Luciano Canfora, l'intervista. Libertà, questa parola per molti sconosciuta

Luciano Canfora, l'intervista. Libertà, questa parola per molti sconosciuta
Luciano Canfora, l'intervista. Libertà, questa parola per molti sconosciuta
di Claudia PRESICCE
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Venerdì 7 Luglio 2023, 15:42 - Ultimo aggiornamento: 8 Luglio, 19:06
La Storia umana è una fonte inesauribile. Pensare ad un riconoscimento alla Cultura legato alla personalità di Luciano Canfora oggi rimanda immediatamente a quella sua capacità preziosa di ricondurre la lezione delle Scienze umane classiche ad una chiave per interpretare la contemporaneità. Che è poi se vogliamo, in un certo senso, quello che anche lo stesso medico filosofo Antonio de Ferrariis detto il Galateo, a cui questo premio è intitolato, ha fatto spesso nel suo tempo: intervenire con esperienze e conoscenze del passato nella risoluzione delle cause del 500, nel suo presente.
A Luciano Canfora, docente emerito di Filologia greca e latina dell'Università di Bari, saggista, storico e filologo di fama internazionale, è stato assegnato il Premio Speciale Cultura "Antonio De Ferrariis Galateo", organizzato dal Centro Studi Galatana. Gli verrà consegnato durante una cerimonia venerdì sera alle 20.30 a Galatone, con gli altri premiati (tutti i dettagli nel box). L'attenzione alta ai valori e all'indole dell'uomo nella storia e nel presente, al senso della parola libertà con i "confini" diversi che essa costruisce nel tempo, le possibilità di individuare corsi e ricorsi storici tra la politica della Grecia antica, di Roma classica e quella presente, rendono Canfora una figura a cui questo premio calza a pennello. «Sono felicissimo dice non so se lo merito questo premio: non avranno pensato a me perché ho un'età avanzata?».
Non credo proprio professore. Non sarà invece per i suoi tanti studi che attraverso la Storia e la Filosofia ci insegnano a guardare la vita di oggi, politici compresi?
«Dice? Intanto ringrazio molto gli organizzatori di questa generosa iniziativa. E sì, forse lei ha ragione, se guardo al lavoro che ho fatto in passato penso che considerare la ricerca storica non come fine a se stessa, ma come esperienza umana drammatica, è un'idea che ho sempre condiviso. Ho cercato sempre di lavorare alla luce di questa premessa perché ho imparato molto presto che le due cose vanno insieme, grazie ai miei maestri sia al liceo che all'università per i quali questa idea era la stella polare».
C'è una difficoltà nel presente a guardare alla cultura come a una fonte, e spesso il sapere umanistico resta a latere
«Sì, eppure il pensiero filosofico italiano insegna questo, è molto forte nella nostra tradizione. Pensiamo a Machiavelli che studia Tito Livio, ma parla del suo tempo, dei Medici e della Repubblica fiorentina: pensiamo al Principe dove passa da Romolo al Duca Valentino (Cesare Borgia, ndr) E il pensiero storiografico di Benedetto Croce? Come spiega la sua frase celebre: la storia è sempre contemporanea'. Vuol dire che anche noi ci accingiamo a fare ricerca perché partiamo da una domanda attuale. L'impegno degli intellettuali, in altre epoche anche vicine, è stato fortissimo, purtroppo però quando viene deluso ci si ripiega nello specialismo, una specie di botte di ferro fuori dal mondo in cui magari nascono cose buone, ma è un'evasione dalla realtà e il contrario di quello che a me piace".
E con Croce c'è un esempio perfetto per l'occasione. Proprio con una lettera del Galateo dei primi del 500 al Duca Belisario Acquaviva in cui lui riconosceva agli ebrei le radici della cultura occidentale, Croce spiegò perché opporsi alle Leggi razziali fasciste del 1938. Dopo 400 anni
«Esatto, mi capita di ripetere sempre che lo studio del mondo classico in cui la schiavitù era la base dell'economia e della ricchezza è al massimo attuale, perché la schiavitù riappare sempre in altre forme, dall'estremo Oriente alla Daunia. Non è mai finita purtroppo e quindi studiare le rivolte degli schiavi di Sicilia non è un giuoco, ma è parlare di noi stessi".
L'indole umana è poi sempre quella.
«È il problema della libertà, che è una parola che tutti usano senza chiedersi cos'è, quali sono le sue potenzialità e i suoi limiti. Se uno dovesse raccogliere tutto il pensiero filosofico in un'unica parola si ricondurrebbe tutto alla libertà: Dante dice che va cercando libertà all'inizio del Purgatorio, perché è la summa dei nostri desideri e pensieri della vita morale».
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