Boralevi, storia di donne di sentimenti e di fiducia

Boralevi, storia di donne di sentimenti e di fiducia
di Eraldo MARTUCCI
5 Minuti di Lettura
Sabato 24 Luglio 2021, 05:00

Volto televisivo e narratrice di successo, Antonella Boralevi con “Tutto il sole che c’è”, edito da La nave di Teseo, sua ventitreesima opera, regala ai lettori un magnifico affresco di un’epoca e di una famiglia, dove ogni personaggio ha una sua caratterizzazione all’interno di una più vasta dinamica di vita nella quale è inserito.

Teatro del racconto sono gli anni ‘40, il benessere di una agiata famiglia nobile, la terra che posseggono, la vita umilissima dei contadini che li circonda; e appunto i Valiani, nobili, belli, ben vestiti, il medico capofamiglia, la moglie di origini modeste e le due figlie. E la storia si dipana proprio nel rapporto tra le due sorelle, Ottavia la maggiore, Verdiana la più piccola e unica testimone di quello che è stato.
L’approssimarsi della guerra irrompe nella storia, tutto dovrà cambiare ed essere travolto, e i protagonisti dovranno conoscere la morte e le difficoltà della vita, fino allora tenute lontane dalla loro condizione economica privilegiata. La narrazione incalzante e lo stile perfetto ne fanno un libro che si legge d’un fiato e si lascia con nostalgia.

Boralevi, il suo romanzo unisce il resoconto storico di un’epoca di grandi cambiamenti a una narrazione intima, familiare, dove predomina la forza dei sentimenti. Su tutto prevale il desiderio di crescere e di affacciarsi alla vita delle due giovani sorelle Ottavia e Veridiana. C’è in questo il messaggio sotteso che la vita non può essere fermata, neppure dalla guerra di allora e dalla pandemia di oggi?

«Sicuramente, e non caso ho scelto questo titolo, perché sono convinta che il sole ci sia quando si riesce a mantenere la fiducia e la speranza. La mia protagonista, la sorella maggiore Ottavia, rappresenta proprio la capacità di mantenere la speranza anche nei momenti di difficoltà. E sono soprattutto le donne ad avere questa tendenza alla fiducia, e credo davvero che con consapevolezza sia possibile, anzi necessario, credere in un mondo nuovo e positivo».

Parliamo allora delle “sue” donne. Veridiana, Ottavia, la loro madre Letizia, la bella signora amante del medico, le serve di casa, la coraggiosa Ester: ognuna di loro è come se fosse intrappolata da un forte sentimento amoroso e da una rivalità che spesso diviene contrasto. Il mondo femminile è per lei più articolato e complesso di quello maschile?

«Probabilmente si. La moglie, all’inizio remissiva come d’altronde era “normale” per quei tempi, nel corso della storia diventa una leonessa. Fra le altre donne c’è appunto la contessina Ottavia, la sorella minore Verdiana che la invidia e la spia. E poi la giovane e fiera sguattera, che ha la stessa età della contessina di cui diventa la migliore amica. E questo la dice lunga sul fatto che Ottavia sia una ragazza speciale, perché negli anni ’40 le classi sociali esistevano ed erano ben radicate. Ma ci sono tante altre figure che riportano all’essenza di questo libro, ovvero un grande affresco che ti mette davanti la vita così com’è: un alternarsi di sentimenti, di vendette e di amori assoluti, di coraggio e di paura, di sacrificio e di vigliaccheria».

L’epoca post-bellica, descritta anche nel suo romanzo, si apre come una possibilità di rinascita: ha nostalgia di quegli anni che in Italia portarono al boom economico e alla democrazia diffusa?

«Quello che siamo ora viene da lì, e non caso si dice spesso che siamo in guerra con il virus e che dobbiamo ritrovare lo spirito del dopoguerra.

Ho impiegato tre anni a scrivere il libro, proprio perché ho studiato molto quel periodo. Il romanzo si conclude nel ’51, quando l’Italia inizia la sua ripresa economica e tutti insieme credevano nel futuro; quando c’erano le macerie da tutte le parti ma la gente ballava sui marciapiedi davanti ai caffè. C’era la capacità di trasformare una situazione dolorosa e difficile in una miniera di speranza, di soluzioni e di idee. Il dopoguerra è stato veramente un momento straordinario di condivisione e fiducia diffusa. E ho raccontato tutto questo con gioia».

Ultima protagonista del racconto è la sua terra, scenario incantevole dal mare alle campagne fino alle bellezze artistiche di Firenze. Quanto contano i luoghi per il motore della storia e delle vicende narrate?

«Quella che ho raccontato è una storia dei sentimenti che stanno dentro una famiglia aristocratica che potrebbe essere pugliese, siciliana o lombarda. La Toscana, però, è un luogo che ho voluto si respirasse sino in fondo, per immergersi totalmente in quelle colline, nelle piazze di Firenze, e in tutte quelle bellezze della regione che in qualche maniera resistono pure nelle situazioni più drammatiche. E ci si trova così nelle ville e nei ricevimenti, ma anche nei bombardamenti. Ma la Toscana diventa importante per un altro motivo. È infatti l’unica parte d’Italia che è stata realmente divisa in due per più di un anno: da una parte dell’Arno c’erano gli alleati e dall’altra i tedeschi».

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La presentazione e la rassegna a Otranto

Con la presentazione del libro “Tutto il sole che c’è” di Antonella Boralevi inizia oggi la rassegna “Sui libri e sul mare”, incontri con gli autori e sui libri al Lido La Castellana di Otranto (ingresso libero e sempre con inizio alle 18). I tre appuntamenti sono realizzati in collaborazione con il Corso di Laurea in Filosofia dell’Università del Salento, con le Ande di Lecce e con la Libreria Palmieri.

Il primo incontro è dunque con la Boralevi e con il suo romanzo che racconta le vicende di una nobile famiglia toscana e di due sorelle che crescono dentro sentimenti opposti, con sullo sfondo la grande Storia. A dialogare con la scrittrice sarà Natascia Pellè.

Il 29 luglio protagonista sarà la scrittrice salentina Giovanna Politi con il suo ultimo libro “La stanza rossa”, Graus Edizioni. A dialogare con lei saranno Fiorella Retucci e Teresa Romano. Interverrà il flautista Gianluca Milanese. Un romanzo psicologico che attraversa un percorso emozionale complesso, coraggioso e a tratti doloroso.

L’ultimo appuntamento è per il 5 agosto con Natasha Korsakova e il suo romanzo “L’ultima nota di violino. Il primo caso del commissario Di Bernardo”, edito da Piemme. Presenta Siegrid Agostini e la stessa autrice suonerà alcuni brani con il violino.

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