Lavori da un anno e mezzo:
si scava per il microtunnel

Lavori da un anno e mezzo: si scava per il microtunnel
di Mariagrazia FASIELLO
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Martedì 9 Gennaio 2018, 10:54 - Ultimo aggiornamento: 11:04
Tap sta per Trans Adriatic Pipeline ed è il tubo che, partendo dall’Azerbaijan, dovrà trasportare fino a venti miliardi di metri cubi di gas, approdando sulla costa salentina. Il punto di approdo è a San Foca, in località San Basilio, dove è prevista la costruzione del microtunnel con cui il tubo passerà sotto la spiaggia per poi attraversare tutto il territorio di Melendugno.
Prevista poi la realizzazione di una centrale di depressurizzazione in località Masseria Capitano, a poca distanza dai territori di Vernole e Calimera, cui dovrò collegarsi la condotta progettata da Snam, un altra grande infrastruttura che attraverserà l’intera provincia fino a collegarsi alla rete nazionale del gas nel brindisino.
Collegando il Trans Anatolian Pipeline (Tanap) alla zona di confine tra Grecia e Turchia, attraverserà la Grecia settentrionale, l’Albania (dove i lavori sono già partiti due anni fa) e l’Adriatico per approdare sulla costa meridionale italiana e collegarsi alla rete nazionale a Mesagne, con il secondo progetto nelle mani di Snam.
Il gasdotto Tap si snoderà lungo 878 chilometri (di cui 550 chilometri in Grecia; 215 chilometri in Albania; 105 chilometri nell’Adriatico e 8 chilometri in Italia). Toccherà la massima altitudine a 1.800 metri tra i rilievi albanesi e la massima profondità a 820 metri sotto il livello del mare.
Una volta realizzato, costituirà il collegamento più diretto alle nuove risorse di gas dell’area del Mar Caspio, aprendo il Corridoio Meridionale del Gas, una catena del valore del gas lunga 4.000 chilometri, che si snoderà dal Mar Caspio all’Europa.
Il Comune di Melendugno, parallelamente al Movimento No Tap, porta avanti la battaglia contro il gasdotto da diversi anni: una “trincea” che continua da tempo. La società Tap, che ha ottenuto nel mese di maggio 2015 l’Autorizzazione unica del Ministero dello Sviluppo Economico, ha avviato ufficialmente i lavori nel mese di aprile 2016 fra le proteste degli attivisti e gli esposti del Comune. Fino all’ultimo e questa volta presentato da otto sindaci della zona: da qui la riapertura dell’inchiesta.
La prima attività di cantiere per la realizzazione del gasdotto ha riguardato l’espianto degli ulivi che crescono lungo il tracciato, con l’avvio di blocchi stradali da parte dei No Tap.
Negli ultimi mesi le attività di cantiere si sono intensificate aprendo una nuova stagione di proteste. Prima dell’estate gli attivisti No Tap hanno organizzato un presidio permanente nell’area nei pressi del cantiere, sgomberato mesi dopo dalla Questura con la creazione, su provvedimento del prefetto Claudio Palomba, della cosiddetta “zona rossa”: otto cancelli e una recinzione in cemento lunga più di due chilometri che impediva l’accesso all’area dei lavori e rendeva inaccessibile anche un’ampia zona cuscinetto. Libero accesso impedito anche ai giornalisti. Da qui l’organizzazione di una manifestazione il 6 dicembre scorso con una serrata dei commercianti a Melendugno e nei centri vicini. Poi, lo scorso 8 dicembre un corteo che si è snodato anche tra le vie di Lecce. Dal 13 dicembre scorso la “zona rossa” è stata smantellata. Melendugno, Vernole, Castrì, Calimera, Lizzanello, Martano, Zollino e Corigliano sono gli otto Comuni che hanno sottoscritto una richiesta di riapertura delle indagini in merito all’iter autorizzativo del gasdotto Tap e al frazionamento - per loro illegittimo - del progetto Tap Snam, il “corridoio Sud del gas”. Anche l’attività di comunicazione dei No Tap prosegue con vari incontri in giro per l’Italia.
Dal mese scorso Tap ha avviato la costruzione del pozzo di spinta, propedeutico alla realizzazione del microtunnel. Dopo alcune sanzioni da parte dei vigili urbani di Melendugno, i lavori per la realizzazione del pozzo di spinta del microtunnel sono regolarmente ripresi e al momento risultano “gettati” più della metà dei pali secanti necessari a definire il perimetro stagno del pozzo.
C’è poi il fronte delle trattative che si sono aperte nella partita dei cosiddetti ristori al tavolo nazionale che si è aggiornato più volte. Un budget triplicato: da 15 a 55 milioni di euro il plafond che Tap e Snam sono disposte a spendere nel Salento e in Puglia a titolo di “ristoro” per il territorio che accoglierà il gasdotto e la condotta di collegamento fino a Mesagne. Sul piatto 30 milioni per aprire in Puglia un centro per la decarbonizzazione che lavorerà su progetti industriali legati alle potenzialità del mercato del gas naturale liquefatto, alla produzione di biometano da differenti fonti e al sostegno di progetti di ricerca e sviluppo tecnologico. Altri 25 milioni di euro serviranno per finanziare 25 progetti d’eccellenza nati dall’ascolto del territorio e delle esigenze portate al tavolo romano da Cgil, Cisl, Uil, Confindustria e da altre 15 associazioni, tra cui Federalberghi e Cna, che hanno preso parte alla cabina di regia avviata lo scorso agosto.
Sul fronte dell’occupazione Tap e Snam stimano che per i lavori di costruzione delle due infrastrutture saranno impiegate circa 1.000 persone (di cui almeno il 50% assunte a livello locale) con un impatto sull’indotto locale di 100 milioni di euro.
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