Visti da (molto) vicino/ Il manager
dei cieli innamorato del mare

Giuseppe Acierno
Giuseppe Acierno
di Rosario TORNESELLO
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Domenica 30 Marzo 2014, 17:55 - Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 18:06
LECCE - Uno si aspetta chiss cosa. E la sorpresa forse questa. Sia detto cos per inciso nel tempo infinito di questo tunnel buio e lungo, nell’epoca della rincorsa all’efficienza che sia efficacia, con le persone giuste al posto giusto per competenze, abilità, capacità al miglior prezzo, quello consentito, non necessariamente il più basso, non per forza il più alto. Senza strepitare se incombe la crisi con i suoi tagli, senza minacciare emigrazioni dorate all’estero dove i top manager eccetera, dove gli stipendi eccetera, dove la competitività eccetera. Dove tuttavia, e beh, anche il senso del dovere eccetera, dove tutto eccetera, soprattutto ai nostri occhi disincantati eccetera. Bene. Sia detto così per inciso, ma qui, in Puglia, il signore dei cieli, signore con la minuscola perché in carne e ossa, perché contemporaneo, perché privo ancora di vero miracolo, ecco: qui il nostro signore dei cieli è un vecchio lupo di mare.



Vecchio, poi. Ha solo 45 anni Giuseppe Acierno, brindisino di Erchie. Un anno fa come ora è stato nominato amministratore unico di Aeroporti di Puglia, primo ad arrivare alla cloche dopo l’era Di Paola, 12 anni di crescita vertiginosa del sistema aeroportuale della regione, quattro scali a servizio dell’economia e del turismo tra Bari, Brindisi, Taranto e Foggia. Una carriera in ascesa, e si capisce: l’argomento di per sé contempla accelerazioni e decolli, a patto di saperci fare. E il manager ci ha messo credenziali non da poco per guadagnarsi la fiducia della Regione, che controlla AdP al 99,4%. Prima fra tutte la marcia in direzione ostinata e contraria, e cioè anticiclica: il Distretto aerospaziale pugliese che presiede dal 2009, vale a dire da sempre, è uno dei cinque gruppi italiani di imprese a non risentire della crisi. Anzi. Non è un caso se Acierno sia diventato nel tempo anche il presidente del cluster nazionale che assomma gli altri distretti aerospaziali sparsi in Italia e sorti dopo, tra Campania, Lazio, Lombardia e Piemonte, una rete che tiene insieme il 90 per cento della produzione nazionale, con 35mila dipendenti diretti e un fatturato annuo di nove miliardi di euro, sesto al mondo e quarto in Europa. Chi l’avrebbe detto? Noi, qui, profondo Sud. «Un progetto che gli ho visto elaborare nelle lunghe giornate d’estate quando eravamo in vacanza in Calabria, dai miei, giù a Soverato. Pensava, prendeva appunti e progettava. Solo dopo, a cose fatte, mi ha spiegato cos’era: raccordare e riannodare i fili sparsi delle principali industrie del settore in Puglia. L’idea è nata così».



Lei è Francesca Riccio, sua moglie. Tre anni più giovane, avvocato come lui. Hanno tre figli: la mascotte di casa, Alessandra, cinque anni, e i due gemelli più grandi, dieci anni, Rocco e Domenico, i nomi dei nonni persi giovani. Infarto. La storia dei genitori intreccia il dolore. Il dramma è acceleratore di vita: solo l’anima lacerata la conosce. Tutta. A fondo. Il manager ha perso il padre a 14 anni. Era il farmacista del paese Domenico Acierno, 50 anni, tre figli maschi, Giuseppe il più piccolo. Lei, invece, subito dopo la laurea, il venerdì prima di Pasqua: aveva 56 anni Rocco Riccio, titolare di un’impresa turistica sul litorale calabrese. Giuseppe era atteso in Calabria per il sabato di quella settimana santa: avrebbe conosciuto il padre della sua fidanzata, avrebbe trascorso con loro le festività. Condivise lo sgomento, invece. Il lutto. Ancora, di nuovo. Poi nel 1999 il matrimonio.



Si erano visti per la prima volta su un autobus, a Bologna, 1991. Per dirla tutta, lo aveva adocchiato lei. Sorride e racconta. «Frequentavamo Giurisprudenza. Lui al terzo anno, io al primo. Sono sincera: mi colpì quel ragazzo così particolare, affascinante in quel suo aspetto teutonico». Lo rivide poco dopo nella sala studio annessa alla Facoltà. «Ero con un’amica. Le avevo già parlato di quell’incontro sui mezzi pubblici. Trovarmelo lì fece un certo effetto: subito bisbigliai qualcosa all’orecchio della mia compagna. Lui, il cappotto addosso, mi ricordo ancora il colore verde, ci rimproverò: “Questo non è un posto fatto per chiacchierare”... Simpatico, non c’è che dire. La nostra storia comincia così».



Come residenza Mesagne. Lo ha deciso lei. Lui già lavorava al Pastis, il parco tecnologico che poi diventerà la Cittadella della ricerca, sulla statale 7, a pochi chilometri da Brindisi lungo quella che un tempo era la via Appia. A Francesca è sembrata la scelta migliore sotto l’aspetto logistico. «Vicino agli uffici di Giuseppe, non distante dal paese della sua famiglia. E qui mi sono trovata benissimo». Arriverà poi l’incarico come capo di gabinetto del presidente della Provincia di Brindisi Michele Errico, la nomina alla guida del distretto aerospaziale eccetera. Nel frattempo, la tappa politica: poco meno di dieci anni fa era un brillante componente della segreteria regionale dei Democratici. La domanda può suonare cattiva, pazienza: dunque, avere una tessera aiuta? «Può essere, ma non lui: Giuseppe tende a nascondere alcune simpatie. E poi si è costruito un curriculum di assoluto valore, con scuole di specializzazione post-laurea a Roma, in Spagna e in Inghilterra». Innamorata.



Inutile cercare il lato oscuro della forza. Probabilmente non c’è. L’appunto più severo che lei possa rivolgergli è disarmante: «Giuseppe è un tipo a-sistemico. Vive in una dimensione sua, la più conforme al suo modo di essere, all’essenza del suo carattere». A dire il vero, sono entrambi molto riservati. Di più: riservatissimi. Anche sul fronte dei complimenti è la misura il paradigma che centellina le parole. L’equilibrio rende giustizia: «Di lui mi piace la voglia di accettare sempre nuove sfide. È una persona profondamente onesta, con un radicato senso della giustizia. E poi non si lamenta mai ed è molto positivo: quando sopraffatta dagli impegni a casa, con tre figli piccoli, ero sul punto di cedere e chiudere col lavoro lui mi è stato accanto, sempre: dormi, mi diceva, sto sveglio io la notte ma tu non lasciare la professione». Lei ha ancora lo studio legale lì a Mesagne, piazza Gioberti, accanto a quella che era la sede distaccata del Tribunale e che ora non c’è più. Lui è proiettato verso altre e alte mete. Pochi amici, passioni profonde. I viaggi, la musica, i libri, le passeggiate in campagna a raccogliere verdure e asparagi. Il sabato quasi sempre a casa dopo una settimana impegnativa. La pizza, se proprio, si impasta e si inforna in cucina. Quanto allo svago, lo sport fin quando è stato possibile (lei basket in B, lui molto più semplicemente calcetto con gli amici). E poi il mare. Barca a vela. Eccolo, il vecchio lupo: «Lui esce spesso con i figli, anche d’inverno. Col tempo ho imparato a dargli una mano e anche i due gemelli iniziano a cavarsela piuttosto bene. Per il piacere di stare in mare, immerso nel silenzio, o per pescare. Io sono contenta di questo rapporto forte, profondo, che hanno col padre, nonostante le assenze. Quando Giuseppe torna a casa si consegna completamente a loro. Scherzano, si inventano giochi, fanno di tutto. E io mi compiaccio di questa allegra baraonda. Per fortuna non viviamo in condominio, sennò chissà quante lamentele».



Innamorato della famiglia. Più che una constatazione, un’assicurazione. «Sì, è vero, certo che ci penso: biondo, occhi azzurri, in carriera... Come ha colpito me non escludo possa colpire altre. Ma di una cosa sono certa. Anzi di due: del rapporto stretto che lo lega a noi, dell’amore con cui siamo complici nelle piccole e nelle grandi cose, e dell’effetto respingente che il suo modo di fare così british, così distaccato, può avere - al di là del fascino - sull’altro sesso. Ma tutto questo lui lo ignora: nell’Italia dove molti hanno case, soldi e viaggi senza saperlo, lui a sua insaputa ha solo una moglie gelosa, molto gelosa». Ora lo sa. Uomo avvisato...








Ventunesima puntata.

Negli incontri precedenti:

- Paolo Perrone

- Dario Stefàno

- Roberta Vinci

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- Elenonora Sergio

- Mario Buffa

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- Giuliano Sangiorgi

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- Fabio Novembre

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