Isis, via agli interrogatori degli arrestati per terrorismo. Ecco come inviavano il denaro in Albania

Isis, via agli interrogatori degli arrestati per terrorismo. Ecco come inviavano il denaro in Albania
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Mercoledì 16 Marzo 2022, 05:00

Il Covid era un “piccolo soldato di Allah”, mandato sulla Terra per punire gli occidentali. E loro, nonostante questo, riuscivano ad aggirare persino i divieti legati al lockdown. Dalle carte dell’inchiesta che ha visto quattro arresti due giorni fa a Bari (Muca era colui che organizzava la raccolta del denaro, Leshi e Ramku i due intermediari e Belba trasferiva il denaro in Albania, spesso telematicamente ma in qualche caso anche fisicamente, con dei “borsoni”), tutti e quattro albanesi ma residenti o nel capoluogo di Regione o nei dintorni, emergono i dettagli su una vera e propria organizzazione, finalizzata alla propaganda dell’ideologia terroristica e soprattutto alla raccolta di fondi, in questo caso da destinare a Genci Abdurrahim Balla, l’imam della Moschea “Xhamia e Letres” a Kavaje, nei pressi di Tirana. 

Terrorismo, raccoglievano denaro per finanziare l'imam Jihadista: 4 arresti, uno lavorava per il Comune. Le intercettazioni: «Covid soldato di Allah».

Oggi gli interrogatori

Gli interrogatori per tutti e quattro gli arrestati partiranno oggi, intanto però gli inquirenti hanno ricostruito i movimenti dell’organizzazione. Intanto, per risalire a come i quattro si muovevano, è stato fondamentale capire anche i “giri” di denaro. Secondo una prima ricostruzione resa nota attraverso la conferenza stampa i modi di invio del denaro erano due: uno “occultato e non tracciabile”, così come si legge nell’ordinanza, che in alcuni casi si serviva persino di monete virtuale (sarebbero stati usati i bitcoin, proprio sfruttando l’irrintracciabilità di questo sistema); e un altro, invece, fisico. Cioè, con un uomo che fisicamente si recava in Albania per portare il denaro. Il denaro veniva raccolto tramite la chat whatsapp, ma in realtà gli inquirenti sospettano che la propaganda avvenisse anche su altri social network, ma l’app più importante di messaggistica è stata quella più facile da “intercettare”. Esisteva un vero e proprio gruppo comune, sul quale veniva reso noto a chi sarebbe andato quel denaro raccolto.

Spesso si trattava di donne o parenti di presunti terroristi che in Albania venivano arrestati. E qui ritorna, prepotente, l’aspetto legato alla propaganda. Un esempio di una conversazione tra due dei quattro arrestati: «C’è una donna lì - dice il primo - con 2-3 bambini, il marito è finito in carcere per 4-5 anni, lo hanno messo dentro per l’Isis e queste cose e sta in una brutta situazione (economica, ndr), se riusciamo a raccogliere dei soldi, tipo 200-300 euro, quello che riusciamo, che ne pensi tu?». La risposta di Leshi: «Senz’altro fratello, Allah ti ricompensi». Ognuno metteva quello che aveva, questo è chiaro sin dalle richieste: da 5 euro a testa fino a 2-300 se l’interessato poteva permetterselo. 

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La struttura dell'organizzazione 

L’incaricato del trasporto di denaro era Roland Belba, che tra l’1 luglio 2020 e il 28 gennaio 2021, secondo la ricostruzione degli investigatori, avrebbe fatto otto viaggi (quattro di andata e quattro di ritorno) per l’Albania, sempre da Bari a Durazzo. I suoi contatti con l’organizzazione albanese sarebbero testimoniati anche da alcuni messaggi su whatsapp e dalle intercettazioni telefoniche. “Roland Belba - si legge nelle carte - ha compiuto il viaggio in Albania nei primi giorni del luglio 2020, con accertato trasporto della somma di denaro, e ha affrontato in massaggi vocali inviati alla madre ed a Bedri gli aspetti delle modalità di custodia dei soldi e della consegna di essi”. Era tutto a lui, insomma, almeno secondo quanto hanno capito gli inquirenti. E alcune delle conversazioni avvenivano tramite Telegram. La ricostruzione dell’organizzazione non può prescindere da come il denaro veniva trasferito in Albania (ed è solo uno dei traffici aperti da Bari a Durazzo), che sia tramite mare o tramite moderne tecnologie non rintracciabile. E l’impressione, secondo la Procura, è che i soldi siano ben di più rispetto a quanti pensano gli investigatori. Oggi gli interrogatori, magari si capirà qualcosa in più.

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