Il caso Puglia tra moglie e marito: gli affari di coppia nelle inchieste

Lui e lei: è la nuova tendenza di una stagione in Puglia caratterizzata dagli intrecci tra consensi, impegno istituzionale e risvolti penali. E la mente corre a binomi celebri del passato, tra luci e ombre

Il caso Puglia tra moglie e marito: gli affari di coppia nelle inchieste
di ​Vincenzo MARUCCIO
7 Minuti di Lettura
Domenica 21 Aprile 2024, 10:18 - Ultimo aggiornamento: 22 Aprile, 19:18

Uno si sveglia e si ritrova all’improvviso moglie e marito in prima pagina. Torna da una breve vacanza e una nuova coppia è accusata di corruzione elettorale. Si distrae un po’ e quando riaccende la tv altri due coniugi sono già lì a disputarsi arresti e mandati di perquisizione. Non passa settimana senza una sorpresa, quasi come le puntate di una fiction. Lui e lei (o a parti invertite, come preferite) rigorosamente inseparabili: sorridenti nelle foto, riveriti e rispettati prima di cadere in disgrazia di un’ordinanza. 

L'analisi


È la nuova tendenza di una stagione politica fondata sulla coppia dopo il tramonto dei partiti: le correnti della Prima Repubblica e il leaderismo della Seconda sostituiti dagli affetti casalinghi. Moglie e marito meglio perfino del populismo imperante fino all’altro ieri. Altro che coppie che scoppiano, altro che Francesco Totti e Ilary Blasi, altro che Ferragnez in via di dissoluzione. In politica le cose vanno in un altro modo.
Se fosse un gioco basterebbe una risata. Se fosse fiction saremmo meno turbati di quanto accade a Bari e in Puglia: il vaso di Pandora dei voti comprati che la Procura avrebbe scoperchiato - il condizionale è d’obbligo e il garantismo una bussola ineliminabile - sugli intrecci di potere concepiti attorno al focolare domestico. Senza farsi troppi problemi se c’è da scattare un selfie o farsi immortalare a una tavolata o a bordo piscina: lei solitamente bionda (con qualche variante) e impeccabile nell’outfit, lui in cravatta o in bermuda trendy a seconda delle occasioni. Sorridenti sempre e comunque: a un party, a una cena, in un viaggio. Di giorno - dicono i magistrati - impegnati a costruire una solida rete di voti, dopo il tramonto a godersi un po’ la vita. Possibilmente dorata.
Note di costume, si direbbe, se il malcostume non fosse troppo.

Le coppie

Che qualcosa non andava lo si era capito già un anno e mezzo fa quando la consigliera comunale di Bari, Francesca Ferri, finì sotto accusa con il compagno Filippo Dentamaro sotto accusa. Zona Valenzano (hinterland barese) e ambizioni proiettate sul capoluogo. Giusto un assaggio prima di questa bufera primaverile. I nomi li conosciamo perché giornali e tv ne hanno ricostruito ritratti, passioni e retroscena come da queste parti non accadeva da tempo: prima l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri e la consigliera comunale di Bari Maria Carmen Lorusso, entrambi finiti agli arresti; qualche settimana dopo Sandro Cataldo creatore di “Sud al centro” (tuttora ai domiciliari) e Anita Maurodinoia promossa assessore regionale dopo l’esperienza da consigliera al Comune di Bari (ora dimissionaria). E, diciamola tutta, con il rischio di fare di tutta l’erba un fascio come il caso di un’altra coppia, sempre di successo e sempre sorridente: l’assessore regionale Gianfranco Lopane e l’imprenditrice Clemy Pentassuglia a capo di una società convenzionata con la Regione.

Lopane guida un’azienda che fornisce servizi a quella della moglie e senza essere indagato è finito nel tritacarne mediatico di questo che verrebbe da chiamare “il gioco delle coppie”.


Storditi, sconcertati e frastornati: così ci sentiamo perché a ben altre famiglie - fatte le debite proporzioni - eravamo stati abituati sfogliando le pagine della storia. Esempi alti al servizio della comunità a cui ci aggrappiamo per non cadere nel pregiudizio qualunquista. Il pensiero corre a Eleanore Roosevelt, la moglie del presidente Franklin Delano che inaugurò l’epoca delle First Lady sostenendo le rivendicazioni delle donne, combattendo le ingiustizie razziste e lavorando alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo da delegata Usa alle Nazioni Unite. Oppure a Clementine Hozier, moglie di Winston Churchill di cui si ricordano le parole del sacerdote al suo funerale: «La vita e il successo di uno statista a volte dipendono dall’amore, dalla devozione, dall’intuizione e dal supporto di una sola persona: la propria moglie». 
Ovviamente parlando di First Lady c’è il rischio di passare per tradizionalisti o per nostalgici fiancheggiatori del patriarcato. Niente di più sbagliato, anzi. Ci sono statiste e leader che ad un First Man neanche ci hanno mai pensato: risolute e autonome quanto basta per tenere nell’ombra il consorte di turno. Alzi la mano chi si ricorda del marito di Margaret Thatcher o il mestiere del signor Merkel: pronte a cambiare il verso della Storia più di tanti uomini. Senza che il rapporto a due si trasformasse in complicità del potere per il potere. Diciamola tutta senza essere forzatamente politically correct: è in vari modi che si può essere complementari anche se la parola può suonare desueta.
Oggi il panorama è un altro: lei che prende i voti di lui, lui che riceve gli incarichi da lei, insieme che conquistano postazioni accettando voti “sporchi” e scambiandosi favori. Forse alcune novità non sono state d’aiuto: prima le quote rosa spesso interpretate come camera di compensazione per le aspettative del coniuge “debole”, poi l’obbligo dell’alternativa di genere sulla scheda elettorale che ha dato la stura a patti trasversali scellerati sotto lo stesso tetto. Norme nate come opportunità anti-discriminatorie e tradite per ben altri scopi. 
Certo, la libertà di fare lo stesso lavoro è sacrosanta: marito e moglie medici, avvocati, autisti di bus, maestri di scuola. Casi a migliaia. Per chi fa politica, però, è diverso: la gestione del consenso, degli incarichi e dei soldi pubblici richiederebbe un rigore ben maggiore rispetto a una coppia di pittori o di gelatai. E, invece, gli effetti moltiplicatori sono nefasti: senza il baluardo dei partiti che non formano più le classi dirigenti e con le leadership - a tutti i livelli - dalla durata sempre più breve, è la coppia che diventa nuovo centro di potere meno “scalfibile” com’è rispetto ad altri modelli. Il ribaltamento è in atto una volta caduto il riferimento dei valori: da guscio protettivo per frenare le tentazioni illecite a corazza impenetrabile per farsi gli affari propri evitando che dall’esterno qualcuno (un vecchio militante, una giovane pasionaria, un intellettuale scomodo) ci metta il becco e abbia da ridire. La coppia meglio dello staff. Meglio del cerchio magico che almeno qualche filtro di collegialità lo presupponeva prima di prendere una decisione. Tra moglie e marito neanche la necessità di spedire una mail o di creare un gruppo whatsapp: basta uno sguardo d’intesa all’ora di cena o mentre si mettono a dormire i pargoli. 
La coppia è oggetto di studio tra i politologi: lontano anni luce dalle vecchie assemblee di partito e solido contenitore di segreti e presunti misfatti ben al riparo da ogni spirito di dibattito. E, dunque, blindata al punto giusto. La più estrema delle partnership, la trasformazione in familismo, l’ultima evoluzione della comunità politica ridotta a sole due persone dove tutto si tiene. Con la capacità sorprendente di conquistare estimatori, adepti e ovviamente followers. 
Che poi la scelta sia premiante è tutto da dimostrare e, a volare alto distaccandosi dal presente, di storie finite in gloria non è che se ne trovino poi tante. Vuoi per la complessità delle partite in gioco negli scenari globali e viene in mente la sconfitta nella corsa alla Casa Bianca della superfavorita Hillary Clinton che con il marito Bill era politicamente tutt’uno nell’ultima America capace di offrire una visione al mondo. Vuoi per certe idiosincrasie caratteriali come nel caso di Antonio e Cleopatra chiusi a riccio in se stessi e tragicamente divorati dalle reciproche manie di grandezza. E, almeno per una volta, senza l’intervento di magistrati. Solo perché anche così va la storia. Leggere per credere.
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