L'intervista/Emiliano: «Xylella, sarò in piazza con le imprese agricole. E con l'Europa c'è collaborazione»

L'intervista/Emiliano: «Xylella, sarò in piazza con le imprese agricole. E con l'Europa c'è collaborazione»
di Francesco G. GIOFFREDI
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Venerdì 17 Marzo 2017, 07:37 - Ultimo aggiornamento: 13:11

«Sarò a Lecce al fianco degli imprenditori agricoli».
Presidente Michele Emiliano, le aziende olivicole danneggiate dalla xylella sono però sul piede di guerra. E pretendono risposte anche dalla Regione.
«Innanzitutto, tutte le azioni di contrasto alla xylella sono concordate finalmente con le centrali agricole. Tutto è stato fatto insieme, ed è stato un grande cambiamento nella strategia di gestione della xylella. È con questo spirito che parteciperò alla manifestazione: abbiamo bisogno di fare una battaglia comune, senza speculazioni di natura politica. Altro obiettivo conseguito è aver chiuso l’emergenza che consentiva furberie di ogni genere e siamo passati alla gestione ordinaria in capo all’Arif: i monitoraggi sono continui, efficaci, abbiamo controllato per intero le zone cuscinetto e di contenimento per un totale di 156.758 ettari, investendo 4 milioni di euro. I monitoraggi sono stati la chiave del ripristino delle relazioni con l’Ue. Tutto questo patrimonio di azioni condivise è confluito nel disegno di legge regionale, che però vorremmo approvare dopo aver ottenuto la piena condivisione dell’Europa senza voler ricadere negli errori del passato».
Di chi? Della Regione?
«No, dell’Ue che non aveva alcun rapporto con la Regione e col ministero. C’erano state molte incomprensioni».
Però la legge regionale è arrivata comunque in aula. Salvo poi essere congelata. Una contraddizione.
«L’abbiamo portata in aula per non perdere tempo ulteriore. Senza esaminarla, avremmo perso molti mesi. Ora negozieremo i dettagli con l’Ue, soprattutto il nodo dell’autorizzazione ai reimpianti: la legge in tal senso è molto avanzata ed è però in contrasto con le direttive dell’Ue. Stiamo però valutando l’ipotesi di approvare in ogni caso la legge».

 
Nel negoziato con l’Europa chiederete anche ulteriori risorse per ricerca, monitoraggio e ristoro delle aziende agricole?
«Certo, è inevitabile e doveroso. L’Ue non può non riconoscere che gli errori fatti nel non vietare le importazioni dall’estero sono la principale ragione dell’infezione. E questo non è colpa né dell’Italia e né della Puglia, ma degli organismi fitosanitari europei. Alla Commissione europea chiederemo, oltre all’eliminazione del divieto di reimpianto, anche finanziamenti per attività di monitoraggio, contrasto e compensazione delle imprese danneggiate».
Lei però in campagna elettorale e nella prima parte del suo mandato ha negato la necessità dei tagli degli alberi e ha accolto il sequestro della procura di Lecce - cito dalla nostra intervista dell’epoca - «come una liberazione».
«E lo confermo: noi siamo ancora contro i tagli massicci o nei 100 metri».
In realtà c’è sta una lenta, oltre che necessaria, virata dopo la prima fase: ad aprile scorso il piano di contrasto con i tagli nelle zone esterne a quelle infette; a dicembre l’adeguamento alle indicazioni della Corte di giustizia prevedendo anche gli abbattimenti nei 100 metri. Non potevate arrivarci prima, limitando i danni?
«La strategia è sempre la stessa, non è mai cambiata. È l’Ue che cambia opinione e ci dà facoltà che in passato non avevamo. Noi siamo a Bruxelles ogni 15 giorni a riferire dei monitoraggi e dei risultati della ricerca, e questo ha indotto l’Ue a cambiare atteggiamento. Ovviamente nella zona cuscinetto la sorveglianza è molto stretta e siamo riusciti a frenare la risalita verso nord con interventi sulle piante infette».
I tagli però ci sono, ed è una bella differenza rispetto al suo primo approccio.
«Ma comunque, oltre alla sorveglianza sulle buone pratiche agricole e all’informazione e formazione degli agricoltori, facciamo tagli selettivi: a Ostuni, in zona cuscinetto, è stato individuato un ulivo infetto estirpato insieme con 175 piante di altre specie, e in questi giorni si stanno monitorando le aree di 100 metri intorno ai nuovi focolai, per un totale di 226 ulivi infetti che saranno presto oggetto di prescrizioni di abbattimento. I tagli nei 100 metri sono solo lì dove necessari e comunque sulla base della sentenza della Corte di giustizia: si tratta in ogni caso di ipotesi residuali. La verità è che se avessimo fatto prima quello che abbiamo fatto in questi due anni, l’incedere della malattia sarebbe stato più lento».
È un mea culpa o si riferisce all’amministrazione Vendola?
«Noi abbiamo fatto tutto al massimo della velocità possibile. Mi riferisco agli anni precedenti alla mia amministrazione, e lo sanno tutti. E tutti ricorderanno poi quanto è stata complicata la fase emergenziale gestita dal governo».
Presidente, le ricordo ancora il suo «sollievo» per l’intervento della magistratura: la pensa ancora così?
«I magistrati hanno contribuito a fare chiarezza. Hanno esaminato, guardato, rassicurato la popolazione, svelenendo la vicenda e privandola dei sospetti».
Ma i pm hanno bloccato il Piano Silletti e quei tagli che oggi state facendo.
«Il Piano Silletti era purtroppo in difficoltà già prima: il livello di incomprensione e sfiducia nei confronti del governo nazionale era così forte che Silletti aveva seri problemi, grazie a Dio superati dopo che la vicenda è stata presa in mano dalla Regione, che ha saputo costruire una relazione di fiducia con tutti».
Silletti però è ancora indagato, con altre nove persone.
«Non seguo la vicenda sul piano giudiziario».
Ma all’epoca disse che vi sareste mossi «sulla base delle indicazioni della magistratura».
«E infatti così è: stiamo applicando le leggi mantenendo una forte intesa tra gli operatori, le istituzioni e l’Ue. Mi viene da dire: “è la politica, bellezza”, cioè applicare i princìpi e fare in modo che funzionino. Ora non vogliamo perdere questa armonia e il rapporto con l’Europa».
E col governo i rapporti quali sono?
«Il governo su questa vicenda non ha alcun ruolo particolare. Immagino segua tutto, Martina mi pare abbia pure sostenuto a Bruxelles le nostre tesi».
La task force di scienziati che fine ha fatto?
«Si riunisce periodicamente, funziona, ha consentito di rendere trasparente la ricerca, di assegnare i finanziamenti a 26 progetti di ricerca avviando attività per circa 2 milioni di euro, e ha consentito a tutti di evitare sospetti che gravavano su alcuni scienziati».
Il paesaggio salentino è drammaticamente cambiato, flagellato dalla xylella. Teme ora una simile devastazione anche più a nord?
«L’eventualità di una estensione del batterio per esempio al parco degli ulivi tra Ostuni e Fasano è drammatica, ma a noi non risulta che la batteriosi stia avanzando in modo particolare. Siamo intervenuti tempestivamente. Purtroppo negli anni - per colpa della disarmonia tra produttori, scienziati, istituzioni - si è perso tempo prezioso. Ora tutti i soggetti hanno ripreso fiducia nel processo».
Ma in campagna elettorale non ha strizzato un po’ troppo l’occhio a chi negava l’esistenza della xylella? Ora a chi la pensa così, come risponde?
«Figuriamoci se strizzavo l’occhio a chi nega l’esistenza della xylella. Poi, ognuno fa le affermazioni che vuole: problema loro».
Le imprese olivicole aspettano segnali forti: dunque?
«Sabato (domani, ndr) faremo insieme il punto della situazione.

Se il 2016 è stato l’anno della messa in sicurezza, il 2017 è quello degli indennizzi per ripristinare l’economia salentina. Intanto stiamo valutando la misura del Psr che mira a recuperare il potenziale produttivo danneggiato dalla xylella nelle aree infette, e su questo ci sono 10 milioni della Regione, ma stiamo pensando a ulteriori e mirate modalità di sostegno. Quanto alle domande di indennizzo delle imprese che hanno espiantato, l’Osservatorio sta creando il contesto per valutare le istanze in modo omogeneo. Infine, i fondi dello stato di calamità: abbiamo creato un applicativo informatico per velocizzare l’iter di compensazione dei danni, ci sono altri 12 milioni ora arrivati dal governo»

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