Tre pali dell’illuminazione su 25 (come da incarico del Comune) non erano stati installati. E per questo il capo dell’Ufficio tecnico di Supersano, Claudio Sanapo, e l’imprenditore incaricato, Massimo Salvatore D’Aversa, erano finiti a processo con l’accusa di frode in pubbliche forniture e false attestazioni.
Sono stati assolti dal giudice monocratico Cinzia Vergine al termine del processo che si è concluso ieri. I fatti risalgono al 2019 e le indagini erano state condotte dalla guardia di finanza.
Le accuse
Secondo l’accusa l’imprenditore «nell’esecuzione dei lavori di cui al progetto del Comune di Supersano relativo all’installazione di pali di pubblica illuminazione», avrebbe omesso «volontariamente di installare tre dei venticinque pali di illuminazione a led, in difformità al progetto, percependo l’intero importo di 39.222 euro comprensivo di Iva, con danno al Comune per 2.694 euro». Allo stesso tempo, l’ingegnere, era accusato di aver attestato falsamente che i lavori erano stati regolarmente eseguiti, in termini di qualità quantità, prezzi e tempistica. «Fatti - era precisato - dei quali era destinato a provare la verità, mentre invece si accertava che tre dei venticinque pali non erano mai stati installati». La richiesta di rinvio a giudizio risale al 28 dicembre 2020.
Rito ordinario per entrambi: Sanapo difeso dagli avvocati Riccardo Giannuzzi e Maria Alberto Durante; Massimo Salvatore D’Aversa da Carmela Piera Palese.