La rivincita culturale per ripartire: il Teatro ai tempi della crisi

Neri Marcorè tra gli ospiti della prossima stagione del Nuovo Teatro Verdi di Brindisi
Due mondi concettuali della città, quello culturale e quello economico, si incontrano, si conoscono, collaborano insieme per disegnare il futuro. La cultura rappresenta per la...

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Due mondi concettuali della città, quello culturale e quello economico, si incontrano, si conoscono, collaborano insieme per disegnare il futuro. La cultura rappresenta per la città un asset straordinario e irrinunciabile di sviluppo. Mentre nell’economia che domina il nostro tempo, la competizione non è solo tra imprese, ma sempre di più tra territori. E si presentano forti e vincenti quelle città che sanno proporsi come accoglienti, attrattive e capaci di offrire un’alta qualità di sapere, di formazione, di vita. La Fondazione del «Teatro Verdi», fin dalla sua costituzione, tratta la conoscenza come un valore unico, capace di predisporre al progresso. Come ci ricordava Calvino le città sono attraversate da narrazioni, storie, immagini, sono fatte non solo di scambi ma soprattutto di desideri, sogni, parole. Il teatro è la città ed ecco perché è così importante che esso sia sempre di più uno spazio aperto, un’unità di misura del futuro, un luogo abitato da una molteplicità di persone, che sia denso di visioni, di sguardi che possono aprire sul reale nuovi punti di vista. Il «Verdi» prova a essere tutto questo, il designer di una città che riparte dai giovani, li ascolta, ne promuove i talenti e le idee di sviluppo, a cominciare dalle più visionarie e innovative. L’aspirazione si realizza credendo nella forza della storia e della ricchezza intellettuale. E ritenendo che la cultura non sia solo l’aristotelico «ornamento nella buona sorte o rifugio nell’avversa», ma la formidabile leva di crescita economica che i tempi ci chiedono.


Poi, però, si affaccia anche un rapporto diretto tra la scena del teatro e il mondo dell’economia. Recentemente è stata ricostruita, ad esempio, un’insospettabile versione di «Shakespeare economista»: secondo questa teoria l’analisi dei testi shakespeariani porta alla scoperta di un universo economico del tutto singolare, unico e inconfondibile nel proprio genere. Potrebbe sembrare azzardato collegare i testi del Bardo con l’attualità economica, eppure il mercato della Venezia di fine Cinquecento, centro nevralgico dello scambio di merci, idee, tradizioni e culture – così come viene rappresentato ne «Il Mercante di Venezia» - fornisce un sorprendente spunto di collegamento con gli scenari dell’economia di oggi.



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Quotidiano Di Puglia