Marino si barrica e ritira le dimissioni. Via i consiglieri Pd 26 per lo scioglimento

Marino si barrica e ritira le dimissioni. Via i consiglieri Pd 26 per lo scioglimento
di Simone Canettieri e Mauro Evangelisti
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Venerdì 30 Ottobre 2015, 03:46 - Ultimo aggiornamento: 10:23
La mattina, come un rockstar, firma autografi al suo popolo che gli chiede di «resistere». Di pomeriggio, alle 16.30, quando dal Nazareno trapela l'idea delle dimissioni di massa dei consiglieri, Ignazio Marino firma un altro foglio: quello del ritiro delle dimissioni. Il sindaco è di nuovo con pieni poteri, il contatore dei venti giorni è saltato, non c'è più la deadline del 2 novembre. E sfida il Pd. Vuole andare in Aula, ma a tarda notte gli arriva lo stop ci sono 26 firme, 19 del Pd, pronte a sbarrargli la strada. Scrive Marino nella lettera protocollata dagli uffici della presidente dell'assemblea Valeria Baglio: «Voglio verificare l'esistenza di una visione comune con i partiti che sostengono in Consiglio comunale l'organo di governo del Campidoglio». Che tradotto significa appunto: ci vediamo in consiglo, sarà un piacere. Intanto, spiega Marino nella lettera protocollata in cui annuncia il passo in avanti «per il sacrale rispetto che si deve alla stessa Assemblea ed alle sue prerogative, espressioni della sovrana volontà popolare, ritengo di dover sospendere le riunioni dell'organo di governo capitolino». Nella lettera fa anche mea culpa: il mio sforzo finora non è stato sufficiente per il buon governo della città, ammetto i miei errori. E ancora: «Ho dato l'impressione di non voler dialogare e di non voler condividere queste scelte con la città».



TEMPORALE

L'annuncio arriva come un fulmine a ciel sereno al Nazareno dove Matteo Orfini ha riunito i consiglieri comunali del Pd per studiare possibili scenari, sicuro che Marino non ritirerà le dimissioni. Previsione non proprio lucida. Ma che nei fatti cambia le carte in tavola e costringe il gruppo quasi all'implosione. «Più della metà di noi sono per non dimettersi da consiglieri, vogliono prima andare in Aula per ascoltare Ignazio», racconta un consigliere dem che esige l'anonimato. Perché visto il clima chi sgarra rischia di essere espulso dal partito. La mossa del cavallo è fatta. Il sindaco, ritornato in sella, si chiude con il suo staff. Anche se intanto gli frana addosso mezza giunta. In sequenza annunciano l'addio i pezzi pregiati arrivati questa estate: il vice Marco Causi, l'assessore al traffico Stefano Esposito, quello a scuola Marco Rossi Doria. Tra coloro che invece le dimissioni le daranno dopo la giunta convocata in serata ci sono Maurizio Pucci, Alfonso Sabella, Luigina Di Liegro e Giovanna Marinelli. Resta un pugno di fedelissimi. Alle 17.30, mentre al Nazareno è in corso una riunione fiume per raccogliere le firme di tutto il gruppo (19) più quelle di almeno altri sei consiglieri, il sindaco esce dal Campidoglio. E ribadisce: voglio andare in Aula. Un rischio che il Pd romano, telecomandato da Palazzo Chigi, non può permettersi. Inizia un lavorio per arrivare a 26 dimissioni.



I NOMI

«Quanto meno - incalzano i più perplessi per l'operazione tra i consiglieri comunali del Pd che devono dimettersi - evitiamo di mescolarci con coloro che stavano con Alemanno, il nostro elettorato non lo capirebbe». Ecco allora che si guarda soprattutto all'area che gravita attorno ad Alfio Marchini, subito dopo avere esaurito i consiglieri di maggioranza disponibili (Daniele Parrucci del Centro democratico e Svetlana Celli della Lista civica). Allo scouting esterno collaborano anche esponenti vicini a Renzi, in primis il sottosegretario Luca Lotti, perché l'obiettivo è disinnescare l'ordigno Marino il prima possibile. Addirittura, c'è chi sogna di portare le firme cha causeranno lo scioglimento del consiglio comunale già in serata, anche se alla fine si ripiegherà per questa mattina, all'ora di pranzo, «massimo alle 16». La sponda arriva da Alfio Marchini, che si sente precursore di questo epilogo («avevamo ragione quando ci siamo auto sospesi»). Con lui firmeranno le dimissioni anche il capogruppo Alessandro Onorato, Roberto Cantiani (Ncd) e i due fittiani, Ignazio Cozzoli e Francesca Barbato. Oggi saranno consegnate le firme che sanciscono le dimissioni di massa. Due ore dopo il prefetto Franco Gabrielli nominerà il commissario sancendo la fine dell'era Marino.