La "corsa" contro il Covid. Brindisi si alza sui pedali

La "corsa" contro il Covid. Brindisi si alza sui pedali
di Nicola QUARANTA
3 Minuti di Lettura
Venerdì 9 Ottobre 2020, 12:48 - Ultimo aggiornamento: 13:28

Brindisi si ferma. Si veste a festa e si tinge di rosa: il colore che apre al futuro, almeno si spera, con i corridori a smuovere l'aria. L'attesa è per la volata: un traguardo che per la città è punto di arrivo. Ma può esserlo anche di partenza. E non sarebbe la prima volta. Lo è già stato in passato, tra le discese ardite e le risalite che hanno accompagnato la storia del ciclismo.

 


Due anni dopo la nascita della Repubblica, il Paese è sull'orlo della guerra civile: la tensione sale alle stelle il 14 luglio quando l'allora segretario del Pci, Palmiro Togliatti, viene colpito da un attentatore. Un momento drammatico, che riporta al buio della violenza cieca: della guerra e del primo dopoguerra.
Ma un tunnel dal quale l'Italia intera ne uscirà, tagliando negli anni avvenire il traguardo più importante: quello dello sviluppo e della democrazia. Merito anche di una straordinaria affermazione sportiva che proprio in quella inquietante estate del 1948 riuscì ad appassionare lo Stivale. E che il giorno dopo l'agguato avrebbe sparigliato le piazze, riportando pian piano il sereno. Il 15 luglio Gino Bartali s'impone al Tour de France: una scalata epica che da lì a pochi giorni gli varrà la maglia gialla e il trionfo. Una vittoria che di colpo cambia il corso della storia, sull'orlo del baratro. Già, perché lungo le vette alpine non c'era soltanto fatica, sudore, agonismo e la caparbietà di un grande campione. Ma il desiderio di alzarsi sui pedali di una intera nazione.
A distanza di 72 anni sono nuovamente le bici e una corsa, il Giro d'Italia, a custodire nelle borracce la voglia di riscatto di un Paese costretto a battagliare con il più insidioso tra gli ostacoli contemporanei: una pandemia che mette a dura prova il sistema sanitario nazionale, che minaccia la tenuta economica delle imprese, delle famiglie, che ha già seminato lutti e lacrime. E che non è ancora vinta. Come se non bastassero le sfide della crescita, e, per quanto riguarda il microcosmo del capoluogo, le conflittualità legate alle prospettive di un territorio chiamato a fare i conti con le proprie identità, tra mare, cielo e terra: il futuro del porto, la conversione green della Centrale Enel, gli investimenti industriali, le frontiere del turismo, la tutela dell'ambiente.
Ma c'è un traguardo, oggi, sul quale saranno puntati i fari di tutti gli sportivi e gli appassionati di ciclismo. E Brindisi lo taglia, con orgoglio, con l'irrefrenabile voglia di festeggiare, di liberarsi dalle paure e dai dolori del nostro tempo, testimoniati da un piano di sicurezza che impone il distanziamento sociale e l'obbligo di indossare le mascherine. Il minimo. E tutto sacrosanto. Ma la carovana dei corridori, per un giorno, proietta la città oltre la bolla e ridà forza alla speranza.
E allora, sogniamo ad occhi aperti il piacere perduto della normalità, degli abbracci, delle folle. Facciamolo, 72 anni dopo, con lo stesso spirito di unità che prevalse e contagiò l'Italia dopo quel magico 15 luglio del 1948. Immaginiamo di stare tutti in via Palmiro Togliatti, lanciamo il cuore oltre le transenne. E puntiamo lo sguardo su uno sprint che così, nella memoria collettiva e nella storia della città, resterà impresso per sempre, al di là del successo sportivo. Proprio come quella mitica impresa firmata da Bartali.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA