Via Appia, il lieto fine. Ora parola all’Unesco

Via Appia, il lieto fine. Ora parola all’Unesco
di Francesco DI BELLA
7 Minuti di Lettura
Domenica 27 Agosto 2023, 10:40 - Ultimo aggiornamento: 16:32

L'ultima puntata è quella pugliese. Dopo cinque mesi e innumerevoli vicissitudini, Topolino e Pippo, viaggiatori nel tempo per rintracciare e riportare a casa i loro amici scienziati Zapotec e Marlin, approdano nella nostra regione, dapprima a Egnazia, poi a Brindisi. L'anno è il 109 dopo Cristo, quando entrambe le località sono nel pieno della loro importanza come porti commerciali lungo il tracciato della più importante strada di comunicazione dell'Impero Romano, la via Appia Antica, e della sua variante Traiana fatta realizzare dall'imperatore da cui prese il nome.

Riusciranno i nostri eroi disneyani nel loro intento? Per saperlo bisognerà attendere mercoledì prossimo, quando nelle edicole arriverà il nuovo numero del settimanale Topolino su cui sarà possibile leggere quest'ultimo episodio di "Topolino e la Via della Storia". In realtà, però, il vero lieto fine che tutti stanno aspettando è un altro: il riconoscimento da parte dell'Unesco dell'Appia Antica - e anche della via Traiana, ovviamente - come "patrimonio mondiale". Perché la vera protagonista della lunga storia a fumetti a ben guardare è proprio lei, la "regina viarum". Percorrendo la quale, da Roma a Capua, da Benevento a Venosa, dal Lazio alla Campania, alla Basilicata e ora in Puglia, Topolino, Pippo e gli altri hanno incontrato, scoperto e raccontato una pur minima parte delle tante ricchezze storiche e archeologiche che quella strada ancora custodisce.

L'11 settembre arriva il "valutatore internazionale"

«E la conclusione dell'avventura è l'avvio anche del momento più delicato della candidatura - spiega il professor Giuseppe Ceraudo, archeologo docente di Topografia antica nel Dipartimento di Beni Culturali dell'Università del Salento nonché componente della Commissione Unesco per la candidatura della Via Appia - perché poi l'11 settembre ci sarà l'arrivo del valutatore internazionale che comincerà a compiere il percorso sia dell'Appia che della Traiana e dovrà esaminare, osservare e valutare i 22 siti che fanno parte della candidatura. Quindi quest'ultima puntata lancia anche la sfida alla bontà del dossier che è stato presentato a Parigi qualche mese fa».

Un dossier di cui fa parte, ovviamente, anche la storia pubblicata sul Topolino per cinque mesi.
«Certo, la Disney e la Panini Comics sono parte integrante del progetto - continua Ceraudo - diciamo che accompagnano la candidatura sul fronte del coinvolgimento delle realtà locali, perché le cinque puntate abbiamo cercato di distribuirle lungo l'intero percorso, anzi i due percorsi, nei centri più importanti toccati, allora come oggi, dal percorso dell'Appia e da quello della Traiana».

«L'ultimo episodio sarà altamente spettacolare perché conclusivo, con moltissima azione e avventura, ma senza trascurare gli scenari - conferma Francesco Artibani, autore del soggetto e della sceneggiatura della storia disegnata poi da Alessandro Perina - vedremo Egnazia che è la prima tappa in cui arrivano i protagonisti prima di raggiungere Brindisi e il suo porto in tempo per evitare che i cattivi partano con la nave su cui sono imbarcati Zapotec e Marlin. È un episodio in cui tutti i temi del racconto si ricongiungono, il percorso, la via, la strada...

soprattutto l'importanza della strada che attraversa centri fondamentali per la vita del tempo. Un episodio riassuntivo di questa storia che ha voluto essere di azione, ma anche ricca di elementi di divulgazione».

Nell'Impero Romano, tra Storia e quotidianità

«L'obiettivo delle cinque puntate era proprio questo - aggiunge Artibani - innanzitutto raccontare la grandezza, l'importanza della Via Appia Antica, e allo stesso tempo anche un'epoca, un periodo, un momento di vita all'interno dell'Impero Romano, dell'Italia del tempo, mettendo insieme sia gli elementi, gli eventi e i personaggi storici, tutto quello che studiamo o dovremmo studiare a scuola, e dall'altra parte anche la normalità, la routine di quella che era la vita quotidiana lungo la via Appia, quindi locande, taverne, posti di blocco, cattivi incontri, banditi, elementi minimi che però danno colore e forma al racconto. Quindi qualcosa di molto grande, senza però trascurare quei dettagli che fanno parte della vita».

Obiettivo sicuramente centrato, a leggere le prime quattro puntate della storia. E la quinta di certo non sarà da meno. Ma quanto difficile per uno sceneggiatore destreggiarsi tra realtà e fantasia senza tradire la verità storica?

«Beh, diciamo che il grande vantaggio qui è stato quello di poter lavorare a stretto contatto con un gruppo di persone, di studiosi come il professor Ceraudo, la dottoressa Ferroni, la dottoressa Acampora, il dottor Santoriello, la dottoressa Quilici Gigli, cioè tutta la commissione Unesco che sta seguendo questo progetto. Loro mi hanno messo nelle condizioni di lavorare limitando al minimo inevitabile gli errori. Scrivere una storia di Topolino partendo da elementi così ricchi di storia, arte, geografia, ti mette in condizioni di lavorare bene e io spero di essere riuscito a equilibrare tutti gli elementi che abbiamo affrontato e raccontato».

E quindi adesso la Puglia, ultima tappa. Anzi due si diceva: Egnazia e Brindisi.

«Brindisi non potevamo non includerlo perché è il "caput viae" terminale, ci si imbarca per l'Oriente, per la Grecia, è un porto strategico, una città importante, e comunque è proprio a Brindisi che la Via Appia chiude il suo viaggio iniziato a Roma - spiega ancora il professor Ceraudo - Egnazia invece l'abbiamo scelta per valorizzare ancora una volta l'Appia Traiana, incontrata nel terzo episodio a Benevento, lì dove inizia. Egnazia era funzionale alla storia e comunque è anch'essa un porto importante, quindi l'obiettivo era doppio: considerare anche in questa puntata la via Traiana e poi anche Egnazia e il suo porto, altrettanto importanti nei tempi antichi. Lì peraltro c'è oggi un grande parco archeologico, un lungo tratto ancora conservato della strada. Abbiamo invece escluso Taranto non per importanza, ma perché in realtà di resti specifici della via Appia conserva poco e niente».

Ma le località che avrebbero meritato di entrare nella storia, in realtà, sono molte di più.

«Altroché. Il percorso pugliese è molto articolato, perché da Benevento a Brindisi abbiamo due strade, l'Appia da una parte e la Traiana dall'altra. La prima arriva in Puglia a Gravina, mentre la Traiana vi arriva nella provincia di Foggia, nel territorio di Troia. Quindi si raddoppiano i punti di interesse. Se seguiamo l'Appia abbiamo un percorso purtroppo non molto ben conservato, se non per labili tracce, ma molto scenografico dal punto di vista paesaggistico, col tratturo tarantino che scende da Gravina a nord fin giù verso Taranto. Incontriamo la Masseria Vicentino, subito dopo c'è un importante viadotto, uno dei pochi resti monumentali ancora conservati dell'Appia in territorio pugliese; sicuramente Oria e Muro Tenente dove ci sono scavi tuttora in corso con resti che potrebbero essere dell'Appia o di un diverticolo di essa, ma che comunque fanno parte del sistema viario romano. Per quanto riguarda la Traiana, invece, ci sono resti importanti a Troia, Erdonia che è un parco archeologico importante. Poi Canosa con il ponte sull'Ofanto ma anche una diramazione verso Canne della Battaglia, città che conserva anch'essa molti resti archeologici. E ancora scendendo giù ritorna anche l'aspetto paesaggistico per il tratto di costa dopo Bari, con una serie di insenature con resti di ville romane e di stazioni della Traiana; poi Santa Sabina dove ci sono i resti di una stazione che si chiamava "ad speluncas", dalle grotte della zona; quindi Torre Guaceto con l'oasi naturale, ma che ha anche l'unico grande ponte tra Bari e Brindisi, il Viadotto di Apani, che non tutti conoscono perché non si vede dalla strada ma che è tuttora conservato e verrà ripulito. È un viadotto monumentale che superava il canale di Apani. Sono tutti luoghi che avrebbero meritano almeno un passaggio nella narrazione, ma che non è stato possibile raccontare perché ci sarebbero volute almeno dieci puntate, invece di cinque».
 

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