Delitto di Natale a Ceglie, l'autopsia rivela la causa della morte: recisa l'arteria femorale

Delitto di Natale a Ceglie, l'autopsia rivela la causa della morte: recisa l'arteria femorale
di Maria GIOIA
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Lunedì 28 Dicembre 2015, 09:14 - Ultimo aggiornamento: 10:18

Un proiettile ha colpito il ginocchio sinistro, mandandolo in frantumi, e reciso pure l’arteria femorale, da qui l’emorragia fatale. Così è morto Giancarlo Zaccaria, il 30enne cegliese, che nel pomeriggio di Natale è stato raggiunto da un colpo di pistola alla gamba, esploso dal cognato Patrizio Laveneziana, bracciante agricolo 45enne anch’egli del posto, ora in carcere con l’accusa di omicidio preterintenzionale. L’esame autoptico sul corpo del giovane è stato eseguito sabato pomeriggio dal medico legale Antonio Carusi, su incarico del pubblico ministero del tribunale di Brindisi, Valeria Farina Valaori.

Ieri mattina il magistrato ha rilasciato il nullaosta per la celebrazione dei funerali. Dopo il rilascio delle autorizzazioni, il feretro di Zaccaria è stato trasferito dall’ospedale Perrino di Brindisi nell’abitazione dei suoi genitori in via San Lorenzo a Ceglie, nella zona periferica 167, dove c’erano ad attenderlo i genitori e i parenti, distrutti dal dolore per la perdita del proprio caro. Le esequie si svolgeranno questo pomeriggio alle 15 nella chiesa di San Lorenzo da Brindisi.
Intanto, sempre oggi Laveneziana incontrerà il gip del tribunale di Brindisi in occasione dell’udienza di convalida dell’arresto.

Il bracciante agricolo cegliese si è costituito e ha collaborato con le forze dell’ordine, ragion per cui la difesa dovrebbe chiedere, con ogni probabilità, l’attenuazione della misura cautelare in carcere, con la concessione degli arresti domiciliari.
Giancarlo Zaccaria era detenuto da tempo nel carcere di Brindisi perché stava scontando un cumulo di pene a causa di precedenti per spaccio di sostanze stupefacenti. Vista la condotta positiva in cella e la volontà di pagare il conto alla giustizia per ritornare libero e fare una nuova vita, il giovane è riuscito ad ottenere un permesso premio di tre giorni. Per questo motivo nella giornata della vigilia è tornato a Ceglie.

Era felice di riabbracciare i genitori, il figlioletto Dylan, parenti e amici. A quanto pare, a Natale tutta la sua famiglia avrebbe dovuto riunirsi a pranzo. Ma così non è stato, poiché all’appello mancavano la sorella, il marito Patrizio e i loro figli. Questa la ragione per cui, intorno alle 15, Zaccaria e un parente si sono presentati a casa della sorella, una villetta indipendente dello Iacp in via Foggia, per parlarle. Ma i due hanno iniziato a discutere dell’assistenza ai genitori e di altre questioni familiari. Nell’abitazione c’erano dei bambini.

La donna ha tentato invano di negare la presenza del marito, che invece si trovava al piano superiore. Voleva evitare ogni contatto tra il fratello e Laveneziana. Ma quest’ultimo, sentendo le urla della moglie, ha deciso di prendere la pistola calibro 38, detenuta legalmente all’interno di una cassaforte infilarla sotto la giacca e scendere le scale per affrontare il cognato. Non appena Laveneziana è comparso dinanzi a lui, Zaccaria si è scagliato contro e lo ha schiaffeggiato.

A quel punto il 45enne si è allontanato e ha sparato alla gamba sinistra. Il colpo ha raggiunto il ginocchio e reciso l’arteria femorale. Il giovane è morto intorno alle 17 nell’ospedale di Brindisi per un’inarrestabile emorragia nonostante i soccorsi ricevuti prima dall’equipe medica del 118 e poi dai medici dell’ospedale di Brindisi, mentre il cognato si trovava nella stazione dei carabinieri, dove si era costituito poco prima, consegnando anche la pistola regolarmente denunciata.