La grande paura: la testimonianza di tre salentine scampate per miracolo

La grande paura: la testimonianza di tre salentine scampate per miracolo
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Domenica 13 Marzo 2016, 23:40 - Ultimo aggiornamento: 14 Marzo, 14:53
C’erano anche tre salentine ad Ankara, a due passi dall’esplosione che ieri ha nuovamente terrorizzato la Turchia, a poche ore da quello che in mattinata si era verificato in Costa D’Avorio.
Le tre studentesse salentine sono Alessia Re, di Oria, Federica Nestola e Stefania Ramundo, entrambe di Copertino, stanno bene anche se sono molto scosse: si trovavano poco lontano dal luogo dell’esplosione dell’autobomba, che si è verificata nel centro della capitale. Nel traffico della capitale turca c’era infatti l’ultima tappa del progetto “Youth give hand to Syrian immigrant children”, cui partecipano diversi paesi tra cui l’Italia.

«Alcuni di noi erano rientrati in albergo circa quindici minuti prima dell’attentato - racconta Alessia Re - altri si sono ritrovati a pochi passi da quel boato che ha seminato decine di morti. Le strade erano gremite di gente, famiglie con bambini e mezzi pubblici strabordanti nell’ora di punta in quello che è il più importante crocevia commerciale della capitale».

«Due settimane fa siamo partite in tre dal Salento, destinazione Turchia, per partecipare ad un progetto Erasmus volto ad aiutare bambini siriani rifugiati in Turchia - raccolta Alessia Re -. Insieme a me due studentesse di Copertino, di 18 anni e 21 anni. Tutti nel pomeriggio di ieri eravamo impegnati negli ultimi acquisti nel centro della capitale, proprio a pochi metri dall’esplosione. Alcuni di noi, come ho detto erano rientrati in albergo poco prima dell'esplosione, altri si sono ritrovati a poca distanza dal luogo dell'attentato, ma nessuno del gruppo è rimasto ferito. Le strade erano gremite di gente, famiglie con bambini e mezzi pubblici strabordanti nell’ora di punta in quello che è il più importante crocevia commerciale della capitale».
Per i ragazzi italiani sono stati momenti di grande apprensione.
«Sui tavoli del ristorante del nostro albergo, distante pochi chilometri dal parco Guven teatro dell’esplosione - dice Alessia -  i piatti di ciorba si raffreddavano mentre attendevamo ansiosi il rientro di tutti i membri del nostro team. La responsabile del nostro progetto ed un suo collaboratore hanno visto l’esplosione alle loro spalle mentre rientravano in taxi per la cena. E poi sirene a non finire. Al rientro di tutti i componenti del team lacrime, spavento e occhi sbarrati hanno trasformato la nostra festa in una riflessione profonda sul significato della miseria umana. Dolore, paura e rabbia si sono mescolati alla solidarietà e alla voglia di andare oltre le mura delle nostre esistenze».

Come il resto di Ankara, anche i salentini sono rimasti per ore nell’incertezza mediatica che ha avvolto la capitale turca, dove tutti i social sono rimasti bloccati per ore. «È stato molto difficile reperire notizie sull’accaduto perché il governo turco in questi casi rallenta le attività dei media e ha anche bloccato per diverse ore tutti i social network per evitare la diffusione di video, foto e testimonianze - prosegue Alessia Re -. La discrepanza più scioccante è quella sul bilancio delle vittime: i media parlano di poco più di trenta morti e circa settantacinque feriti ma per qualche ora sui social media turchi si sono letti numeri impressionanti. Alcuni medici ospedalieri hanno parlato di 140 morti e 150 feriti, ma nell’arco di un’ora immagini e dati sono stati cancellati dall’ente governativo preposto al controllo mediatico».

Nonostante la paura le ragazze fanno sapere che «nulla potrà sminuire il lavoro fatto e i sorrisi dei bambini strappati al dolore, al contrario più forti di prima porteremo nelle nostre città le nostre testimonianze e continueremo il lavoro iniziato in terra turca».
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