Ospedali, ultimo atto: si decide sul piano tra polemiche e proteste

Ospedali, ultimo atto: si decide sul piano tra polemiche e proteste
di Maddalena MONGIO'
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Lunedì 29 Febbraio 2016, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 15:01
È il giorno del Piano di riordino ospedaliero, e la Regione punta molto sul risanamento dei conti: ospedali in testa, con le aziende ospedaliere e gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico da sottoporre a Piano di rientro già da quest’anno. E le batoste arriveranno proprio da lì. Oggi la delibera che ridisegna la mappa degli ospedali arriva in Giunta regionale per l’approvazione e si suona “il silenzio” (virtuale) per i nove ospedali che saranno chiusi per essere riconvertiti. Chi si aspetta di sapere chi farà cosa quasi sicuramente rimarrà deluso (i condizionali sono sempre d’obbligo in politica), almeno per quel che riguarda la distribuzione più puntuale dei reparti nei singoli ospedali pugliesi. Una cosa è certa: gli ospedali di Base non saranno sottoposti a severa cura dimagrante (80 posti letto al massimo).

Il governatore ha già annunciato misure da “un colpo alla botte e uno al cerchio” con gli ospedali di Base che a Taranto, Lecce e Foggia saranno rafforzati. Tradotto: posti letto da 150 a 200 con specialità mediche che vanno oltre i quattro reparti e i quattro servizi fissati dal decreto 70 sugli standard ospedalieri.
Il documento che la Giunta si prepara ad approvare è una sintesi di quanto il presidente della Regione, Michele Emiliano, e il direttore del dipartimento di Promozione della Salute, Giovanni Gorgoni, hanno presentato, attraverso le slide, in questi giorni. Faticosamente si delinea il percorso tracciato da Gorgoni - accolto da Emiliano - e salta fuori che a Roma sarà inviato un Piano di massima, quello delle slide per l’appunto, arricchito dalla designazione dei singoli ospedali al ruolo di base, primo e secondo livello, oltre che dal documento elaborato dai confederali che il presidente-assessore e il manager di via Gentile hanno deciso di recepire interamente.
E poi. Manca il Piano operativo in senso stretto perché, a quanto pare, la Regione ha deciso di giocare la partita del risanamento dei conti che a Roma piace assai. In sintesi non avrebbe senso delineare la riorganizzazione degli ospedali con il dettaglio dei reparti perché i bilanci sono in rosso e bisogna rivoltarli come un calzino. Così entro marzo la Regione dovrà individuare le aziende ospedaliere e gli Irccs (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) che si trovano fuori parametro, ossia con una differenza tra costi e ricavi superiore al 10 per cento o, in termini di valore assoluto, con perdite pari ad almeno dieci milioni di euro. E non solo. Sulle slide il Piano di rientro triennale per gli ospedali delle Asl pugliesi è previsto per il prossimo anno, ma i rumors romani parlano di un anticipo della cura da cavallo entro giugno di quest’anno per spalmare le ferite, ossia i tagli, in quattro anni. Saranno i direttori generali delle aziende ospedaliere, degli Irccs, degli ospedali sotto l’ala delle Asl, a presentare il Piano di rientro – pena la decadenza se non saranno rispettati i termini previsti dalla Legge di stabilità 2016 – con in più la spada di Damocle della decadenza se i conti non torneranno in equilibrio in tre anni. E i territori non mollano la presa, alias non si rassegnano a perdere pezzi di ospedale. Il presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone, ha preso carta e penna per un si “Fermi tutto” indirizzato a Emiliano. A far crescere la tensione sociale attorno a questo tema, secondo Gabellone, è «la mancanza di una puntuale illustrazione che consenta, nelle sedi istituzionali previste in questi casi, di poter esprimere suggerimenti, contributi, ipotesi che migliorino le “performance” del piano e che assicurino alla Puglia e, quindi, al Salento di avere un “modello sanitario” cucito sulla esigenza di realizzare la migliore offerta di un’assistenza sanitaria moderna ed efficiente, in linea comunque con i “paletti” finanziari dettati dal governo».
In estrema sintesi Gabellone pone la madre di tutte le domande tesa a comprendere quali sono le variabili che sono state considerate nell’elaborazione del Piano di riordino. Se è stato tenuto in debita considerazione la geografia del Salento, l’aumento degli over 65, la denatalità, le criticità ambientali con la connessa crescita dei tumori. 
Da qui parte l’appello di Gabellone con quel “Si fermi presidente” e chiede una pausa di 30 giorni che «potrebbero essere utili ad evitare che il Piano sia avversato a “prescindere”, che sia ostacolato anche nelle sedi giurisdizionali e che, in caso di fallimento, sia solo lei in “solitudine” a doversene accollare la responsabilità». A buon intenditor poche parole, insomma.
Il gruppo consiliare di Forza Italia, intanto, questo pomeriggio a partire dalle 15, in Consiglio regionale, ha organizzato il primo incontro per approfondire il Piano di Riordino. L’obiettivo? Difendere i territori.
E dai sindacati arrivano le aperture, ma non il credito illimitato. «Il Piano di rientro per gli ospedali – afferma il segretario generale della FP Cisl di Puglia Basilicata, Enzo Lezzi – può essere un’occasione positiva se si mette mano alla spesa improduttiva e agli sprechi. Vigileremo e chiediamo una cabina di regia in ogni Asl per evitare che i tagli riguardino ancora una volta il personale e non gli sprechi e i privilegi. Siamo pronti, senza tabù, ad affrontare la questione dei medici con limitazioni perché la situazione impone livelli di severità alti».
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