Caso Erchie, concluse le indagini: tra gli indagati anche il direttore di “LegalItria”, il sociologo della legalità

Caso Erchie, concluse le indagini: tra gli indagati anche il direttore di “LegalItria”, il sociologo della legalità
di Erasmo MARINAZZO
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 7 Febbraio 2024, 08:03

Due nuove ipotesi di concussione ed otto indagati. Fra questi anche il direttore artistico del festival letterario su ambiente e legalità “LegalItria Summer”, Leonardo Palmisano, 49 anni, di Bari, sociologo e scrittore. Chiusura delle indagini lampo quella dell’inchiesta sull’amministrazione comunale di Erchie che contesta più episodi di ingerenza della politica nelle competenze esclusive dei dirigenti. 

L'inchiesta


L’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Antonio Negro, con i sostituti Giovanni Marino e Pierpaolo Montinaro, che ha visto scegliere la via delle dimissioni prima l’assessore Vito Oronzo Bernardi, 81 anni (indagato anche per violenza sessuale), poi il sindaco Pasquale Nicolì, 69 anni, ed infine l’assessora Pamela Melechì, 40 anni.

Tutti colpiti dalle misure cautelari eseguite il 9 gennaio dai carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana e confermate la settimana scorsa dal Tribunale del Riesame, con sindaco ed assessore Bernardi ai domiciliari e Melechì con il divieto di dimora nel comune di Erchie applicato anche all’ex dirigente comunale Ciriaco Pasquale, 50 anni, di Taranto.

Due nuove ipotesi di reato


Ora nell’avviso di conclusioni delle indagini compaiono due nuove ipotesi di reato di concussione. Una è contestata all’assessora Pamela Melechì ed a Palmisano, quest’ultimo nelle vesti di legale rappresentante della cooperativa Radici Future: secondo l’impostazione accusatoria avrebbero costretto Cosima Campana, dirigente comunale dell’area Affari istituzionali, Servizi Sociali e Servizi alla Persona, a consentire a Radici Future e alla libreria Kublai di ottenere un tornaconto con l’acquisto dei libri editi dalla casa editrice di Radici Future.
Attorno alla stessa cooperativa ruota l’altra ipotesi di concussione, contestata ancora all’assessora Melechì ed anche al sindaco Nicolì: viene contestato loro di avere minacciato, anche di demansionamento, il segretario comunale Maria Chiara Sanfrancesco, per farle affidare a Radici Future la gestione della biblioteca comunale. Con l’“utilità” consistenti nell’importo di poco meno di 12.300 euro e del ritorno di immagine.


Si tratta della sola ipotesi accusatoria - è bene precisarlo - monca al momento del contraddittorio con la difesa. Diversamente da quanto è accaduto per gli altri capi di imputazione del fascicolo di 3.566 pagine della Procura, passato al vaglio del Riesame: concussione e tentata concussione, abuso d’ufficio in concorso e atti persecutori, tutti aggravati dall’aver commesso il fatto contro un pubblico ufficiale, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici in concorso, induzione indebita a dare o promettere utilità, raccolta-trasporto-abbandono incontrollato di rifiuti speciali non pericolosi e violenza sessuale aggravata dall’aver commesso il fatto contro un incaricato di pubblico servizio e dall’aver abusato di autorità e relazione d’ufficio.
Come già riportato nell’ordinanza di custodia cautelare della giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, Barbara Nestore, rispondono di abuso di ufficio e di falso i componenti della giunta comunale: il sindaco Nicolì; il vicesindaco Giuseppe Polito, 65 anni. E gli assessori Bernardi e Melechì, con Lina Ferrara, 44 anni. Il merito della vicenda è quella che vede il primo cittadino indagato anche per tentata concussione ed atti persecutori: la guerra che sarebbe stata scatenata contro il dirigente comunale dell’Area Servizi alla Città, l’ingegnere Antonio Gigli, per costringerlo ad affidare alla cooperativa Omnia Service i servizi cimiteriali per il corrispettivo di circa 15mila euro all’anno. «È l’ultima chanche per te», le parole che Nicolì avrebbe proferito. Il dirigente non cambiò orientamento ed affidò lo stesso servizio alla società Stresa, ritenendo irregolare la procedura voluta dalla politica.
Gli indagati sono difesi dagli avvocati Cosimo Lodeserto, Egidio Albanese, Francesco De Rinaldis, Cosimo Pagliara, Pasquale Fistetti, Antonio Vitulli, Aldo De Rinaldis, Ottavio Martucci e Maria Pia Vigilante. Vale la presunzione di non colpevolezza fino al pronunciamento dell’ultimo grado di giudizio.

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