«Un quadro estremamente allarmante, un efferato omicidio commesso con particolare spregiudicatezza, in pieno giorno, in una piazza centrale del paese, molto affollata con il pericolo di coinvolgimento di terzi estranei». E infine il «rischio di una rappresaglia» che viene evidenziato nelle esigenze cautelari. Vendette incrociate che in un territorio da sempre al centro di equilibri instabili della criminalità organizzata, non si possono escludere dopo quello che è successo.
Le ragioni del fermo: oggi l'interrogatorio
Lo scrivono le pm Giovanna Cannarile (Dda) e Rosaria Petrolo nell’esplicare le ragioni per cui hanno disposto il carcere per Lucio Sarcinella, 28 anni, reo confesso dell’omicidio di Antonio Amin Afendi, 33enne, un delitto premeditato - stando alle attuali ricostruzioni dei carabinieri - avvenuto in pieno giorno, sabato scorso, a Casarano. Sono due le persone formalmente indagate. Nell’avviso di conferimento dell’incarico per l’autopsia della vittima, fissato per domani, figura anche il nome di Andrea Sabato, 27enne di Matino, colui il quale era alla guida dell’Audi A3 nera a bordo della quale è stata raggiunta piazza Petracca, a Casarano, attorno alle 11.
La confessione
Questa la narrazione offerta dal principale indagato: «Ero in macchina, insieme ad Andrea Sabato. Erano circa le 10.30. Poco dopo ho ricevuto la chiamata di mia moglie (che gli aveva riferito di aver subito minacce, in particolare il gesto, mimato, di tagliare la gola, ndr). A questo punto, non capendo più nulla, mi sono diretto insieme ad Andrea verso una campagna sita sulla via per Taurisano». Lì, a quanto riferito era nascosta una pistola pagata 400 euro e acquistata sei o sette mesi prima a Casarano. «Il mio amico - la precisazione - non era a conoscenza che io avessi la disponibilità di un’arma. Durante il tragitto ho più volte ripetuto “Basta, io questa volta lo ammazzo”». All’amico avrebbe quindi intimato: «Porta questa macchina, stai zitto, ora me la prendo pure con te». All’arrivo in piazza, avrebbe quindi richiamato l’attenzione di Afendi, che sarebbe rimasto a circa un paio di metri dall’auto. «A quel punto - aggiunge - ho aperto la portiera e mentre ero ancora seduto ho sparato un primo colpo che ha colpito Afendi che ha iniziato a barcollare, sono sceso dalla macchina e ho esploso il secondo colpo e poi ancora, dopo che lo stesso era già a terra, ho esploso il terzo».
Infine: «Sono ritornato in auto e Andrea mi ha detto “Lo sapevo io che finiva così, ti sei rovinato la vita». Poi l’abbraccio con la moglie, la telefonata ai parenti, l’arrivo in caserma con l’avvocato Viva. La pistola, che era stata nascosta in campagna, è stata ritrovata su indicazione dello stesso indagato. Oggi Sarcinella potrà ribadire la propria versione dei fatti. Domani il conferimento di incarico per l’autopsia.