L’Europa League e basta. Fuori dalla corsa Champions, Fonseca vive ormai per la coppa di consolazione. Quella di oggi, da conquistare con il piazzamento in campionato, e l’altra di agosto, dove ripartirà dal match secco degli ottavi contro il Siviglia. Lontano da Gasperini e dall’Atalanta, con il 4° posto distante 15 punti (anzi 16), e raggiunto da Gattuso e dal Napoli, con i giallorossi ancora al 5° grazie alla favorevole differenza reti (i partenopei, avendo vinto la Coppa Italia, sono già qualificati per la prossima edizione del torneo continentale), il portoghese si deve guardare alle spalle: il Milan è a -2, ha il vantaggio degli scontri diretti, e Pioli, prima di andarsene, in caso di sorpasso lascerebbe il fastidio dei preliminari proprio a Paulo. Che, inutile continuare a far finta di niente, è in tilt. Irriconoscibile. Anche per chi, avendolo sempre sostenuto da Boston o nella Capitale, comincia ad avere qualche dubbio sulla sua gestione. Dire che sia in bilico o in pericolo è esagerato, ma la sua posizione non è più solida fino a qualche giorno fa. Il tweet di Pallotta, piombato d’incanto sabato alla vigilia della gara al San Paolo, non è sufficiente a mettere al riparo l’allenatore dall’imprevisto ribaltone. La panchina sarà, comunque, sotto osservazione nelle partite di mercoledì, all’Olimpico contro il Parma, e di sabato, trasferta di Brescia. La Roma deve ripartire dopo i 3 ko consecutivi (sono 12 le sconfitte in 40 partite stagionali, 10 su 30 in serie A e 8 nelle 13 del 2020), il rendimento nel nuovo anno e soprattutto dopo la pausa di 115 giorni è da zona retrocessione.
SOLUZIONE TAMPONE
Trigoria o viale Tolstoj, è uguale: la linea è la stessa. Qui nessuno vuole prendere in considerazione il cambio in corsa. Ingaggiare il 9° tecnico in 9 stagioni dell’éra Usa inciderebbe anche sulla trattativa che Pallotta, in prima persona, sta portando avanti da qualche settimana (dopo il no all’offerta al ribasso di Friedkin: 575 milioni). Il presidente, e quindi la proprietà, non si può certo impegnare con tecnici ingombranti. Non sarebbe corretto. Se proprio bisogna intervenire, verrebbe promosso a tempo Alberto De Rossi. Perché chi entra come nuovo proprietario deve essere libero di scegliere, dall’allenatore al ds. Ecco perché dalla Capitale spingono il presidente, fino a qualche settimana fa deciso a prendere tempo, a certificare l’avvicendamento prima del via del prossimo campionato, cioè tra fine agosto ed inizio settembre: il bostoniano è in contatto con una cordata uruguayana (gruppo di imprenditori del Sudamerica), ma tiene alto il prezzo. Chiede più di 600 milioni. L’unica proposta concreta, e supportata dalla due diligence completata, rimane quella di Friedkin, come sa bene Pallotta. E anche Fonseca sa che cosa lo aspetta.
DOPPIA CHANCE
Paulo deve pensare al risultato. Sia con il Parma che con il Brescia. I preliminari di Europa League sono meno scomodi del solito: appuntamento il 22/23 settembre, 10 giorni dopo l’inizio della serie A. Meglio, però, evitarli, rispondendo all’assalto del Milan. Il Verona, con 6 punti di ritardo, non dovrebbe preoccupare il portoghese che, pur dovendo fare punti in campionato per mettere in sicurezza la panchina e il piazzamento, lavorerà in queste ultime 8 partite per essere protagonista ad agosto nella fase finale del torneo continentale. Basta pensare a Zaniolo che, assente da 175 giorni e in rodaggio, è stato schierato al minuto 21 della ripresa sul punteggio di 1-1 e quindi con la partita ancora aperta. Solo 2 minuti prima Gattuso aveva inserito Mertens, miglior marcatore della storia del Napoli. Fonseca guarda soprattutto al domani. Anche se del presente non ha certezza.
Roma, il futuro di Fonseca dipende dall'Europa League
di Ugo Trani
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Martedì 7 Luglio 2020, 09:30
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