Bari, il bilancio del 2023: dalla A sfiorata all'anonimato in B. È successo di tutto

Bari, il bilancio del 2023: dalla A sfiorata all'anonimato in B. È successo di tutto
di Antonio BELLACICCO
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Domenica 31 Dicembre 2023, 09:43 - Ultimo aggiornamento: 1 Gennaio, 22:05

Un'altalena di emozioni. Un vortice in cui c'è stato praticamente tutto. Il 2023 del Bari è stato questo. Un anno solare segnato da una data che rimarrà indelebile nella storia del club: l'11 giugno. C'è un prima e c'è un dopo. Sembrano due epoche diverse, segnate da quel giorno. Uno spartiacque. Qualcosa che finisce, qualcos'altro che inizia. La pioggia del San Nicola dopo la rete di Pavoletti che sembra un segno del destino, le lacrime degli oltre 60.000 e la Serie A che sfuma per una manciata di minuti. Sembrava tutto scritto per il ritorno del Bari nella massima serie, così non è stato. Quello che doveva essere un punto di partenza per costruire, si è trasformato in un punto di arrivo. L'11 giugno è stato il punto più alto dell'altalena biancorossa, che poi è scesa inesorabilmente. Da cui è sceso qualche mese dopo uno dei protagonisti più importanti, Michele Mignani. È cambiato praticamente tutto. L'entusiasmo si è trasformato in contestazione e il sogno accarezzato si è trasformato nell'incubo di metà classifica di questa stagione. La «squadra-ascensore», così come è stata ribattezzata negli anni, ha rappresentato alla perfezione il suo cammino: su al massimo, poi tutto d'un tratto giù. «Un mix di emozioni», lo ha definito Valerio Di Cesare. In fondo, è così. I primi sei mesi del 2023 sono stati praticamente perfetti, fino a quella maledetta finale play-off. Un Bari bello, capace di imporre il proprio gioco su ogni campo e un entusiasmo che a Bari non si respirava da anni. Tantissima gente sugli spalti del San Nicola, altrettanta in trasferta in ogni stadio in Italia al seguito dei ragazzi di Mignani. Un rapporto simbiotico tra squadra e città che ha ricordato quello della «Meravigliosa stagione fallimentare» e che ha fatto riavvicinare i giovani tifosi biancorossi. Tutto prima dell'estate e dell'inizio di questa stagione. Come se tutto l'amore si fosse trasformato. Come se il troppo fosse diventato in un attimo troppo poco. È il rischio di quando si sfiora il Paradiso con un dito. Come è successo al Bari, a Mignani e a Polito. Fare meglio è quasi impossibile, fare peggio è quasi scontato. Con un finale quasi scritto: deteriorare un rapporto che sembrava idilliaco. Detto, fatto. Con l'estate a far da snodo cruciale di questo indigesto cambio di prospettiva: si sarebbe potuto ripartire dalla rosa che aveva sfiorato una clamorosa seconda promozione consecutiva o, in alternativa, si sarebbe potuto optare per una rivoluzione totale, una scelta radicale ma sensata dopo la mazzata psicologica della finale playoff persa. Invece, alla fine, si è propenso per un'insipida soluzione a metà: sono rimasti alcuni degli attori della magica annata 2022/2023 - veterani come Di Cesare, Maita e Ricci e belle scoperte come Vicari, Dorval e Morachioli ad esempio -, sono andate via al contempo però praticamente tutte le stelle principali, da Seba Esposito a Benedetti e Folorunsho (con riferimento ai calciatori approdati nel capoluogo pugliese con la formula del prestito), da Cheddira a Caprile e Antenucci (i primi due ceduti in A, il terzo - in scadenza di contratto - accasatosi in C).
Il dramma dell'11 giugno, così facendo, non è stato cancellato, l'armonia e gli equilibri interni a un gruppo che aveva dimostrato di poter scalare le montagne a difesa dei colori biancorossi invece sì. Il tutto, condito da un budget messo a disposizione di Polito non adeguato per un club della caratura del Bari dei De Laurentiis e da scelte di difficile comprensione sul mercato. Il risultato? Inevitabilmente da dimenticare. Con i volti nuovi quasi del tutto incapaci di incidere, con l'eccezione di Sibilli e a tratti di Brenno, e con le sole quattro vittorie conquistate nel campionato attualmente in corso a riassumere perfettamente le difficoltà incontrate dalla squadra: troppi pareggi, troppa fragilità mentale, troppa sterilità offensiva, prima con Mignani e dopo anche con Marino, suo successore sulla panchina biancorossa dopo il segno X di Reggio Emilia dell'inizio dello scorso ottobre.

La classifica oggi

La classifica parla di una decima posizione condivisa con Sampdoria e Reggiana e soprattutto di una zona playout più vicina di quella playoff (+3 dalla prima, -5 dalla seconda).

Se non c'è da preoccuparsi, insomma, poco ci manca. Un esito troppo pesante per una piazza e per una tifoseria che di sofferenze nel nuovo millennio ne hanno vissute già in quantità industriale. L'augurio per il 2024 è quello di un cambio di rotta immediato; tanto, se non tutto, dipenderà dal mercato di gennaio. Vietato sbagliare ancora se si vorrà dimostrare di aver imparato dai propri errori.

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