Il boss pentito rivela i segreti del clan: «Così è nata la guerra negli Strisciuglio»

Il boss pentito rivela i segreti del clan: «Così è nata la guerra negli Strisciuglio»
di Nicola MICCIONE
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Domenica 24 Settembre 2023, 20:49

C’è la storia criminale recente degli Strisciuglio, i rapporti, gli affari e la spaccatura «dell’intesa mafiosa tra le articolazioni Carbonara e San Paolo» di Bari nelle 140 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Giuseppe Ronzino, contro Andrea De Giglio e Danilo Fusco, di 38 e 36 anni, nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Michele Ranieri, uomo di fiducia di Carlo Alberto Baresi, avvenuto la sera dell’11 settembre 2019 a San Pio. Un delitto di mafia, per cui sono stati condannati in primo grado Saverio Faccilongo, considerato il mandante, a 14 anni di carcere, Saverio Carchedi e Giovanni Sgaramella, che hanno partecipato all’agguato con De Giglio, a 24 anni, «inquadrato nell’ambito delle fibrillazioni intercorse all’interno del clan Strisciuglio», tra il gruppo «operante nella zona territoriale del quartiere Carbonara», di cui Ranieri faceva parte, e la frangia «San Pio-Enziteto».

La rottura tra i gruppi di San Paolo e Carbonara

Alla base, però, ci sarebbe stata la rottura dell’intesa fra i gruppi del San Paolo e di Carbonara (Alessandro Ruta, d’altronde, era uno degli affiliati di Baresi) a causa di «un credito - naturalmente frutto di attività illecite - che l’articolazione del San Paolo credeva di poter vantare o vantava» nei confronti di «Carletto» risalente ad agosto 2019, quando «Gamuff» si sarebbe recato «dai sodali del San Paolo per il ritiro dell’ultima tranche (2.500 euro) dei complessivi 90mila euro per le pregresse forniture di narcotico».

E proprio in quella circostanza, secondo le carte dell’inchiesta, il pentito Donato Telegrafo, «su disposizione di Ruta», avrebbe ratificato a Ranieri la decisione intrapresa dall’articolazione del San Paolo di distaccarsi da Baresi: «Avvisa Carlo Alberto Baresi - avrebbe detto Telegrafo - che da questo momento in poi, Ruta e noi sim na cos e tu n’altra cos». La rottura dei rapporti, secondo l’altro Telegrafo, Arcangelo, sarebbe stata causata «dai comportamenti assunti da Baresi, in relazione a questioni economiche per forniture di narcotico effettuate da Giovanni Di Cosimo ai consociati del San Paolo», i quali si sarebbero serviti anche di Fusco, «quello che è scappato, che stava con Gamuff», per gli approvvigionamenti. Ma «la causa dell’omicidio», individuato come il responsabile morale del delitto Ranieri, sarebbe stato Francesco De Marzo, detto «Cicchetto», detenuto a Bari. «Baresi lo stava umiliando per il discorso del padre, che è un collaboratore - ha proseguito Telegrafo -. Poi non gli dava anche l’hashish, diciamo che stava sfasando un po’ Baresi». Una circostanza, quest’ultima, che avrebbe innescato una vera e propria ostilità fra i due: «Queste sono cose che succedono in carcere, che si impu’… diciamo battibecchi che nascono in carcere per queste cose, che poi degenerano in questi omicidi».

Per Telegrafo «la stessa visione l’abbiamo avuta noi sull’omicidio Mercante e a seguire. Questa è una cosa inaccettabile tra di noi, quando metti in mezzo la famiglia». E proprio «come risposta ai conflitti insorti fra le mura carcerarie» Faccilongo avrebbe avuto in mente di dare una lezione a qualcuno legato a Baresi, individuando come obiettivo dapprima «una roulotte adibita alla vendita e somministrazione ambulante di panini e bevande» del cognato di «Carletto», a Pane e Pomodoro, «picchiando tutti quelli che stavano là, donne, uomini e bambini», e poi Ranieri. Alle propaggini San Pio e San Paolo, infine, si sarebbe connessa anche l’ala Libertà della «Luna», limitatamente al gruppo di Vito Valentino: in pratica, secondo le indagini degli inquirenti, «la triade Faccilongo-Ruta-Valentino generavano un’alleanza trasversale, in relazione al fine comune rappresentato dall’agire all’unisono in funzione contro Baresi, in grado di rappresentare un unitario fronte difensivo e ritorsivo». 

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