Ex Ilva di Taranto, i sindacati: «Su stipendi e cassa integrazione, nessuna risposta da Acciaierie d'Italia»

Una protesta dei lavoratori
Una protesta dei lavoratori
di Domenico PALMIOTTI
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Sabato 4 Novembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 5 Novembre, 17:47

Un incontro «inconcludente». Da Acciaierie d’Italia solo una cascata di «vedremo», «approfondiremo», «vi faremo sapere», «ci riserviamo di». Nessuna risposta sui problemi posti nella discussione sull'ex Ilva di Taranto: dallo straordinario non pagato per due mesi consecutivi ad un folto gruppo di lavoratori alla cassa integrazione, dal bonus welfare del contratto (200 euro) che in tanti non sono riusciti a percepire ai reparti e agli impianti che continuano a stare fermi. Così i sindacati metalmeccanici riassumono l’incontro di ieri con Acciaierie (il direttore del personale, Andrea Paolo Colombo, e il responsabile delle relazioni industriali, Luca Lonoce), mentre all’esterno della direzione stazionava di nuovo, a distanza di pochi giorni, una delegazione di operai del laminatoio a freddo, attualmente fermo, che attendono di sapere quando torneranno al lavoro.

I sindacati

«C’è una perfetta continuità rispetto al passato - afferma Vincenzo Laneve, coordinatore di fabbrica Fim Cisl -.

Come stavamo prima, stiamo oggi e staremo pure domani. Niente, nessuna risposta». «Alle belle parole per noi devono seguire i fatti - aggiunge Biagio Prisciano, segretario Fim Cisl -. Se i fatti e la concretezza non ci sono, rimangono solo belle parole. E di queste ormai siamo davvero stanchi. Se su rotazione del personale in cassa, ripresa delle manutenzioni, rientro della manodopera, non si ha un programma, un’organizzazione, di che cosa parliamo? I buoni propositi non servono più. Anche sull’aggiornamento del personale in cassa, da mesi non ci viene più fornito alcun numero. Qui o si prende la situazione di petto e si danno le risposte che servono, oppure non si va assolutamente da nessuna parte». 


«All’azienda - sostiene Davide Sperti, segretario Uilm - abbiamo ribadito che sulla cassa integrazione, al di là del mancato accordo con i sindacati, le norme prevedono la possibilità di far ruotare il personale a parità di funzioni e di impianti. Esempio, ci sono mansioni uguali tra le due acciaierie, quindi in cassa il personale può avvicendarsi, altrimenti abbiamo lavoratori molto penalizzati dall’inattività e lavoratori meno penalizzati. Per la maggior parte degli impianti di esercizio, il personale è intercambiabile, a parte il fatto che diversi dipendenti dell’acciaieria 1, attualmente ferma, sono stati sulla 2, che è invece in marcia, e viceversa». «Il direttore Colombo, arrivato da poco, ci ha detto che vuole discutere di questi temi - aggiunge Sperti -, ma se al tavolo non ci sono gli operativi, i gestori, di cosa discutiamo? Colombo prende solo atto e rinvia, sposta in avanti. Ci ha annunciato un cronoprogramma di incontri in base ai temi, ma è quello che sentiamo da anni senza nessun cambiamento reale». 
«Non mi aspettavo che dall’incontro uscisse il nuovo piano industriale, ma attendevo delucidazioni sulla marcia degli impianti, sulla ripartenza dell’altoforno 1, fermo da agosto, e sui diversi problemi aperti, e invece assolutamente nulla. Riunione deludente - rileva Francesco Brigati, segretario Fiom Cgil -. Abbiamo evidenziato che il mancato pagamento dello straordinario è una grave inadempienza contrattuale. Su questo ora avremo il 6 novembre un incontro con l’Ispettorato del Lavoro, ma sono già due mesi che lo straordinario non viene pagato. E non ci sono ragioni perché non sia corrisposto, visto che lo straordinario è stato effettuato. Speriamo solo che dopo il 6 l’Ispettorato non prenda tempi lunghi per risponderci».

Lo straordinario

In particolare, sullo straordinario Acciaierie ha annunciato, in relazione a coloro che non l’hanno percepito, che questo mese sarà pagato solo ad una parte degli interessati poiché su un’altra parte è in corso un’indagine interna. Sarebbero state riscontrate delle irregolarità. Mentre sul bonus welfare, anch’esso non pagato, l’azienda si è riservata di rispondere la prossima settimana. E poi, fra i diversi problemi, ci sono i lavoratori del laminatoio a freddo che vogliono sapere perché loro sono in cassa e la laminazione dei rotoli viene fatta in altri siti - parrebbe Novi Ligure o Genova -, o quelli, una ventina in tutto, richiamati per il riavvio del tubificio 2, fermo da molti anni, senza che però si sappia quando e con quali commesse quest’impianto ripartirà.  

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