Da Taranto a Roma, domani riaccende i motori la protesta sull’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia. A Taranto scendono in strada le imprese dell’indotto siderurgico, a Roma si riunisce sotto la sede del ministero delle Imprese (ed è la prima volta che viene scelto questo luogo) il coordinamento sindacale di Fim, Fiom e Uilm di Acciaierie d’Italia.
Le iniziative
Modalità diverse, ma un filo comune sembra legare le due iniziative: preoccupazione, molta preoccupazione per lo stallo che da mesi inchioda l’ex Ilva, stallo che per imprenditori e sindacati ora sembra volgere al peggio, al punto di non ritorno, mentre per l’amministratore delegato Lucia Morselli (lo ha detto lunedì a Taranto a margine di un evento del Politecnico di Bari) adesso, rispetto a quattro anni fa, «la fabbrica è più bella, forte e potente». «Venerdì sera - spiega a Quotidiano Fabio Greco, presidente di Aigi, l’associazione che raggruppa le aziende dell’indotto - abbiamo fatto un’assemblea e deciso di fermarci. Visto che non c’è stato nessun intervento del Governo o di parlamentari per rassicurarci circa il fatto che non ci sarà alcuna amministrazione straordinaria per Acciaierie d’Italia, scenario invece evocato da “Il Giornale”, e poiché riteniamo che vi siano tutti i crismi per tornare al 2015, e quindi ad un’ennesima amministrazione straordinaria e poi ad una newco, si parla con Arvedi e Fincantieri, non possiamo più stare fermi. Anche perché solo Acciaierie d’Italia ha smentito. Altrove silenzio». «Ieri mattina - prosegue Greco - abbiamo fatto anche un incontro in Questura e deciso che domani ci sono 8-900 persone, tra imprenditori e loro collaboratori, che si radunano alla portineria imprese del siderurgico alle 6.45 e vanno alla portineria C. Stesso orario di raduno per i mezzi alla portineria C dello stabilimento. Poi tra le 8.30-9 faremo un punto stampa alla portineria C e da qui tutt’insieme in corteo ci muoveremo verso la città. Accanto alle persone, ci saranno 150 tra Tir e autogrù e 60 camion. I mezzi però si fermeranno al ponte di pietra per tornare indietro mentre noi proseguiremo sino alla Prefettura dove il nuovo prefetto, Paola Dessì, ci attende alle 13».
«È l’indotto che si muove, in quanto vi sono anche altre aziende che si associano - rileva Greco -. Noi non blocchiamo lo stabilimento. Non blocchiamo il transito dalla portineria C. È solo un punto di raccolta. Un presidio temporaneo. Noi non abbiamo voglia di bloccare lo stabilimento, che per noi deve produrre. Quella è casa nostra». «Il Governo, che è in società con un privato, deve garantire i crediti.
I sindacati
Sul fronte sindacale, invece, alle 10.30 di domani sotto la sede del Mimit si riunirà il coordinamento nazionale unitario dei delegati sindacali di Fim, Fiom e Uilm del gruppo Acciaierie d’Italia. Parteciperanno, annunciano le sigle nazionali, circa 200 lavoratori e interverranno oltre ai delegati e ai coordinatori nazionali, i segretari generali di Fim, Fiom, Uilm: Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella. «È la prima volta - si afferma - che un coordinamento sindacale si tiene all’aperto e nello specifico sotto la sede di un ministero, dove per l’occasione saranno posizionati un palco e le sedie. Il dibattito, in assemblea pubblica, avrà l’obiettivo di condividere le diverse esperienze, le posizioni e le criticità dei vari stabilimenti del gruppo e di decidere insieme le prossime iniziative da mettere in campo fino a quando il Governo, vista la gravità della situazione, non aprirà una trattativa con le organizzazioni sindacali per discutere seriamente del futuro di tutti gli stabilimenti ex Ilva». L’appuntamento di domani segue nell’ordine il vertice del 27 settembre a Palazzo Chigi, lo sciopero a Taranto del 28 e quello di Genova di lunedì scorso. Il 27 il Governo col sottosegretario alla presidenza, Alfredo Mantovano, e i ministri Raffaele Fitto, Adolfo Urso e Marina Calderone, ha incontrato i vertici sindacali e spiegato loro che si sta cercando di negoziare un nuovo accordo con Mittal su Acciaierie d’Italia. Le risposte del Governo sono state però ritenute carenti dai sindacati, che hanno confermato lo sciopero dell’indomani a Taranto e alcuni giorni dopo ne hanno effettuato uno pure a Genova.