La "Schindler's list" degli ortaggi
19 specie pugliesi da salvare/commenta

La "Schindler's list" degli ortaggi 19 specie pugliesi da salvare/commenta
di Paola ANCORA
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Mercoledì 12 Febbraio 2014, 18:32 - Ultimo aggiornamento: 18:39
LECCE - Salvate il soldato “mgnulu”. Cio quel saporito ortaggio che l'antica terra salentina ha custodito fino ai giorni nostri e che rischia, ahim, di sparire. Insieme alle tradizioni, culinarie e agricole, che ne hanno accompagnato la storia. Per questo, per salvare 19 specie di ortaggi e frutti pugliesi in pericolo di estinzione nato il progetto “Biodiverso”, finanziato con due milioni di euro del Piano di sviluppo rurale della Puglia. Il progetto coinvolge le Università del Salento, di Bari - il Dipartimento di Scienze agro-ambientali e territoriali barese ne è capofila -, di Foggia e l’Istituto di bioscienze e biorisorse del Cnr. E poi decine di aziende agricole e vivaistiche che, insieme alla società Eco-logica, specializzata in ingegneria ambientale e in progetti di frontiera nel campo della sostenibilità, studiano quale “salvagente” lanciare ai meloni di Gallipoli e di Morciano, alla carota giallo-viola di Polignano, ai “mùgnuli” appunto (una sorta di cavolo riccio tipicamente salentina), al pomodorino di Manduria e alla cipolla rossa di Acquaviva. E ancora.



Nel paniere dei prodotti agricoli dai quali dipende il futuro della nostra biodiversità ci sono anche la carota di Tiggiano, la “batata” (sì, con la b e non la p) leccese, la cicoria brindisina e sua “cugina”, la cicoria otrantina. Tesori preziosissimi, per la tavola e la Scienza, bontà che molti dei palati 2.0 nemmeno conoscono e il cui futuro dipende anche dai quindici soggetti scientifici e tecnici, riuniti in un'associazione temporanea di scopo – che prende il nome dal progetto, “Biodiverso” - decisi a mantenerne viva la coltivazione. La loro strategia d'azione affonda le radici nella tradizione agricola più antica, da rivalutare e rileggere in chiave moderna, e si impone il raggiungimento degli obiettivi previsti dal trattato internazionale sulle risorse genetiche vegetali per l’alimentazione e l’agricoltura (RGV). Cioè la conservazione della biodiversità. Perché è dimostrato che gli ecosistemi capaci di ospitare un maggior numero di specie si conservano meglio. Per questo sono nati i “custodi”, cioè sparuti gruppi di agricoltori pugliesi impegnati a salvare ciò che le grandi industrie agricole hanno scartato, per motivi commerciali e logistici. Quelle coltivazioni di nicchia, tipicità del territorio e festa della tavola, meno remunerative ma più "ricche" di potenzialità e di passato, che nessuno vuole o ricorda più.



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