nell’intrecciare gli strumenti informatici e telematici. È questo il suo segreto», conclude la Dsga. «Insieme a una rara capacità di fare squadra e di motivare i collaboratori. E all’umiltà: mai visto salire in cattedra o battere i pugni. I problemi li risolve con diplomazia. Poi, per carità, ogni tanto sbotta. Ma più dell’impulsività è il disordine il suo principale difetto. Per questo le carte le tengo tutte io. In compenso è mosso da un amore infinito per il lavoro: professione e passione coincidono. Non a caso rifugge da lusinghe e richiami: ha rinunciato a fare anche il vicesindaco per non lasciare il suo ufficio».



“Andiamo avanti”: tra tutte è la sua frase preferita. La ripete come un mantra, a maggior ragione quando sopraggiunge lo sconforto per gli impegni, le responsabilità. Le altre danno il senso dell’individuo, della sua meticolosità, della sua precisione: ad esempio, “meglio arrossire prima che impallidire dopo”. Salvatore Giuliano è nel suo studio, al pianterreno. Entri e capisci tutti i discorsi fatti fin qui: lo circondano tre computer da tavolo, un portatile Apple e il mini-iPad. E con l’iPhone comanda il maxischermo della smart tv fissato sulla parete grande. «Il mondo è cambiato - spiega - solo la scuola è rimasta uguale a se stessa. I ragazzi hanno una creatività sorprendente: lavoriamo con loro, coinvolgiamoli». Sotto il vetro della scrivania alcuni ritagli di giornale. “Un preside sovversivo”, uno dei titoli. E poi un perno. È la chiave di volta di questa storia: robusto, in acciaio, è un ricordo dei lavori di ristrutturazione della scala antincendio. Serve per comunicare alla squadra l’esistenza di un problema. ’Nu piernu, appunto, per dirla nell’idioma locale. Il preside chiama, abbandona il tu e dà del lei: è il campanello d’allarme. E se poi c’è il perno in bella vista allora son rogne. Però si gioca, almeno. Si sorride. Smile in progress. Il modo migliore per guardare al futuro. Diavolo d’un Capitanen.

















Visti da (molto) vicino: 28esima puntata.

Negli incontri precedenti, sezione Cultura:

- Paolo Perrone

- Dario Stefàno

- Roberta Vinci

- Massimo Ferrarese

- Elenonora Sergio

- Mario Buffa

- Antonio Conte

- Giuliano Sangiorgi

- monsignor Filippo Santoro

- Fabio Novembre

- Flavia Pennetta

- Maurizio Buccarella

- Emma Marrone

- Ennio Capasa

- Giancarlo De Cataldo

- Vincenzo Zara

- Albano Carrisi

- Teresa Bellanova

- Ferzan Ozpetek

- Andrea Ascalone

- Giuseppe Acierno

- Edoardo Winspeare e Celeste Casciaro

- Alessandro Sannino

- Alessandra Amoroso

- Anna Grazia D'Oria

- Rosario Coluccia

- Gianfranco Fino
© RIPRODUZIONE RISERVATA