La lettera/Fermare subito questo disastro ambientale La risposta del direttore

La lettera/Fermare subito questo disastro ambientale La risposta del direttore
di Giacinto URSO
5 Minuti di Lettura
Domenica 4 Luglio 2021, 13:25 - Ultimo aggiornamento: 13:27

Caro Direttore,
per ora, accantonata la mascherina “anticovid”, sembra che, in quel di Bari, finalmente, si svelino gli occhi e si cominci a riconoscere che, soprattutto, in Provincia di Lecce e nel Salento, è in atto una gravissima emergenza. Il disastro, provocato a milioni d’alberi di ulivo dalla violenta infestazione della “xylella fastidiosa”, è di estrema gravità e abbastanza esteso. 
I terreni interessati, già dotati di boschi ubertosi, sono del tutto desertificati. Restano rinsecchiti gli scheletri degli alberi inceneriti, anche da incendi sospetti nel mentre i poderi sono stati del tutto abbandonati e incolti. Una vera a propria apocalisse, che non soltanto ha annullato redditi, occupazione e prodotti di qualità ma ha, profondamente, deturpato il paesaggio, provocando squallore e, di sicuro, nel tempo, riluttanze all’attrazione turistica, risultando cancellati “belvederi” di piante gigantesche, perennemente verdi. Siffatta desolata situazione dura da anni e ha patito ostinate negligenze istituzionali, sporadici soccorsi effimeri, mediocri sortite associative e immancabili speculazioni. 
Sembra, ora, che si voglia porre qualche riparo e da tutti si invoca una “rigenerazione forestale”, ripetendo, però, i soliti riti, i soliti proclami con occhio benevolo verso i sussidi a fondo perduto, sottovalutando l’esigenza di una visione globale, che appronti, seriamente, e innanzitutto, un piano organico per la ricostruzione del patrimonio arboreo con severe selezionate regole e al di fuori di improvvisazioni fantasiose. Con in più, un indirizzo specifico in materia di reimpianti, congeniale ai luoghi e alla tutela del sempre-verde, arricchito da una studiata biodiversità diffusa. Compiti che spettano, con priorità e in assoluto, al Governo e all’Assemblea regionale della Puglia, avendo ricevuto tale obbligo dalla piena delega, sancita dalla Costituzione e dalla necessità di chiedere adeguato ausilio al Governo nazionale, all’Europa e alle casse regionali, mai scarse di sprechi.
Non bisogna tardare, né disperdersi nel labirinto di commissioni o di plurimi sotto-Enti. Va, invece, centralizzata l’azione da compiersi, chiamando all’impegno anche le periferie, che si devono scuotere dal letargo e dalla sottovalutazione. È in gioco, il futuro, non solo agricolo, della Provincia di Lecce e del Salento, al momento, in pesante sofferenza. 
Anche l’informazione e la stampa diano una mano, denunciando ritardi, inavvedutezze e compiacenti distorsioni. Soprattutto “Quotidiano” renda ancora più forte la sua voce a salvezza di una terra, che rischia di divenire “esule” e disarticolata. Purtroppo, il Salento è grande ma non lo diventa. Né lo si fa diventare. La classe politica salentina, in proposito, deve uscire dalle lamentele per reclamare fatti dovuti.


*********
Caro onorevole Urso, condivido tutto della sua lettera. Anche l’appello all’informazione. Mi permetta solo di sottolineare un punto. Se è vero - come lei scrive - “che, in quel di Bari, finalmente, sembra si svelino gli occhi e si cominci a riconoscere che, soprattutto, in provincia di Lecce e nel Salento, è in atto una gravissima emergenza”, è altrettanto vero che lo “svelamento” non è il frutto di un’opera della Provvidenza o di una miracolosa, quanto casuale riscoperta del senso della vista. È perché, più prosaicamente, fin dagli inizi di maggio, il suo “Quotidiano” sta martellando ogni giorno sul disastro ambientale in corso. Basta sfogliare la collezione delle nostre prime pagine degli ultimi due mesi. Foto, titoli, articoli, commenti e, da ultimo, le immagini di Google earth sulle tante “chiazze nere” rilevate dal satellite sul nostro territorio. 
Un’emergenza sottovalutata per due mesi, con le nostre denunce puntualmente impattate contro un muro di gomma. Il silenzio di molti sindaci e amministratori - forse perché non ci sono consensi o voti da “arare” in questi campi - e la totale latitanza degli ambientalisti, in particolare quelli da salotto e quelli sempre pronti a salire sulle barricate quando le proteste garantiscono visibilità e protagonismo, sono stati disarmanti di fronte allo scempio in corso nelle campagne salentine. 
Vero, ci sono gli irresponsabili e cinici proprietari degli uliveti colpiti dalla xylella che con i roghi pensano di risolvere più in fretta il problema del riutilizzo dei suoli dopo i troppi ritardi su indennizzi e reimpianti. Qui, qualche indagine a buon fine, con la punizione dei responsabili, e una linea dura sugli indennizzi potrebbero rivelarsi un buon deterrente. Ma vogliamo indignarci anche per i bordi di tutte le strade provinciali salentine diventati ricettacoli di rifiuti e materiale facilmente infiammabile per colpa soprattutto della nostra diffusa e vergognosa inciviltà? O dobbiamo rassegnarci al fatto che anche questo fa parte del pacchetto del cosiddetto “turismo esperenziale” da offrire ai nostri sempre più sconcertati visitatori? E vogliamo parlare delle tantissime rotatorie trasformate in alte e fitte boscaglie, lasciate nella più totale incuria dalle amministrazioni competenti? Facile immaginare il sottofondo lamentoso dei responsabili: non abbiamo fondi, non abbiamo personale. Alibi. Perché si sarebbero potuti anche attuare i tanti progetti di “lavori utili”, annunciati in molte occasioni dalle amministrazioni locali, da affidare ai percettori del reddito di cittadinanza. La verità è che anche stavolta c’è poco da imprecare contro lo Stato centrale o il Nord egoista che ci “ruba” i fondi. Dovremmo prendercela, invece, con noi stessi, con le nostre insipienze e incapacità, il nostro spaventoso deficit di senso civico (altro che “civismo rigeneratore della politica”, rivelatosi ormai la più grande truffa politica degli ultimi decenni). 
E allora, caro onorevole Urso, accogliamo il suo appello diretto anche a noi. “Quotidiano”, glielo assicuro, non perderà la voce, anzi proverà ad alzarla ancora di più. Perché almeno quella, la voce e la sua intonazione, non ci difetta. Ben consapevoli, tuttavia, che qualsiasi voce, nel silenzio imbarazzante del deserto istituzionale e in assenza di un autentico civismo, rischia di arrivare troppo tardi là dove le orecchie sono pronte ad ascoltare solo ciò che conviene e là dove gli occhi guardano altrove. È tutto il Salento che deve farsi sentire, ma ammettendo le sue colpe. Senza alibi, omertà e coperture. 

cs

© RIPRODUZIONE RISERVATA