Corvino a ruota libera: "In arrivo altri Gonzalez. La salvezza? C'è tanto da fare"

Pantaleo Corvino
Pantaleo Corvino
di Lino DE LORENZIS
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Mercoledì 22 Febbraio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 18:32

Direttore Corvino, a due anni e mezzo dal suo ritorno al Lecce la Primavera giallorossa ha già ottenuto una promozione in Primavera 1 e una salvezza. Ed in più, in questa stagione, è capolista solitaria. Si aspettava questi risultati in così poco tempo?
«Quindici anni fa avevo lasciato il Lecce fresco vincitore dello scudetto Primavera e al mio ritorno, due anni e mezzo fa, l’ho ritrovato in Primavera 2. Per avviare un nuovo ciclo servivano programmazione, tempo ma soprattutto una metodica di gestione che, pur avendo già dato tanti frutti in passato, si può sempre migliorare. Siamo ripartiti anche attraverso la scelta degli uomini. Vede, a volte è necessario anche rinunciare ad un calciatore pur di dare la possibilità ai ragazzi di poter godere di un apparato organizzativo di livello, di strutture, di attrezzature. E noi in questo senso abbiamo fatto un lavoro straordinario e, devo essere sincero, non è stato un esercizio facile. Perché farlo con risorse limitate rispetto alla maggiore disponibilità dei grandi club che partecipano al campionato Primavera 1 è veramente qualcosa che ti impegna tantissimo. Essere oggi in testa alla classifica del torneo significa aver intrapreso la strada giusta».

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Dove può arrivare questa Primavera?
«Il risultato numerico è senza dubbio indicativo perché ti fa capire che stai sulla strada giusta. Però l’obiettivo primario della Primavera è quello di portare risorse tecniche alla Prima squadra. E devo essere sincero: se già dopo due anni e mezzo di lavoro possiamo vantare un 2002 come Gonzalez, titolare in serie A allora vuol dire che stiamo facendo bene e questo ci rende orgogliosi».
Pensa ci siano altri Gonzalez in rampa di lancio?
«Sì, in questo momento riusciamo a intravedere più di un altro Gonzalez nella nostra Primavera. Del resto, il nostro lavoro, che inizia tutti i giorni alle 8 del mattino per finire la sera a tarda ora, è mirato proprio a questo. Cercare di accelerare i tempi perché solo così possiamo cercare di metterci alla pari con gli altri. I vivai vanno coltivati per anni e anni, non ci devono essere pause».
La formazione titolare della Primavera del Lecce è composta da undici calciatori stranieri e questo le è costato anche qualche critica...
«Non mi va di essere tacciato per quello che non sono e non sono mai stato. È una bruttura. Evidentemente non si va a fondo sul tema, bisognerebbe analizzare accuramente la situazione prima di emettere giudizi affrettati. Il compito di una Primavera è quello di fungere da serbatoio naturale per la Prima squadra. Qualcuno forse pensa che se avessimo trovato qualità importanti sul territorio saremmo stati così ottusi da non saperle coglierle al volo? No, nella maniera più assoluta. Tra l’altro, potremmo essere facilmente smentiti se in giro per l’Italia ci fossero ragazzi salentini esplosi in altre realtà. Ma sinceramente negli ultimi due anni e mezzo non ho visto calciatori del nostro territorio che si sono imposti altrove. Andare a trovare delle risorse tecniche importanti - a bassi costi - al di fuori dei confini nazionali non può essere un demerito di chi opera. Questo è davvero insopportabile».
Il Lecce come può contribuire alla crescita dei ragazzi del territorio?
«Vorrei prima fare una premessa poiché un mio concetto, di recente, è stato travisato. Io non vado a giudicare quello che fanno gli altri perché ognuno fa quello che può e con i mezzi e con le risorse di cui dispone. Io ho accusato il Lecce e non le società del territorio, in buona sostanza mi sono autoaccusato perché ho detto che il Lecce non ha la capacità di poter fare di più di quello che fa a livello di settore giovanile per mancanza di strutture. In tutte le mie esperienze calcistiche, compresa quella precedente con il Lecce, ho sempre prodotto risultati. Se una parte delle somme incassate dalla vendita dei ragazzi cresciuti nel settore giovanile fosse stata investita in strutture ora staremmo a parlare d’altro. Per tornare alla sua domanda posso dire che il calcio è in continua evoluzione. In passato nessun club veniva a prendere i ragazzi di 12, 13 o 14 anni come ai vari Moriero, Conte, Garzya e tanti altri. Negli anni successivi è stato ancora più difficile riuscire a mantenere i vari Pellè, Camisa, Esposito, Vicedomini, Rullo, Rosati. Adesso è diventato più difficile perché il Lecce in questi quindici anni, a livello giovanile, ha perso di credibilità mentre prima potevamo esibire sette titoli italiani ed eravamo quindi più appetibili. Vi confido che per me negli ultimi due anni e mezzo è stato difficile convincere la gente ad accettare il Lecce. Per questo stiamo lavorando sodo per tornare ad avere la credibilità di un tempo: è ciò che spinge un giovane del territorio a non andare via perché sogna nuovamente di indossare la maglia giallorossa, sapendo che qui ci sono delle prospettive importanti. E anche a livello nazionale cambia tutto perché anche il Lecce può permettersi di andare in altre regioni d’Italia con l’obiettivo di prendere ragazzi tra i 12 e i 14 anni».
Certo, se in futuro il Lecce potesse disporre anche di strutture sarebbe molto meglio.
«Guardi, mi piace essere sincero. Io non posso andare a chiedere alla mia proprietà di fare delle strutture per ospitare l’attività del settore giovanile. Dobbiamo essere capaci di crearcele attraverso l’autofinanziamento. Ciò può essere fatto solo in un modo, creando risorse tecniche che poi diventeranno risorse economiche da utilizzare, in parte, per dar vita a strutture. Posso dire che in futuro farò di tutto per dare al Lecce anche una sua Scuola calcio in cui formare i calciatori del futuro».
Se la Primavera vola, la Prima squadra fa faville in serie A: è sorpreso?
«Vale lo stesso discorso fatto per la Primavera. Abbiamo ripreso il Lecce dopo la retrocessione in serie B, siamo ripartiti e con Stefano Trinchera abbiamo tracciato una strada ben chiara. Oggi ci ritroviamo in A con 27 punti già conquistati a febbraio pur avendo la squadra più giovane del campionato. Non l’abbiamo fatto con risorse illimitate, come magari accade altrove, ma sapendo che la nostra società ha dei limiti derivanti in buona sostanza dalle difficoltà post pandemia. Per questo motivo il nostro è stato un mercato delle idee, portato avanti con un monte ingaggi di 16 milioni di euro lordi tra Prima squadra e Primavera. Chiaramente siamo andati incontro a dei rischi avendo scelto di operare su mercati alternativi. Con Stefano abbiamo affrontato un impegno notevole per soddisfare le esigenze non solo della società ma anche di una tifoseria che non vorremmo mai deludere essendo pure noi figli di questa terra».
Direttore, 27 punti in classifica a 15 giornate dalla fine, +10 sulla terz’ultima: si sente al sicuro?
«Per niente, se mi sentissi al sicuro non verrei ad aprire la sede tutti i giorni alle 8 del mattino, verrei un po’ più tardi. Per me i numeri sono importanti e se vado a vedere la classifica dello scorso campionato di serie A, alla 23ª giornata, mi accorgo che la Salernitana aveva 10 punti e il Cagliari 20, esattamente il doppio.

E come sappiamo, alla fine è retrocesso il Cagliari».

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