C'è anche il nome di monsignor Mauro Carlino, di Lecce, da poche settimane capo dell'Ufficio informazione e Documentazione del Vaticano, tra i cinque dirigenti...
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Papa Francesco ha ordinato un'indagine puntuale e severissima, e che non faccia sconti a nessuno.Oltre a Carlino, i quattro dirigenti sospesi sono: due funzionari della Segreteria di Stato, Vincenzo Mauriello, minutante dell'Ufficio Protocollo, e Fabrizio Tirabassi, minutante dell'Ufficio Amministrativo: un'addetta all'amministrazione, Caterina Sansone; il direttore dell'Aif Tommaso Di Ruzza, il giovane esperto, genero dell'ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio, chiamato cinque anni fa a dirigere l'anti-riciclaggio in Vaticano nell'Authority presieduta dalla svizzero René Bruelhart.
Già nella giornata di martedì erano stati sequestrati documenti e pc in Segreteria di Stato e all'Autorità di informazione finanziaria. Ieri l'indagine dei pubblici ministeri d'Oltretevere ha prodotto i primi, clamorosi provvedimenti. Stando a quanto scrive l'Espresso, ieri mattina il Corpo della Gendarmeria ha spedito una disposizione di servizio al personale interno dello Stato e alle Guardie Svizzere che controllano gli accessi, che segnala che cinque persone da ieri sono state «sospese cautelativamente dal servizio». «I suddetti», si legge nella nota, «potranno accedere nello Stato esclusivamente per recarsi presso la Direzione Sanità ed Igiene per i servizi connessi, ovvero se autorizzati dalla magistratura vaticana. Monsignor Mauro Carlino continuerà a risiedere presso la Domus Sanctae Marthae».
L'indagine è solo agli inizi, ma risulta all'Espresso che le «operazioni finanziarie compiute nel tempo», al centro delle indagini secondo il comunicato di ieri della Sala stampa vaticana, riguardano alcune compravendite immobiliari milionarie all'estero, in particolare immobili di pregio a Londra, e alcune «strane» società inglesi che avrebbero partecipato al business.
Gli investigatori starebbero inoltre analizzando alcuni flussi finanziari dei conti su cui transita appunto l'Obolo di San Pietro, l'insieme delle offerte di denaro fatte dai fedeli e inviate al Papa per essere redistribuite a sostegno della missione della Chiesa e delle opere di carità. Ma anche e soprattutto per il sostentamento dell'apparato vaticano. Nel 2015, i conti e gli investimenti da fondi provenienti dall'Obolo avevano raggiunto la somma record di quasi 400 milioni di euro. Le denunce fatte dallo Ior e dal Revisore generale interesserebbero un arco temporale recente. Monsignor Carlino è stato per anni il segretario personale del porporato. Secondo fonti autorevoli, tuttavia, non aveva alcuna autorizzazione per compiere operazioni finanziarie, ma aveva solo compiti di amministrazione. Per quanto riguarda ciò che emerge dall'inchiesta, le stesse fonti sottolineano che per un ufficio come quello dell'Obolo di San Pietro è «normale» procedere ad investimenti, e magari, anziché delle irregolarità, potrebbero essere stati commessi «errori». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia