Associazione a delinquere e riduzione schiavitù: assolti quattro imprenditori

Associazione a delinquere e riduzione schiavitù: assolti quattro imprenditori
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Sabato 21 Ottobre 2023, 10:50 - Ultimo aggiornamento: 13:29

Per la Corte d'Assise d'Appello di Taranto non ci fu riduzione in schiavitù. Assolti, anche nel processo d'appello-bis, gli imprenditori di Nardò accusati di sfruttamento dei migranti nelle campagne attorno a masseria Boncuri.

Non fu riduzione in schiavitù: assolti due imprenditori


I giudici del Tribunale di Taranto, ai quali erano stati inviati gli atti dopo l'annullamento della sentenza di assoluzione della Corte d'Assise d'Appello di Lecce da parte della Cassazione, hanno di fatto confermato quanto già stabilito dai colleghi leccesi. Dunque per il 63enne Pantaleo Latino, per il 55enne Livio Mandolfo, per il 60enne Giovanni Petrelli e per il 64enne Marcello Corvo è arrivata una nuova assoluzione: perché il fatto non sussiste riguardo l'accusa di associazione per delinquere e per non aver commesso il fatto per la contestazione di riduzione in schiavitù.

L'inchiesta

I fatti sarebbero avvenuti tra il 2008 e il 2011.

L'inchiesta, denominata Sabr e condotta dal procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone con i carabinieri del Ros, in primo grado aveva visto la Corte d'Assise infliggere 121 anni di reclusione a 13 imputati fra "caporali" ed imprenditori, condannati chi a 11 chi a 7 anni di reclusione.


Un pezzo di storia giudiziaria ed economica del Salento, caratterizzata dalle proteste dei braccianti, da vertici in Prefettura e dall'esposizione in prima persona del loro sindacalista, e bracciante anche lui, Yvan Sagnet. In secondo grado, i giudici avevano stabilito che il "fatto non sussiste" e, dunque, avevano deciso l'assoluzione dall'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù, costata in primo grado la condanna a 11 anni di reclusione per Latino, ritenuto l'imprenditore che organizzava l'arrivo, e per Mandolfo, Petrelli e Corvo. Assolti anche i sudanesi Saeed Abdellah e Meki Adem, i tunisini Aiaya Ben Bilei Akremi, Ben Abderrahma Sanbi Jaquali, Ben Mahmoud Saber Jelassi, Rouma Ben Tahar Mehdaoui e Abdelmalek Aibeche e il sudanese Nizar Tanjar. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Amilcare Tana, Luigi Cozza, Anna Sabato e Francesco Galluccio Mezio.
P.Tem.
 

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