Quattro foto segnaletiche di due uomini in tuta gialla sovrastano la scritta: «è stato abbandonato dal suo governo, che non ha fatto del proprio meglio per comprare la sua libertà. Chiunque voglia pagare il riscatto per il suo rilascio e trasferimento può contattare» un numero che inizia con +96 (un prefisso che il sito «fakenumber.org» considera «falso»). Le inserzioni, su sfondo scuro e ad alta definizione, sono rivolte «a chi può riguardare tra i pagani, crociati e i loro alleati, come anche tra quelle che sono definite organizzazioni per i "diritti" umani». Accanto alle foto (di fronte, profilo, tre-quarti e di nuca) vengono precisate le generalità degli ostaggi: Ole Johan Grimsgaard Ofstad, 48 anni, nato a Porsgrunn (Norvegia), «laureato in scienze politiche» e Fan Jinghui, 50, di Pechino, «consulente freelance».
Di entrambi viene anche dato un indirizzo dettagliato. Il riferimento all'offerta a «tempo limitato» lascia temere che, se la linea della fermezza del governo norvegese e cinese continuerà, per i due la tuta gialla verrà cambiata in quella arancione che hanno indossato le decine di ostaggi decapitati coi coltelli o uccisi in altre barbare maniere come l'annegamento o i roghi, anche a fuoco lento. Le inserzioni precedono l'ultima pagina con una foto di Papa Francesco che, nella didascalia, viene definito «papa crociato». L'articolo «Dabiq» punta a condannare i «sapienti governativi apostati» mostrandoli appunto accanto al pontefice di una religione che nel Medio evo produsse cavalieri crociati. Nel pezzo, pieno di retorica islamica, non si fa altra menzione a papa Francesco.
La rivista è solo uno degli strumenti che lo Stato islamico usa in maniera estremamente professionale per diffondere il proprio messaggio di terrore.
Si nota anche una tendenza a mutuare linguaggi della comunicazione occidentale deformandoli ad uso del progetto terroristico e di creazione di una società con valori islamici esasperati al di là di quanto accettabile anche negli ambienti musulmani più conservatori. Oltre a riecheggiare l'inserzionistica pubblicitaria anglofona (il «for sale» dei due ostaggi), in giugno era circolato su internet un testo che - attribuito all'Isis - proponeva un delirante «concorso a premi»: in palio c'era «una schiava» per i primi tre classificati di una gara di recitazione di versetti coranici.