Ferrovie del Sud-Est, sequestrati beni per 11 milioni

Ferrovie del Sud-Est, sequestrati beni per 11 milioni
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Mercoledì 4 Marzo 2015, 16:59 - Ultimo aggiornamento: 20:36
Beni per oltre 11 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza, su disposizione della procura della Corte dei Conti della Puglia, nei confronti di Luigi Fiorillo e Nicola Alfonso, rispettivamente amministratore unico ed ex dirigente delle Ferrovie del Sud-Est. L'indagine riguarda l'acquisto di 25 vagoni ristrutturati ad un prezzo doppio rispetto a quello di mercato.



Sulla presunta frode milionaria legata all'acquisto dei vagoni ferroviari, compiuta tra il 2006 e il 2009, indaga da tempo la procura presso il Tribunale di Bari. Si tratta di un'operazione articolata in tre fasi: all'inizio, Ferrovie Sud-Est hanno acquistato da due società tedesche 25 carrozze passeggeri dismesse, al presso di 37.500 euro ciascuna, spendendo 912.000 euro; successivamente, la stessa società barese ha venduto le 25 carrozze, nello stesso stato in cui si trovavano, ad una società polacca incaricata di eseguire interventi di ristrutturazione ("revampizzazione") al prezzo di 280.000 euro ciascuna per un ricavo di 7.000.000; infine, le Ferrovie Sud-Est hanno riacquistato dalla società polacca le 25 carrozze "revampizzate" al prezzo di 900.000 ciascuna, pagando 22.500.000 euro complessivi.



In realtà, dalle indagini delle Fiamme Gialle e dalle risultanze di una consulenza tecnica di ufficio rilasciata da un esperto dal settore, è emerso che il prezzo ritenuto congruo per il riacquisto sul mercato dei vagoni ristrutturati era di 11.206.000 euro, ossia la metà dell'importo pagato dalle Ferrovie Sud Est, società che è interamente in mano pubblica. In particolare, sono stati sottoposti a sequestro un appartamento di 5 vani ed il 50% di un locale-box di proprietà di Nicola Alfonso a Casamassima (Bari), tutte le somme spettanti ai due indagati da parte della società Ferrovie del Sud-Est, di enti previdenziali, banche ed istituti di credito fino all'importo complessivo del sequestro. Contestualmente ai due manager è stato notificato un atto di «invito a dedurre» ed una diffida a pagare il danno.



Almeno tre società, una delle quali estera, sarebbero coinvolte nella presunta truffa milionaria ai danni delle Ferrovie Sud Est. Ferrovie Sud Est è una società pubblica. In particolare «le indagini - si legge nel provvedimento della Corte dei Conti - hanno accertato gli inequivocabili legami tra Carlo Beltramelli (imprenditore bolognese, ndr) e gli odierni destinatari dei provvedimenti di sequestro nella commissione degli illeciti». «In tutte le operazioni, dalla fase delle trattative fino alla fase di revampizzazione e di rivendita (dei vagoni, ndr), - spiegano i magistrati contabili riferendosi all'informativa della Gdf - sono intervenute una serie di società, tutte riconducibili a Carlo Beltramelli». In particolare la Sil (Servizi di informazione e lavoro) e la polacca Varsa, società controllate dalla Fiblen Srl, «pure di proprietà di Beltramelli». Secondo gli investigatori baresi, quindi, «la scelta della Varsa (che ha acquistato, ristrutturato e rivenduto a Fse 25 carrozze ad un prezzo doppio rispetto a quello di mercato, ndr) era stata effettuata per il solo fatto che la stessa fosse riconducibile a Beltramelli».



L'operazione, secondo i magistrati contabili, sarebbe stata effettuata, inoltre, in «violazione della norma sugli appalti pubblici» e «senza la necessaria verifica dei requisiti morali (il legale rappresentante della Varsa Marco Marzocchi, ritenuto un prestanome di Beltramelli, è pregiudicato per ricettazione, sottoposto a mandato di cattura nell'ambito di Schengen)». E nel favorire Beltramelli, i finanzieri «evidenziano la sussistenza di fenomeni corruttivi». In particolare, l'acquisto «di una BMW intestata ad Alfonso che risulterebbe essere stata interamente pagata da Beltramelli» e «assegni pari a 5mila euro» intestati all'imprenditore bolognese «quale regalo di nozze» per la figlia e il genero di Alfonso, «a dimostrazione della frequentazione abituale e della convivialità che legava i protagonisti pubblici e privati della vicenda».
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