L'impostura populista della destra "in catene" nel libro di Cerasa

L'impostura populista della destra "in catene" nel libro di Cerasa
di Alessandra LUPO
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Venerdì 25 Novembre 2022, 05:35

Dalla sua uscita, a fine agosto, il nuovo libro di Claudio Cerasa ha già trovato alcune risposte al suo interrogativo di fondo: oltre a vincere, la destra sarà capace di governare l’Italia?
In una inchiesta sulle “catene” che impediscono alle destre nazionaliste e sovraniste di liberarsi dei loro atavici cliché, dei loro estremismi e dei fantasmi del passato, il direttore de Il Foglio descrive il progressivo ma anche ciclico assalto alle libertà che a suo modo di vedere le destre mettono in moto di fronte alle grandi emergenze, diventando parte dei problemi più che delle soluzioni e dimostrandosi incompatibili con la difesa dell’interesse nazionale. 
Claudio Cerasa, il senso del libro era individuare le catene che sarebbe stato necessario rompere qualora il centrodestra fosse arrivato al governo. Ora che Meloni è al lavoro, cosa è cambiato?
«Molti di quei temi messi a fuoco quest’estate sono i nodi con i quali si trovano a confrontarsi oggi i post populisti che cercano di governare l’Italia».
Il populismo è il filo conduttore dell’intero volume e viene associato al complottismo, ritenuto lo schema di lettura alla base delle posizioni del centrodestra su vari temi, dalla Guerra alla Pandemia, fino all’immigrazione. Il vero pericolo insomma non era a suo avviso il fascismo che ha suggestionato l’Europa durante l’ascesa di Giorgia Meloni ma il complottismo populista?
«Assolutamente sì, penso che occuparsi di fascismo rispetto alle destre italiane sia un modo come un altro per non occuparsi della realtà e dei problemi veri. Se si costruisce un’opposizione sulla base dell’antifascismo si regala una facile vittoria alla destra. Se invece si sposta l’attenzione sul complottismo che è dietro la scienza, la globalizzazione, l’Europa, si riesce ad andare un po’ più a fondo, perché le politiche complottiste sono quelle che sfuggono alla realtà e offrono risposte semplici a problemi complessi. E chi individua risposte semplici a problemi complessi molto spesso offre risposte sbagliate a problemi reali».
Lei cita un celebre videogames, Among Us. In questo caso chi è l’impostore?
«L’impostore è quel finto libertario di destra che spaccia la difesa della libertà per la libertà di essere estremisti».
Nel libro si parla dello spettro dell’estremismo di cui le destre non riescono a liberarsi. In Europa però è in corso anche un’operazione di restilyng portata avanti da partiti come Fratelli D’Italia, penso al lavoro di ricucitura di Raffaele Fitto nel centrodestra europeo. L’ultimo passo è stato il taglio del cordone con Orbàn. E adesso anche la Lega, da anni fan di Putin - come spiega nel libro ripercorrendo anche l’atteggiamento di Matteo Salvini sulla guerra in Ucraina -, ha fatto un passo decisivo. Qualcosa sta cambiando?
«Meloni ha trovato un modo per emanciparsi da alcune vecchie alleanze tossiche e il suo sostegno all’Ucraina le ha permesso di allentare i rapporti con Orbàn da una parte, con Le Pen dall’altra e anche con Donald Trump. È una grande opportunità, perché la politica estera tra i sovranisti è sempre stata fonte di imbarazzo, nella misura in cui si ritrova in contrapposizione con l’interesse nazionale. Anche da questo punto di vista Meloni ha una gigantesca opportunità, quella di diventare la Tsipras della Destra». 
Costringendo anche Salvini a seguirla, abbandonando le simpatie filoputiniane?
«Mettendole per ora in soffitta. Perché, votando questa risoluzione importante in Europa sulla Russia come Stato terroristico, Salvini ha fatto un passo importante verso una stagione diversa da quella dell’ambiguità».
Sul piano della politica nazionale, il centrodestra cerca un collante nei grandi temi come l’Autonomia differenziata ma anche sul reddito di cittadinanza, da radere al suolo. Questo non rischia di creare dei forti conflitti nel Paese?
«Sì, può succedere nella misura in cui si sceglie di avere una riforma del Titolo V fatta a metà anche se le Regioni più ostili nei confronti dell’Autonomia sono quelle a Sud spesso guidate dal centrosinistra, come la Puglia. Un centrosinistra che in passato è stato il promotore di quella riforma, e se ora non si vuole più andare avanti con quel discorso bisognerebbe trovare il coraggio di cambiare la Costituzione. Quanto al Reddito di cittadinanza, non credo: il centrodestra è stato votato anche per eliminarlo. Ricordo che in Italia la misura riguarda 2,5 di nuclei familiari, il che significa che circa 53 milioni di persone ne fanno a meno. Credo inoltre che molti meccanismi di quella misura vadano modificati sul modello tedesco, che non è molto diverso dal nostro ma contiene clausole più stringenti rispetto alla possibilità di rifiutare il lavoro. Ovviamente bisogna aggiungere altro, l’occupazione si genera puntando sulla crescita, su cui in questa manovra c’è pochissimo».
Con lei a Bari ci saranno anche Fitto e Decaro, cosa pensa di loro?
«Entrambi, sia Fitto che Decaro, hanno buone chance: il primo di individuare le giuste catene da spezzare della stagione populista senza rendere incompatibile il suo ruolo di ministro per il Pnrr con l’antieuropeismo latente dei partiti sovranisti come il suo; il secondo, invece, ha l’opportunità di costruire un’opposizione che non si occupi di sola fuffa ma pensi alle cose concrete».

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