Camere di commercio: via libera alla fusione Brindisi-Taranto

La Camera di commercio di Brindisi
La Camera di commercio di Brindisi
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Mercoledì 10 Novembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 11:42

Respinto il ricorso contro l’accorpamento delle Camere di commercio di Brindisi e Taranto. A stabilire l’improcedibilità della contestazione da parte dell’ente camerale brindisino è stato il Tar del Lazio, che nelle scorse ore si è espresso definitivamente su una vicenda che si trascina ormai da diversi anni. La riforma, infatti, risale al governo Renzi mentre il ricorso al maggio del 2018.

La battaglia

Il 30 gennaio 2019, poi, lo stesso Tribunale amministrativo regionale si era rivolto con un apposito quesito alla Corte costituzionale. In particolare, il Tar ha sollevato la questione di legittimità costituzionale “per violazione del principio di leale collaborazione nella funzione legislativa”, poiché le norme “prevedono che l’esercizio delegato della potestà legislativa sia condotto all’esito di un procedimento nel quale l’interlocuzione fra Stato e Regioni si realizzi (e si è realizzata) nella forma inadeguata del parere e non già attraverso l’intesa in sede di Conferenza-Stato Regioni”. Il giudizio, dunque, è rimasto in sospeso fino al 28 luglio 2020, quando la Corte “ha dichiarato non fondate le questioni sollevate, ritenendo nella specie rispettato il principio di leale collaborazione durante il procedimento di adozione del decreto ministeriale del 16 febbraio 2018”. Il decreto, secondo quanto contestava non solo la Camera di commercio di Brindisi ma anche gli enti camerali di Massa-Carrara, Rieti, Pavia e Terni, avrebbe dovuto essere adottato previa intesa con la Conferenza Stato-Regioni e non, come previsto in precedenza, solo “sentita” la Conferenza Stato-Regioni. Nonostante i vari tentativi esperiti dal governo, infatti, l’accordo non si era mai formalmente raggiunto. E così, per evitare lo stallo, il decreto era stato comunque adottato.

La decisione

Già dopo il parere della Corte costituzionale, dunque, la battaglia sembrava perduta, pur rimanendo una minima speranza di mantenere l’autonomia. Speranza che, invece, è stata spazzata nelle ultime ore dalla decisione del Tar. In particolare, i giudici hanno ritenuto improcedibile per carenza di interesse il ricorso dell’ente camerale, fattispecie eccepita proprio da Unioncamere la quale al contrario di diversi enti camerali si è sempre espressa a favore della riforma. L’Unione italiana delle camera di commercio, in particolare, ha evidenziato come il decreto ministeriale impugnato dall’ente camerale brindisino sia stato “incorporato nel testo normativo”. A questo punto dunque, faceva notare proprio Unioncamere, “le circoscrizioni territoriali all’interno delle quali sono identificate le Camere di commercio, nonché le sedi delle camere accorpate, sono ora definite da un atto avente forza di legge”. Tesi accolta dai giudici del Tar del Lazio, per i quali “i ricorsi in esame, così come riuniti, sono improcedibili”, essendosi verificata “una situazione di fatto e di diritto sostitutiva di quella esistente al momento della instaurazione del presente giudizio”.

Niente ricorso

Per l’attuale commissario dell’ente camerale brindisino, tuttavia, non si tratta di una sconfitta, tanto che Antonio D'Amore non presenterà ricorso al Consiglio di Stato. «Rispetto a quelli che erano i timori di chiusura della sede, di perdita del personale e di impossibilità di svolgere attività di rappresentanza - spiega infatti - il Tar ha confermato che con gli ultimi interventi normativi c’è stato il recepimento delle nostre richieste: la sede resta aperta, il personale in servizio, non si trasferiscono i servizi e le attività promozionali. In seno all’unica giunta, viene individuato un rappresentante del territorio in qualità di vicepresidente, che ha un budget per le attività promozionali». Non solo. «Noi - fa notare D’Amore - siamo stati nominati commissari per l’accorpamento, manchiamo dunque dei requisiti soggettivi per presentare ricorso». Ciononostante, conclude D’Amore, «ho scritto al ministro Giorgetti per segnalare le perplessità di tutte le associazioni interessate riguardo al fatto che consiglio e giunta saranno ricostituiti sulla base dei dati del 2016, cosa che vedrebbe mortificate associazioni come Confimprese Italia, Confcommercio e Confartigianato che in quel periodo avevano un’altra ragione sociale o erano appena nate».

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