Bari, il Consorzio Asi "cerca" suoli: incontro con il comune di Molfetta per ragionare sul futuro

Al momento gli ettari a disposizione sono meno di 30. Le domande arrivate nel 2021 per i terreni sono 34

Bari, il Consorzio Asi "cerca" suoli: incontro con il comune di Molfetta per ragionare sul futuro
di Beppe STALLONE
4 Minuti di Lettura
Domenica 19 Dicembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 12:56

La fame di suoli di cui soffre il Consorzio Asi di Bari, in particolare per quanto riguarda l’agglomerato industriale di Bari – Modugno, è ormai un dato acclarato. Al momento gli ettari a disposizione sono meno di 30. Per quanto riguarda l’agglomerato di Molfetta pende su gran parte dei terreni il vincolo idro-geologico, ma la problematica si dovrebbe risolvere in tempi brevi. A medio termine si potrebbero liberare aree piuttosto vaste, utili oltre che al Consorzio alla stessa città e al suo porto che è in fase di forte sviluppo.

Le aree a disposizione

«Nei prossimi giorni – riferisce il presidente del Consorzio Asi di Bari Paolo Pate – incontrerò il sindaco di Molfetta per condividere con lui le linee programmatiche di quello che sarà lo sviluppo dell’agglomerato industriale di Molfetta». Quello della carenza dei suoli non è quindi un particolare poco rilevante. Se c’è carenza di terreni è difficile immaginare di poter accogliere a Bari gruppi industriali italiani e internazionali. E’ bene sapere che le domande di suoli giunte in Asi nel solo 2021 sono state 34. Le ultimi assegnazioni il consiglio di amministrazione le ha fatte due giorni fa. Una di queste, riguarda Ovs azienda leader in Italia nel settore abbigliamento, un’altra è relativa a un’azienda di impiantistica e ancora una terza realizzerà un impianto innovativo di smaltimento e riutilizzo dei pneumatici. Con queste ultime assegnazioni verranno occupati complessivamente 6 ettari di terreno circa e una volta realizzati gli impianti, è previsto l’impiego di circa 200 persone. 

L'area industriale infrastrutturata


L’allargamento del Consorzio con l’acquisizione di 80 ettari in territorio di Toritto appare quindi davvero come manna dal cielo. Fra l’altro si tratta di un’area già tipizzata D1, un’area industriale anche parzialmente infrastrutturata, il che significa pronta per ospitare nuovi insediamenti. Inoltre contigua a questa c’è un’altra zona indicata dal Piano regolatore come D2 (terziario avanzato) che presto, una volta ottenute le varie autorizzazioni regionali, potrebbe rientrare in zona industriale. Come dire che l’Asi presto potrebbe contare su complessivi 110 ettari circa (80 più 30 di questa seconda area) in territorio comunale di Bitritto. Una nuova direttrice di sviluppo che dà respiro al Consorzio e lo proietta verso un’espansione che nei prossimi anni potrebbe coincidere con l’intera Città metropolitana di Bari. D’altra parte «allargare gli ambiti territoriali del Consorzio – come sottolineato dal professor Federico Pirro - significherebbe anche affidargli una funzione di coordinamento e di impulso sugli indirizzi dello sviluppo industriale delle aree amministrate e di quelle ad esse prospicienti». Si tratta di un’operazione di non facile realizzazione in quanto dovrebbe basarsi sulla collaborazione fattiva di tutti i comuni dell’Area metropolitana.
Al momento l’unica convezione che l’Asi ha sottoscritto è quella con il Comune di Bari, mentre con i comuni di Modugno e Molfetta sono in atto contenziosi, se pure in via di risoluzione per via transattiva e in tempi, si auspica, brevi.

D’altronde il Consorzio non gode di trasferimenti pubblici da parte della Regione Puglia o dallo Stato. Tutto ciò che si ricava, giunge dai proventi per l’assegnazione dei suoli. I servizi di pubblica utilità che vengono forniti da Asi devono pur essere pagati da qualcuno, cioè dai Comuni in cui quei territori ricadono, ecco quindi i motivi del contenzioso in atto con Modugno e Molfetta, cui si accennava prima. Ma questo avviene perché non esiste una convenzione che definirebbe ruoli, servizi offerti e relativi costi.

La proposta del presidente del Consorzio

Eppure esiste un’alternativa che metterebbe fine o quanto meno snellirebbe il tutto. Un modello innovativo che ci suggerisce il presidente del Consorzio Pate. «Le Asi, così come già avviene in Friuli e nella vicina Matera dovrebbero avere un rapporto diretto con le aziende, nel senso che queste invece di pagare per intero l’Imu ai Comuni, potrebbero versare parte di quel tributo direttamente all’Asi. Il Consorzio, ovviamente, utilizzando quelle somme potrebbe offrire nuovi servizi o incrementare quelli già esistenti alle aziende dell’area industriale, senza dover aspettare le rimesse da parte dei Comuni, con tutti i possibili contenziosi». 
© RIPRODUZIONE RISERVATA - SEPA

© RIPRODUZIONE RISERVATA