ll complesso da sogno diventato un incubo: viaggio nel Mar Piccolo tra topi, degrado e sporcizia

Un agglomerato di circa 900 abitazioni distribuite in 40 condomini

ll complesso da sogno diventato un incubo: viaggio nel Mar Piccolo tra topi, degrado e sporcizia
ll complesso da sogno diventato un incubo: viaggio nel Mar Piccolo tra topi, degrado e sporcizia
di Lucia J. IAIA
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Lunedì 30 Ottobre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 31 Ottobre, 14:19

Percorriamo piazza Tedesco e siamo davanti ad uno dei tre ingressi del Centro Direzionale Mar Piccolo, un agglomerato di circa 900 abitazioni distribuite in 40 condomini che si estendono lungo un’area ampia circa 1 chilometro e mezzo. La zona è attraversata da piazza Pertini e piazza Tedesco che, come ci mostra Nicola Raffo, segretario del Comitato Circoscrizionale di Quartiere Taranto e delegato del Sunia Cgil, versa in completo stato di abbandono.

«Si tratta di aree – spiega Raffo - che in parte dovevano essere cedute al Comune ma, al momento, rientranti in un fallimento, e di altre invece comunali». Difficile non notare un immobile recintato. «Alla nostra destra c’è una zona affidata al fallimento dove in origine doveva nascere un parco giochi, una piscina e delle attività sportive.

Non è mai nato niente perché l’azienda costruttrice è fallita, lasciando nel massimo degrado la zona. Più volte abbiamo chiesto al Comune di farsi carico almeno della pulizia, visto che ci sono topi e animali randagi ma non siamo stati mai ascoltati. Tra l’altro, vi è questa struttura abbandonata con tetto in eternit che si sta deteriorando. Abbiamo chiesto al Comune se è stata censita ma non ci hanno risposto».

Il viaggio

L’immobile doveva servire da magazzino, poi da deposito ma, alla fine, non è mai stato utilizzato. «Si può vedere chiaramente una rete ormai aperta che rende accessibile questa struttura a tutti. È evidente che queste zone lasciate al degrado finiscono in mano alla criminalità e poi proprio questa struttura è diventata meta di tossicodipendenti che si rifugiano all’interno, lontani da occhi indiscreti perché quando arriva la notte, qui non ci sono luci». La scarsa illuminazione è un altro grosso problema della zona. «In questo senso, abbiamo chiesto al Comune come mai parte dell’area è al buio e parte invece illuminata. C’è una grande confusione - spiega Raffo - perché le zone a nord e a sud del quadrato residenziale sono del Comune (viale Cannata e viale Liberazione ), mentre la parte est ed ovest appartengono al fallimento e sono quelle messe peggio. Anche se pure a nord in viale Cannata è molto serio il problema dei rifiuti e degli allagamenti. Ogni volta che piove qui diventa una piscina all’aperto. Per non parlare della viabilità pubblica. I pullman di città sono pochissimi e più volte vengono saltate delle corse, lasciando a terra i ragazzi del quartiere. Stessi problemi sorgono per i dipendenti Ilva che non riescono a raggiugere lo stabilimento o a tornare a casa».

Raffo rimarca il fatto che più volte, sono state chieste spiegazioni alle aziende dei trasporti. «Ma dall’Amat Kyma non ci sanno dare una motivazione. Anzi, solo una cosa ci è stata detta. E cioè che per colpa di alcuni vandali del quartiere che hanno danneggiato in passato dei mezzi pubblici, si preferisce evitare la zona...Vorrei ricordare che non siamo tutti vandali qui a Paolo VI, paghiamo le tasse come gli altri ma siamo abbandonati a noi stessi. Qualche giorno fa, una bambina sulle strisce pedonali ha rischiato di essere investita visto che della rotatoria da noi chiesta all’altezza del semaforo in viale Cannata non si sa nulla. A sud poi c’è campagna aperta, zero illuminazione, nemmeno dove sono nate case nuove ma senza servizi. Quando piove anche lì la zona si allaga, non c’è asfalto ed è un pericolo per tutti». Raffo descrive il degrado ambientale e sociale del quartiere ma sottolinea che tanti cittadini non intendono rassegnarsi o stare ancora zitti in attesa che qualcosa cambi. «Abbiamo raccolto una trentina di firme di rappresentanti dei 40 condomini e le abbiamo inviate a tutti gli attori istituzionali, compresa l’Asl per le gravi carenze igienico – sanitarie della zona. Al contempo, abbiamo richiesto un incontro con il sindaco e con il prefetto perché le aree abbandonate comportano una serie di problemi, come fuochi, schiamazzi e palazzi nel totale degrado occupati da abusivi. Negli ultimi sei mesi, abbiamo registrato un preoccupante aumento dei furti negli appartamenti del nostro quartiere. La sicurezza dei nostri residenti è una priorità assoluta, e pertanto chiediamo un rafforzamento delle misure di sicurezza e l’incoraggiamento della collaborazione tra vicini per una maggiore vigilanza». Insomma, la misura è ormai colma.

«Siamo stanchi - avverte Raffo - ma non ci arrendiamo e chiediamo di fare luce su questa situazione, anche con maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine. Paolo VI è il polmone verde di Taranto, abbiamo tanto verde ed essere abbandonati così, considerata anche la presenza della facoltà di ingegneria ambientale e di scienze ambientali non è un buon segnale nemmeno per gli studenti e per il futuro della città. Anche noi siamo tarantini e chiediamo che si investa in questa parte della città».

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