Quell'impresa di onoranze funebri qui, vicino alle nostre case, non può stare. E così fino al 23 febbraio del prossimo anno la “Casa funeraria” ubicata al civico 20 C e D di viale Di Vittorio a Grottaglie, nel pieno centro cittadino, resterà chiusa.
La vicenda
Questo è quanto ha stabilito una sentenza del Tar di Lecce, che ha accolto l’esposto presentato da alcuni residenti, i quali, per bocca dei loro avvocati, chiedevano perché fosse stata concessa (da parte del Comune e dell’Asl) l’autorizzazione a questo tipo di attività in una “zona B1” prevalentemente residenziale. Perché fino al 9 marzo scorso, data dell’apertura della funeral home, nessun cartello pubblicizzava la destinazione d’uso di tale struttura? Perché non è stato coinvolto il consiglio comunale, che avrebbe potuto e dovuto pronunciarsi su un tema così delicato? Sono soltanto alcune delle domande che questi cittadini, tramite i loro legali, si pongono, appellandosi ad una legge regionale che disciplina la materia. Così la “Casa funeraria” dell’agenzia di Claudio Tilli (i cui primi lavori risalirebbero al 2017) è diventata un vero e proprio “caso”. Sul sito internet dell’agenzia è descritto il servizio offerto che «può essere personalizzato, secondo le richieste della famiglia»; previsti anche «brani musicali in stanza o nella sala del commiato, lettura di discorsi o poesie». Quali sono i vantaggi della “Casa funeraria”, che (quando era aperta) rispettava un orario continuato dalle 8 alle 13 e dalle 15 alle 19? «Le strutture sanitarie pubbliche», si legge nel battage pubblicitario, «offrono orari limitati per la visita e spesso gli ambienti non sono consoni al momento difficile che si sta vivendo. Ospedali e cliniche sono luoghi di cura e i loro obitori non hanno la riservatezza e l’intimità che le famiglie necessitano. Dotata di un sistema di videosorveglianza 24 ore su 24, la nostra struttura mette a disposizione spazi appositamente creati per far sentire la famiglia come a casa propria e rispetta le normative igienico-sanitarie di trattamento della salma».
Ma i residenti di viale Di Vittorio non ne vogliono sapere e oltre agli scongiuri per farla sloggiare hanno adito le vie legali. I disagi lamentati sono i seguenti: il continuo andirivieni dei vespilloni, il silenzio “tombale” che sarebbero costretti a serbare per non infastidire il riposo eterno del defunto e il “refrigerium” dei parenti, la “tanatofobia” causata dal “memento mori”, ossia dalla continua ed angosciosa “visione” escatologica di necrofori e feretri.