Leone de Castris nuovo procuratore generale della Corte d’appello di Bari: «Avrò più tempo per studiare e per il coordinamento»

Leone de Castris
Leone de Castris
di Luigi LUPO
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Lunedì 22 Gennaio 2024, 15:39 - Ultimo aggiornamento: 15:44

“Ringrazio per la presenza massiccia, ho tanti motivi per essere commosso”. Sono le prime parole di Leonardo Leone de Castris come nuovo procuratore generale della Corte d’appello di Bari. Dove si è insediato oggi con una cerimonia nell’aula magna dell’edificio barese.

“Qui ho studiato e ho seguito Annamaria Tosto. Uno dei motivi che mi rende inquieto. Quando una persona arriva in un contesto nuovo, c’è curiosità di sapere cosa pensa del distretto. Avrò la difficoltà principale di ricoprire questo ruolo dopo essere stato in prima linea tra Calabria, Foggia. Sono stato abituato all’adrenalina dell’indagine. Ma vorrei non perdere rapporti con polizia giudiziaria. È un diverso approccio psicologico: avrò più tempo per studiare e per il coordinamento. L’edilizia è un problema importante, mi dovrò occupare della cittadella della Giustizia. E poi c’è il tema di chiudere e velocizzare i processi. Sono procuratore da 15 anni, in questo periodo di dirigenza degli uffici, ho sempre cercato di dare l’impronta di un ufficio plurale. Ho dato imput per poi vedere i desiderata dei colleghi”.

Il discorso

Rapporti tra magistratura e politica, ruolo e "solitudine" dei magistrati, fisiologiche differenze di funzioni nella nuova carica che da oggi ricoprirà. Questi i temi su cui si è soffermato il nuovo procuratore generale della Corte d'appello di Bari, Leonardo Leone de Castris, fino a pochi giorni fa procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lecce, nel discorso di insediamento.

“Sul piano esterno, stiamo vivendo un momento di difficoltà, dovuto a una serie di fattori.

Intanto il susseguirsi di una serie di riforme. È un momento di grande confusione che demotiva i colleghi. Gli uffici giudiziari non sono aziende: è chiaro che debbano funzionare ma dobbiamo immaginare che dietro i fascicoli ci sono le persone. Una sentenza va tutelata, l’ordinanza di custodia capitolare deve essere sedimentata. Questo sta creando nei più giovani una caduta di tensione, una demotivazione nel lavoro su cui riflettere.

E poi c’è il tema di incomprensione tra componente giudiziaria e dimensione politica. Un argomento che crea forte ansia. Ci troviamo ogni giorno di fronte a polemiche, a giornali che attaccano funzione giudiziaria. Ad esempio, è fisiologica la revisione del processo sulla strage di Erba ma non può diventare occasione per attaccare i giudici. Ogni potere nelle democrazie cerca di guadagnare degli spazi perché ritiene di poter dire la sua. Ma mi inquieta che in paesi vicini, come Europa e Stati Uniti, 

È come se la circostanza di essere stati eletti possa affrancare dal rispetto dei poteri. È una china pericolosa e in contrasto con i principi della costituzione a cui ci dobbiamo opporre come cittadini. Non bisogna rispondere con una contrapposizione. Dobbiamo veicolare il messaggio che l’autonomia e l’indipendenza sono una garanzia per i cittadini, per coloro che non possono scriversi le regole da soli”.

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