Tettoia Liberty in stato di abbandono e irrecuperabile. Lo sdegno dei cittadini: «Vergogna. Colpevoli allo stesso modo tutte le amministrazioni»

Tettoia Liberty in stato di abbandono e irrecuperabile. Lo sdegno dei cittadini: «Vergogna. Colpevoli allo stesso modo tutte le amministrazioni»
di ​Stefania DE CESARE
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 11 Ottobre 2023, 16:05 - Ultimo aggiornamento: 16:45

Tettoia Liberty in stato di abbandono e irrecuperabile. Lo sdegno dei cittadini sul web: «Vergogna. Colpevoli allo stesso modo tutte le amministrazioni». Sui social i post sono numerosi e i commenti si moltiplicano. Ma la voce è unanime: «Da quando è stata restaurata tutte le amministrazioni sono colpevoli. È una vergogna». I cittadini si mobilitano in difesa della Tettoia Liberty. La struttura di ghisa e ferro, simbolo dell’archeologia industriale, utilizzata da fine Ottocento come copertura per il mercato della frutta e delle erbe nei pressi del Castello Carlo V, è abbandonata all’incuria da circa 40 anni. Messa in disparte, all’aperto, all’interno del campo Coni, senza coperture e protezioni. Una mancanza di tutela che ha compromesso irrimediabilmente numerosi elementi, ormai irrecuperabili. 

Lo sdegno anche sui social


Un problema che non lascia indifferenti i leccesi che protestano per il trattamento riservato al bene pubblico: «Ricordo benissimo la tettoia, il mercato era un punto quasi obbligatorio per la spesa, il vociare dei rivenditori con le loro mercanzie fanno ancora un tiepido eco nelle orecchie, tanti anni fa – scrive Rosanna -.

Comunque una grave mancanza non aver conservato, in un ricovero non umido, un tal manufatto liberty prezioso. Direi vergognoso». «Ci sono città, come Cesena, Ancona ed altre, che hanno restaurato con attenzione i vecchi mercati liberty e ne hanno fatto centri di attenzione – aggiunge Giuliana -. A Lecce è tutto impossibile. Quanta incuria».

Inaugurata nel 1898


Voluta dal sindaco Giuseppe Pellegrino, la tettoia fu inaugurata il 5 dicembre 1898 e ubicata in viale Marconi, addossata alle mura dell’anti. L’opera venne smantellata nel 1981 per un restauro conservativo eseguito a Vicenza dal costo di circa 350 milioni di lire (200mila euro). Ma l’opera - sulla quale insiste un vincolo storico-artistico della Soprintendenza – non è mai stata rimontata e da allora si trova nel Campo Montefusco di via Giammatteo, ridotta al pari di uno scarto urbano e ingombrante. 
«Molti leccesi di oggi non conoscono il valore dell’opera per la sua storia, per l’importanza del progetto e soprattutto del particolare momento storico in cui fu realizzata ed in ultimo per il valore sociale e culturale della stessa – aggiunge Francesco -. Se non fosse così, non avrebbero consentito che le varie amministrazioni succedute fino ad oggi facessero scempio con un comportamento “inoperoso” di un manufatto di tale importanza. In un’altra città avrebbero fatto di tutto per recuperarla e valorizzarla. Non si è mai proceduto a una catalogazione e a un deposito al coperto dei vari elementi, molti dei quali mancanti. Ora ci si chiede se di questo nessuno debba darne conto, intere generazioni di amministratori che evidentemente non conoscevano la storia e lo sviluppo della nostra città». 

Dovrebbe essere recuperata in piazza Tito Schipa


«È vero che nei pressi del Coni giacciono le componenti dell’antica Tettoia, certamente sopra si sarebbe potuta o dovuta mettere una protezione, è andata così – aggiunge Maddalena -. Comunque la tettoia restaurata, ricomposta con i pezzi mancanti tornerà ad un nuovo Rinascimento, come previsto. E malgrado tutte le difficoltà si farà». La struttura, o almeno una parte di essa, infatti, sarà recuperata e installata in piazza Tito Schipa dove sorgerà un nuovo centro commerciale. Almeno questo secondo il progetto della ditta De Nuzzo, che sta realizzando il nuovo centro direzionale nell’ex caserma Massa, e che presto si occuperà anche degli interventi di recupero: solo una parte della struttura – i pilastri e le volute in ghisa – si può restaurare, il resto andrà ricostruito ex novo. «Che vergogna. Ci voleva ben poco a conservarli con cura – commenta Fabio -. Chi fino a oggi non ha fatto nulla è la dimostrazione vivente del disinteresse verso la storia e il valore della propria stessa città». «Qui non c’è attenzione e cura dei manufatti quando sono ancora operativi ed utili – sottolinea Vittorio - si può pensare che gli stessi smontati ed accatastati per ulteriore futura destinazione vengano adeguatamente manutenuti? La risposta per me è evidente: no». «Tutte le amministrazioni da quando è stata restaurata a oggi, sono colpevoli. E spesso tale problematica è stata sollevata dai cittadini – aggiunge Oreste -. Come al solito è sempre colpa di qualcun altro».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA