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L’autunno, e quel non so che di malinconia, di senso della fine che esso porta con sé: salvo essere tra quelli che soffrono il caldo e festeggiano l’arrivo del fresco, ma sono una minoranza. La statistica, infatti, è inoppugnabile: con l’insediarsi stabile della stagione che prelude a quella invernale, sono in molti a cadere nella trappola della ricca gamma di sviluppi depressivi connessi all’accorciarsi delle giornate e alla ripresa del tran tran della quotidianità. E al rimpianto per le notti di Ibiza o il relax di una giornata di mare a Mykonos.
L'equinozio d'autunno
Il passaggio astronomico del Sole dal segno ancora estivo della Vergine a quello più introflesso e pre-crepuscolare della Bilancia - e dunque l’equinozio d’autunno - è avvenuto in realtà il 23 settembre alle 3.03 (per l’Italia) e non, come comunemente si crede, il 21 settembre, giorno cui le convenzioni ascrivono appunto il secondo momento dell’anno in cui le ore di luce sono in pareggio con quelle di buio (il primo è l’equinozio di primavera). Questo perché il Sole cambia ogni anno l’orario di questo suo traghettamento. E non perché si sposti ma perché cambia l’inclinazione dell’asse terrestre: per questo motivo per il prossimo equinozio d’autunno targato 21 settembre bisognerà aspettare il 2092 alle 23.41.
Fino ad allora, quindi, l’equinozio continuerà a cadere tra il 22 o il 23 settembre, ma considerazioni astronomiche a parte rimane un fatto: la trasmigrazione annuale dalle spiagge agli uffici non è mai indolore, come conferma la psicanalista e scrittrice Vera Slepoj: «L’autunno accentua una certa visione della realtà: via gli strumenti vivificanti dell’estate, via l’adrenalina che ci dà il Sole.
Attenzione al cibo
Il cibo, per esempio, la cui influenza sui nostri ormoni è ormai scientificamente provata: «La malinconia autunnale non è un fatto statistico ma fisiologico». Così Domenicantonio Galatà, presidente dell’associazione italiana nutrizionisti in cucina. «Le giornate si accorciano, cambiano il nostro set-up biologico e le proporzioni tra cortisolo, l’ormone che ci sveglia, e melatonina, quello che ci mette a letto». E variano anche i momenti degli appuntamenti fissi della giornata: se d’estate si può cenare anche alle 23, in autunno no, non è il caso: «Il nostro corpo, in questo momento, è sottoposto sia allo stress derivante dall’adattamento ai nuovi orari “solari” sia a quello del ritorno al lavoro, alla routine», prosegue il nutrizionista, «ed ecco che diventiamo quindi più desiderosi di zuccheri. Il freddo, per giunta, fa aumentare la fame e il cibo è l’elemento più consolatorio che ci sia». Per evitare di diventare mongolfiere, quindi, meglio rivedere le abitudini: «Parola d’ordine, allinearsi ai ritmi circadiani e della natura». In primis, mai saltare la colazione, «per la quale prediligere bevande e alimenti non troppo carichi di zucchero e non troppo raffinati. Il miglio cotto nel latte è buono e non ingrassa, ma anche la colazione salata va benissimo: pane e uova strapazzate, con ricotta o avocado, oppure con olio e origano». E poi 4 o 5 pasti al giorno in orari fissi e regolari, «svegliarsi con il sorgere del Sole e andare a letto al massimo alle 23: così il metabolismo comincia a bruciare calorie fin dalle prime ore del mattino». E soprattutto - udite, udite - mai fare attività fisica dopo le 17, conclude Galatà: «Altrimenti, paradossalmente, la ginnastica fa ingrassare».
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Quotidiano Di Puglia