Università e formazione, poche immatricolazioni (10%). Gli studenti scelgono altri atenei per studiare, perché?

Università e formazione, poche immatricolazioni (10%). Gli studenti scelgono altri atenei per studiare, perché?
di Domenico PALMIOTTI
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Martedì 28 Novembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 29 Novembre, 12:45

L’Università di Bari ha a Taranto 15 corsi di laurea, tra magistrali e triennali, vede la presenza di 7 Dipartimenti, e nel 2023 ha registrato 692 immatricolazioni. Il numero delle immatricolazioni negli ultimi anni si è mantenuto sostanzialmente stabile, tranne gli anni del Covid quando c’è stato un piccolo incremento. 

Il trend

Eppure l’Università può immatricolare a Taranto negli attuali corsi di studio più del doppio degli studenti, cioè circa 1.800, a costo zero. Inoltre, su circa 6.000 diplomati stimati ogni anno (dati del 2019), solo una metà prosegue gli studi universitari e di questi il 90% studia fuori (il 60% in territorio extraregionale) e solo il 10% frequenta l’Università a Taranto. Questo nonostante l’UniBa offra l’esenzione dalle tasse universitarie sino a 25.000 euro di Isee. 
Al convegno svoltosi ieri nell’ex caserma Rossarol, sede dell’Università, sui temi impresa, formazione e sviluppo su iniziativa di Confindustria Taranto, Giovanni Di Mauro, di UniBa, parte da numeri e slide per indicare quanto cammino resti ancora da fare per rendere più attrattiva l’Università e quanto è già in campo. L’attuale popolazione universitaria (dati 2015-2023) proviene per il 67,8% da Taranto e provincia. Il 32,2 dal capoluogo. Piccole percentuali arrivano dalle altre provincie pugliesi e figura anche una quota davvero minima, l’1,1%, da La Spezia, che si spiega con i corsi universitari che UniBa ha attivato in collaborazione con la Marina Militare. Passi avanti per potenziare e migliorare l’offerta, UniBa ne ha fatti, dice Di Mauro. Che cita la concessione di finanziamenti ai patti territoriali di alta formazione per le imprese (UniBa ha 27,5 milioni su un plafond di 112), ma anche la formazione per le imprese attraverso corsi di competenza trasversali, i progetti di ricerca, le convenzioni su didattica e ricerca con Comune, Marina, Confindustria e grande industria. La sinergia c’è ma bisogna rafforzarla agendo anche sul lato città, economia e lavoro, sostiene l’Università di Bari.
«Noi abbiamo guardato allo sviluppo del territorio come stella polare - afferma Paolo Pardolesi, direttore del Dipartimento di Taranto in Sistemi giuridici ed economici del Mediterraneo -. Sicuramente sì incentivare la crescita del Dipartimento come luogo di formazione e di ricerca di alto profilo, ma farne anche un hub culturale in grado di creare un ponte tra mondo accademico, creatività, creazione sociale, innovazione e imprenditorialità». Deve essere il «cuore pulsante delle sinergie empatiche» dice Pardolesi, intendendo per questo il dialogo tra persone, poiché «le istituzioni, le imprese, sono fatte da persone e quando possono dialogare, possono raggiungere gli obiettivi più ambiziosi». 


Le “sinergie empatiche” che Pardolesi auspica sono quelle «tra Comune, Provincia, Regione e mondo imprenditoriale all’insegna della valorizzazione dei giovani e del territorio. L’obiettivo è un circolo virtuoso di sviluppo culturale sostenibile. I giovani li formiamo, li mandiamo all’estero, gli consentiamo di poter acquisire expertise, ma poi occorre un ulteriore sforzo: investire sulle loro intuizioni, sulla loro vision, e solo così potremo riportarli a casa perché siano profeti in patria e far sviluppare al meglio la città».
In questo contesto c’è intanto l’esperienza degli Its (Istituti tecnologici superiori) che va bene, come dichiara Silvio Busico, presidente di Its Logistica Puglia. «La filiera mobilità sostenibile, che mette insieme 20 Its, ha raggiunto quasi 1.900 imprese con indicatori di occupabilità alti - spiega Busico -.

Stiamo raccogliendo la grande sfida del Pnrr, sono stati stanziati finanziamenti importanti per nuovi percorsi e laboratori tecnologici. Dobbiamo raddoppiare gli iscritti del sistema e raggiungere gli altri Paesi europei. Oggi siamo a 20mila su scala nazionale su 147 Its, puntiamo al doppio entro il 2025. Raddoppiarli perché - l’abbiamo toccato con mano con le imprese - è un sistema che funziona e garantisce occupazione. La Puglia sta facendo la sua parte. È seconda in Italia dopo la Lombardia come stanziamenti. La Puglia ha 105 milioni per gli Its, che ora sono 10. Alcuni Its in Italia, tra cui quello che rappresento, hanno sfiorato il 90% di occupati, risultato eccezionale». Con l’intero secondo anno all’interno delle aziende sotto forma di stage o tirocinio, «diamo a quest’ultime - evidenzia Busico - la possibilità di toccare con mano nuovo capitale umano e ai ragazzi di potenziare le loro conoscenze sul campo».


«Ogni volta che arrivo qui, davvero mi esalto. Taranto è una città che mi entusiasma. C’è tanta gente che ha voglia di fare e di costruire. L’entusiasmo che c’è a Taranto è difficile trovarlo in giro per la Puglia. È una sorta di riscatto che si sta cercando di mettere in campo», osserva Sebastiano Leo, assessore alla Formazione e al lavoro della Regione Puglia. «Il Pnrr - aggiunge Leo - ci dà la possibilità di guardare in maniera più globale e costruire percorsi virtuosi, sapendo bene che Pnrr e fondi strutturali sono opportunità importanti. I treni passano sempre, ma questo è specialissimo e non passerà più. E allora il gap Nord-Sud si può colmare se riusciamo a investire bene le risorse che l’Europa mette a disposizione. Il mercato può essere drogato da così tante risorse. Su alcuni settori come la formazione, l’alta competenza e gli Its, dobbiamo creare percorsi strutturati perché le risorse finiranno nel 2026, altrimenti tutto verrà perso». Il turismo per esempio. «Va bene, abbiamo numeri fondamentali - rileva Leo -, ma serve la qualità del turismo e quindi occorre puntare sul capitale umano». 
«Lavoriamo su due binari - commenta Salvatore Toma, presidente di Confindustria Taranto -. Uno, per il presente, consiste nel far dialogare le imprese associate con le Università e gli Its. Spieghiamo le nostre esigenze immediate e aiutiamo le aziende a trovare le competenze che servono. L’altro binario, più importante, che può cambiare il territorio nel sociale, è dialogare con le scuole medie e superiori per aprire il mondo delle nostre imprese ai ragazzi e alle loro famiglie, ospitandoli nelle aziende».

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