«Pressioni da Dow sull’ambasciata». Nei cablogrammi di Wikileaks
il ruolo degli americani nell’inchiesta per la frode sulla Rifampicina

La pagina di uno dei quotidiani dell'aprile 1977
La pagina di uno dei quotidiani dell'aprile 1977
di Francesco RIBEZZO PICCININ
3 Minuti di Lettura
Venerdì 4 Marzo 2016, 13:04
Brindisi crocevia di affari internazionali? È successo più volte nel passato, recente e meno recente, della città. Al centro, in ogni occasione, c’è la zona industriale con i suoi stabilimenti, le grandi industrie ed i loro interessi. A raccontare i retroscena di una di queste storie dimenticate sono tre cablogrammi recentemente inseriti nell’archivio online di Wikileaks . Comunicazioni riservate tra il consolato americano a Milano, l’ambasciata statunitense a Roma e il segretario di Stato a Washington Dc, che testimoniano non solo l’interesse a stelle e strisce per un’inchiesta in corso a Brindisi ma anche il tentativo di pressione sulla magistratura da parte di alcuni dirigenti Dow proprio attraverso l’ambasciatore americano Richard N. Gardner.

L’1 aprile del 1977, la guardia di finanza arrestava a Milano l’amministratore delegato della Lepetit Tito Montessori, su mandato del sostituto procuratore della Repubblica di Brindisi Mario Zezza. L’accusa era di avere esportato illegalmente capitali all’estero, per un valore di 19 miliardi di lire, attraverso la vendita della Rifampicina, antibiotico prodotto nello stabilimento di Brindisi, particolarmente utile nel trattamento della tubercolosi. In sostanza, secondo le accuse mosse dal procuratore grazie alle indagini condotte dalla guardia di finanza, coordinata dal tenente colonnello Pizzuti, la Lepetit esportava la Rifampicina nei paesi del Medio e dell’Estremo Oriente dichiarando in sede doganale un valore di circa 500 dollari al chilo, ma poi rivendendo l’antibiotico al prezzo reale, che era di 1.200 dollari circa al chilo. La differenza tra prezzo dichiarato e reale rimaneva all’estero. I reati contestati erano stati commessi nell’arco di un anno: la Procura aveva calcolato che Lepetit aveva venduto senza controlli 39 tonnellate di Rifampicina riuscendo a “distrarre” poco meno di 20 miliardi di lire.

L’inchiesta era stata aperta a seguito di un manifesto con il quale i sindacati brindisini avevano denunciato irregolarità nella vendita dell’antibiotico. Un dettaglio che emerge anche nei cablogrammi americani. Il primo dei quali risale al 5 aprile, quattro giorni dopo l’arresto di Montessori. Dopo la sintesi dell’accaduto, la comunicazione contiene le valutazioni del vice presidente per le pubbliche relazioni di Lepetit Poli Sandri, che spiega come l’azienda abbia venduto la Rifampicina a 500 dollari al chilo ad alcuni clienti perché sfusa, senza confezionamento e senza informazioni sanitarie. Dunque che il prodotto dichiarato a 500 dollari era stato venduto effettivamente a quel prezzo mentre la cifra di 1.200 dollari riguardava il prodotto finito e confezionato in capsule.

«Il procuratore - aveva aggiunto il dirigente al funzionario con cui aveva parlato - è giovane, di sinistra e sta provando a farsi un nome. Ha mosso le sue accuse solo sulla ipotesi che la società non venderebbe mai un farmaco ad un prezzo tanto inferiore al massimo legale se non per qualche motivazione equivoca». Alla fine, Montessori sarà scarcerato dalla casa circondariale di Brindisi il 30 aprile per motivi di salute, visto che era stato colpito da un infarto poco prima del suo arresto. A fronte della sua liberazione, tuttavia, Dow dovrà garantire con una obbligazione da un miliardo di lire.

«Dirigenti Dow - si legge nell’ultimo cablogramma, del 2 maggio 1978 - avevano avvicinato l’ambasciatore per chiedere assistenza nel tentativo di liberazione di Montessori nelle fasi iniziali del caso ed avevano poi fatto delle ulteriori richieste ai livelli alti». Pur non potendo fare pressione direttamente sulla giustizia italiana, l’ambasciata conferma di averli aiutati «nell’organizzare incontri per la Dow con alti dirigenti del governo italiano, oltre che ad ottenere un processo equo in base al trattamento degli investimenti americani in Italia», tanto che i vertici europei della Dow avevano «espresso apprezzamento per l’aiuto dicreto dato nel presuadere l’ufficio del procuratore ad ascoltare anche la versione di Dow».
© RIPRODUZIONE RISERVATA