«La funeral home vicino a casa nostra non la vogliamo». E il Tar la chiude

La casa funeraria resterà chiusa
La casa funeraria resterà chiusa
di Francesco OCCHIBIANCO
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Mercoledì 2 Giugno 2021, 05:00

Quell'impresa di onoranze funebri qui, vicino alle nostre case, non può stare. E così fino al 23 febbraio del prossimo anno la “Casa funeraria” ubicata al civico 20 C e D di viale Di Vittorio a Grottaglie, nel pieno centro cittadino, resterà chiusa.

La vicenda

Questo è quanto ha stabilito una sentenza del Tar di Lecce, che ha accolto l’esposto presentato da alcuni residenti, i quali, per bocca dei loro avvocati, chiedevano perché fosse stata concessa (da parte del Comune e dell’Asl) l’autorizzazione a questo tipo di attività in una “zona B1” prevalentemente residenziale. Perché fino al 9 marzo scorso, data dell’apertura della funeral home, nessun cartello pubblicizzava la destinazione d’uso di tale struttura? Perché non è stato coinvolto il consiglio comunale, che avrebbe potuto e dovuto pronunciarsi su un tema così delicato? Sono soltanto alcune delle domande che questi cittadini, tramite i loro legali, si pongono, appellandosi ad una legge regionale che disciplina la materia. Così la “Casa funeraria” dell’agenzia di Claudio Tilli (i cui primi lavori risalirebbero al 2017) è diventata un vero e proprio “caso”. Sul sito internet dell’agenzia è descritto il servizio offerto che «può essere personalizzato, secondo le richieste della famiglia»; previsti anche «brani musicali in stanza o nella sala del commiato, lettura di discorsi o poesie». Quali sono i vantaggi della “Casa funeraria”, che (quando era aperta) rispettava un orario continuato dalle 8 alle 13 e dalle 15 alle 19? «Le strutture sanitarie pubbliche», si legge nel battage pubblicitario, «offrono orari limitati per la visita e spesso gli ambienti non sono consoni al momento difficile che si sta vivendo. Ospedali e cliniche sono luoghi di cura e i loro obitori non hanno la riservatezza e l’intimità che le famiglie necessitano. Dotata di un sistema di videosorveglianza 24 ore su 24, la nostra struttura mette a disposizione spazi appositamente creati per far sentire la famiglia come a casa propria e rispetta le normative igienico-sanitarie di trattamento della salma».

Ma i residenti di viale Di Vittorio non ne vogliono sapere e oltre agli scongiuri per farla sloggiare hanno adito le vie legali. I disagi lamentati sono i seguenti: il continuo andirivieni dei vespilloni, il silenzio “tombale” che sarebbero costretti a serbare per non infastidire il riposo eterno del defunto e il “refrigerium” dei parenti, la “tanatofobia” causata dal “memento mori”, ossia dalla continua ed angosciosa “visione” escatologica di necrofori e feretri.

Non ultimo, c’è anche l’aspetto venale: l’eventuale deprezzamento dei loro immobili a causa di questa “ingombrante” vicinanza. Con l’ordinanza numero 317 pubblicata il 28 maggio scorso il Tar di Lecce ha dunque sospeso “cautelarmente” l’attività della “Casa funeraria”. Ad esporre le ragioni dei residenti sono i legali Ciro De Angelis e Mario Presta. L’avvocato De Angelis parte da un’argomentazione cogente: «La via in questione è una zona prettamente residenziale e questa “Casa funeraria” incide in maniera importante sulle condizioni di vita quotidiana dei cittadini residenti, legittimati ad agire in base al criterio della “vicinitas”. Le “Case funerarie” sono un fenomeno tipicamente americano, che da qualche anno si va diffondendo anche in Italia; sono strutture dove accogliere e vegliare le salme dei propri cari, in attesa del funerale. Secondo quanto riconosciuto dal Tar di Lecce l’attività “non appare compatibile con la destinazione residenziale “B1” e l’esercizio di una sala del commiato non sembra potersi ritenere attività commerciale, rientrando tra le attività cimiteriali”». Per il momento la “tesi” dei ricorrenti è stata accolta. Per la discussione nel “merito” bisognerà, però, attendere il 23 febbraio 2022.

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