Estorsione e usura, sei arresti. Ai domiciliari anche un avvocato

Estorsione e usura, sei arresti. Ai domiciliari anche un avvocato
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Mercoledì 18 Ottobre 2023, 08:27 - Ultimo aggiornamento: 12:17

Sei persone, considerate componenti di spicco del gruppo criminale Pesce-Pistillo di Andria sono state arrestate dalla polizia di Stato perché accusate a vario titolo e in concorso di estorsione, tentata estorsione e usura aggravati dal metodo mafioso e di detenzione illegale e porto in luogo pubblico di pistola. Cinque degli indagati sono stati già stati sottoposti a fermo lo scorso 29 settembre e si trovano in carcere o ai domiciliari; l'altro arrestato, posto ai domiciliari, è un avvocato di Andria, Grazia Tiziana Favullo, di 50 anni, che avrebbe fatto da tramite tra la mamma di un commerciante vittima di usura e due degli arrestati - i fratelli Oscar Davide e Gianluca Pesce - chiedendo il loro intervento per ottenere una dilazione dei pagamenti.

Le indagini

Secondo quanto accertato dalle indagini condotte dal personale del Servizio centrale operativo e delle Squadre mobili di Barletta - Andria - Trani e Bari, l'avvocato nonostante fosse «perfettamente consapevole del calibro criminale di alcuni degli arrestati», riferiscono gli investigatori, avrebbe fatto incontrare nel suo studio le vittime di usura con due degli indagati.

Incontro nel corso del quale sarebbe stata pattuita la proroga del pagamento del debito contratto e lievitato in venti giorni da 23mila a 40mila euro. Secondo gli accertamenti, coordinati dalla Dda di Bari, l'avvocato avrebbe favorito «con le sue affermazioni, la definizione dell'accordo divenuto estorsivo, attribuendosene addirittura i meriti e affermando di aver 'chiuso l'operazionè», sottoponendo a «pressione psicologica la vittima». Soldi che i fratelli Pesce pretendevano anche dai familiari delle loro presunte vittime, che convincevano con minacce e violente aggressioni.

Il ruolo dell'avvocatessa

Avrebbe non solo «dimostrato di intrattenere rapporti quanto meno "ambigui" con soggetti di spicco della criminalità andriese, mostrando piena adesione alle illecite modalità di agire» ma anche di condividerne «le regole dell'omertà». È quanto si legge nella ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale di Bari Anna Perrelli, che ha posto agli arresti domiciliari Grazia Tiziana Favullo, 50enne avvocatessa andriese, coinvolta nell'inchiesta coordinata dalla Dda di Bari. In carcere sono finiti i fratelli Oscar Davide e Gianluca Pesce, di 34 e 36 anni, Michela Altomare Caldarone, di 28, Giuseppe Loconte, di 21, e Nicolas Nicolamarino, di 31 anni. Le accuse, a vario titolo, sono estorsione, tentata estorsione e usura aggravate dal metodo mafioso, e di detenzione illegale e porto illegale di pistola. Secondo quanto si legge nel provvedimento del gip, l'avvocatessa avrebbe «agevolato la consumazione del reato contribuendo, con la sua opera di mediazione, non solo alla pressione morale e alla coazione psicologica nei confronti delle vittime ma soprattutto alla realizzazione del profitto illecito in favore degli indagati». Favullo avrebbe fatto da tramite tra la mamma di un commerciante di Andria vittima di usura e due degli arrestati- i fratelli Pesce- chiedendo il loro intervento per ottenere una dilazione dei pagamenti per un debito contratto a fronte di un prestito da 23mila e poi passato a 40mila euro. «I soldi li deve dare, non esiste proprio», dice la professionista parlando con uno degli arrestati. «I soldi li devono avere perché quando tu vai a bussare, li devi dare i soldi, c'è poco da fare perché è così. Sei andato a rompere al cristiano?» i soldi «li deve dare e gli deve dare pure il regalo alla fine», le parole che la professionista rivolge alla madre della presunta vittima di usura e intercettate dagli agenti della Squadra mobile di Bari e Bat. Per gli inquirenti, il ruolo della professionista «si è in concreto tradotto in un indispensabile ponte tra la persona offesa e gli estorsori con il deliberato proposito di far sì che la stessa soddisfacesse le illegittime pretese degli estorsori». Nel corso della stessa conversazione intercettata, Favullo evidenzia che la cosa «importante» è che «il mio nome non esca» come «il nome delle persone che stiamo andando (...) non deve uscire nella maniera più assoluta». L'avvocatessa inoltre, avrebbe «rassicurato i fratelli Pesce in merito alla vendita della casa» della presunta vittima «accelerandone la relativa procedura» di vendita «in vista della scadenza» stabilita per la restituzione dei soldi prestati dai presunti usurai. La consegna dei 40mila euro ai fratelli Pesce avviene nello studio dell'avvocatessa che chiosa l'accaduto dicendo «ho chiuso questa operazione».

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